Il voto che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avrebbe dovuto esprimere ieri sulla risoluzione per fermare il conflitto in atto a Gaza è stato rimandato a questo martedì.
Una notizia negativa? Forse l'esatto contrario. Infatti, "sembrerebbe" che gli americani si sarebbero finalmente convinti che il genocidio in atto a Gaza (da parte degli israeliani) non sarebbe più sostenibile con nessuna delle miserevoli scuse finora prodotte e adesso la diplomazia sarebbe al lavoro per trovare la terminologia adatta per fermarlo e, allo stesso tempo, salvare la faccia all'amministrazione Biden, in modo da rendere adesso logico e sostenibile (lo stop al massacro nella Striscia) ciò che era logico e sostenibile già da settimane!
Nella bozza di risoluzione si riconosce che i civili a Gaza non hanno accesso a cibo, acqua, servizi igienico-sanitari, elettricità, telecomunicazioni e servizi medici sufficienti essenziali per la loro sopravvivenza e si chiede alle parti in conflitto (Hamas e Israele) di adempiere ai propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e di consentire la fornitura immediata, sicura e senza ostacoli di assistenza umanitaria su larga scala direttamente alla popolazione civile palestinese in tutta la Striscia. Le Nazioni Unite avranno poi il compito di monitorare tutta la distribuzione degli aiuti.
Inoltre, viene ribadita la richiesta di protezione dei civili e delle infrastrutture critiche per la loro sopravvivenza, compresi ospedali, scuole, luoghi di culto e strutture dell'UNRWA, oltre al rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri detenuti da Hamas.
Lo "stralunato" Biden, o chi per lui viste le sue condizioni, aveva ritenuto il genocidio a Gaza una delle tante guerre che gli Stati Uniti hanno sostenuto nel corso degli anni in giro per il mondo e aveva pensato che 20mila cadaveri in più o in meno non avrebbero fatto alcuna differenza. Stavolta, però, non è così e ad opporsi alle sue assassine scelte politiche sono più della metà degli americani e gran parte suoi "ex" elettori. Stiamo parlando di una nazione dei cui quasi 300 milioni di abitanti una buona parte non sa dove si trovi l'Italia, quale sia la sua capitale e cose simili... Figuriamoci quale possa essere il grado di consapevolezza sulla questione palestinese dal 1948 ad oggi... ma nonostante ciò...
Intanto, il conflitto procede in tutta la sua violenza, con i bombardamenti israeliani che continuano a mietere nuove vittime, come conferma anche l'attacco di queste ore ad un edifico nel quartiere Remal di Gaza City, che ha causato l'ennesima carneficina tra i palestinesi. È ora di 19.667 il numero dei morti, di cui 7.729 minori e 5.153 donne, 52.586 quello dei feriti e di oltre 8.000 quello dei dispersi.
Una guerra che l'esercito ebraico ha intrapreso non tanto contro le milizie della resistenza palestinese, quanto contro la popolazione civile della Striscia di Gaza e, allo stesso tempo, contro quella dei Territori Occupati, che uno dei tanti fanatici del governo Netanyahu, il ministro Ben Gvir, contribuisce ad alimentare con la distribuzione di armi da guerra e divise ai coloni ebrei che nelle loro violenze in Cisgiordania sono supportati dall'IDF.
Questo è un "rastrellamento" avvenuto alcuni giorni fa a Jenin:
🔻 مقطع نشره جنود جيش الاحتلال لأسر عدد من الفلسطينيين والتنكيل بهم في #جنين pic.twitter.com/ruLw4u5TjZ
— المرصد العسكري ⧨ (@Military_OSTX) December 15, 2023
E questi sono militari ebrei, sempre a Jenin, che hanno fatto irruzione in una casa, ne hanno legato i residenti e con arroganza hanno iniziato a fumare il narghilè nel soggiorno, per poi sfasciare tutto prima di andarsene...
#جنود_صهاينة
— Jeff zayat (@JeffZayat) December 19, 2023
اقتحموا بيت في #جنين وقيدوا ساكنيه وبكل صلافة راحوا يدخنون الاركلية في صالون المنزل ذاته pic.twitter.com/22tQYidHcc
Intanto, la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha annunciato misure contro i coloni ebrei in Cigiordania.