Ogni anno, il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell'Olocausto. La ricorrenza è stata stabilita nel novembre 2005 durante la 42ª riunione plenaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite con una risoluzione che fu preceduta da una sessione speciale, tenuta a gennaio dello stesso anno, durante la quale venne celebrato il sessantesimo anniversario della liberazione dai campi di concentramento nazisti.

La data simbolica del 27 gennaio è stata scelta perché proprio in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, che da est avanzavano verso la Germania, liberarono il campo di concentramento polacco di Auschwitz (Oświęcim).

Come dobbiamo commentare la giornata della memoria? Come un atto dovuto, perché è necessario ricordare, ogni anno, quanto di terribile accadde durante la seconda guerra mondiale e negli anni che la precedettero nei confronti degli ebrei e di altre minoranze. Perché la memoria dell'olocausto rimanga impressa anche nelle generazioni future. Perché quanto accaduto in passato non si ripeta.

Anche se non pare che ciò avvenga. Non sto parlando di campi di sterminio e di esecuzioni di massa, ma dei fatti che precedettero l'olocausto. In Germania prima e in Italia qualche tempo dopo, gli ebrei vennero per legge "catalogati" come cittadini inferiori senza diritti o quasi, cittadini a cui era negato ciò che ai loro connazionali era concesso. La giornata della memoria dovrebbe ricordarci anche questo e ne è conferma ciò che in questi giorni si è letto ed è stato trasmesso sui media in relazione alle leggi razziali in Italia, volute dal fascismo nel 1938.

Una precisazione non tanto banale e inutile, considerato il periodo storico attuale ed il revisionismo che lo caratterizza, anche in Italia, dove il "duce" viene descritto da alcuni come uno statista illuminato che ha commesso due gravi errori: entrare in guerra e imporre le leggi razziali. Ed i politici che supportano tali assurdità storiche sono tra coloro che si candidano a governare l'Italia, avendo pure reali possibilità di farlo!

Per questo, il presidente della Repubblica Mattarella, silente e pilatesco in altre occasioni, ha opportunamente posto l'accento sul problema con la nomina a senatrice a vita di Liliana Segre, deportata ad Auschwitz, una dei pochi bambini italiani sopravvissuti ai campi di sterminio e da anni testimone di quegli orrori.

Nel corso degli anni abbiamo assistito al segregazionismo negli Stati Uniti e all'apartheid in Sud Africa. Sicuri che quelle situazioni fossero tanto diverse da ciò che in Germania, in Austria e in Italia prima della guerra veniva fatto agli ebrei? E quante situazioni analoghe vi sono state, magari in forma ridotta, in altre parti del mondo? E quante ve ne sono adesso?

Una non può certo non essere evidente e riguarda il regime di apartheid che lo Stato ebraico di Israele ha messo in atto da anni nei confronti del popolo palestinese. Dopo averlo scacciato dalle loro case e dalle loro terre, gli ebrei divenuti israeliani hanno proseguito nel loro disegno di conquista della Palestina occupandone anche il territorio dove i palestinesi si erano rifugiati: Gerusalemme Est, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

Gli israeliani considerano gli arabi israeliani come cittadini di serie b con leggi che ne tutelano in maniera diversa i diritti e lo stesso avviene per i palestinesi che vivono nei territori occupati, che vengono scacciati dalle loro case e vengono depredati delle risorse per condurre una vita pur vagamente dignitosa... quando addirittura non vengono assassinati a bruciapelo per aver osato ribellarsi al giogo militare israeliano.

Agli ebrei che ebbero la disgrazia di vivere in Europa tra gi anni '30 e '40 del secolo scorso venne rubata la vita, ad alcuni in parte, a molti per sempre. Ed in questi giorni è stata spesso ripetuta la domanda relativa al perché, al tempo, nessuno denunciò in maniera forte e decisa quanto stava accadendo? Perché, ad esempio, le leggi razziali non provocarono maggiore indignazione tra coloro che erano antifascisti?

Domande lecite. E visto che la giornata della memoria serve a non ripetere gli errori del passato, perché non dovremmo dunque ricordare che gli ebrei di oggi fanno ai palestinesi quello che era stato fatto in passato dai nazifascisti ai loro genitori, ai loro nonni? Tanto difficile rendersene conto? E la comunità internazionale deve continuare a permetterlo per poi dolersene in futuro? Perché non iniziare a fare qualcosa fin da adesso? Proprio perché la memoria serva effettivamente a non ripetere gli errori fatti in passato.