"L'abbiamo fatto di nuovo ed è stato bellissimo  ... in centro città, nonostante l'afa, in una fase che in tanti hanno definito interlocutoria per le osservazioni al progetto definitivo del Ministero dell'Ambiente e dello stesso comitato tecnico scientifico della Stretto di Messina Spa, e per il conseguente rinvio dell'avvio dei cantieri. La governance del ponte ha avuto probabilmente bisogno di riorganizzarsi proprio in funzione del fatto che in meno di un anno con iniziative e manifestazioni, gli abitanti dello Stretto hanno chiarito che i lavori non sarebbero iniziati senza una resistenza popolare. Hanno dovuto tirare fuori dal cilindro delle norme - contenute nel ddl sicurezza e nel decreto infrastrutture - per provare a intimorire i no ponte e fiaccare ogni velleità di opposizione all'apertura dei cantieri.  

NON CI SONO RIUSCITI E NON CI RIUSCIRANNO!  Ieri, con la stessa forza di sempre, migliaia di No Ponte sono tornati a marciare per dire che la partita del ponte sullo Stretto deve essere chiusa definitivamente e che per questo va chiusa la Stretto di Messina Spa. Per ribadire che i 14 miliardi di euro che il governo vuole impegnare per un'inutile e devastante infrastruttura, devono essere invece utilizzati per ammodernare le rete idrica, per una sanità migliore che smetta di funzionare secondo logiche aziendali e di profitto, per la messa in sicurezza del territorio dal rischio incendi, idrogeologico e sismico, per realizzare infrastrutture utili alle persone e non agli speculatori.  Per dire che devono essere gli abitanti dei territori a decidere le sorti del loro presente e del loro futuro".

Così i "No Ponte" hanno commentato la riuscitissima manifestazione di sabato 10 agosto che nel centro di Messina ha visto sfilare i comitati siciliani e calabresi che si oppongono all'inutile, costosa e pericolosa realizzazione del ponte sullo Stretto.

In Sicilia, la follia propagandistica di Salvini gli suggerisce di spendere 14 e più miliardi di euro quando ogg, in alcuni quartieri di Messina l'acqua potabile esce dai rubinetti a giorni alterni, con la rete di distribuzione che da anni non viene mantenuta nonostante la città si sia allargata. Un'emergenza, quella idrica, che riguarda anche la Sicilia occidentale, dovuta alla siccità e a una rete idrica che in tutta l'isola registra una dispersione di acqua che raggiunge il 70 per cento. A quest'emergenza si aggiunge quella di una rete stradale antiquata, di una rete ferroviaria elettrificata a metà e per lo più a binario unico, cui si aggiungono i disagi di interi tratti ferroviari soppressi. Se poi vogliamo aggiungerci la ciliegina, vi è anche il problema degli incendi. 

Tutte problematiche reali e urgenti, denunciate nel corso della manifestazione, ma a cui il governo non da risposte, soluzioni e finanziamenti, sventolando il vessillo di un ponte di dubbia percorrenza e a rischio crollo come soluzione di tutti i mali.

Di seguito i contenuti della conferenza stampa a supporto dela manifestazione con cui i No Ponte hanno spiegato anche le criticità normative messe in atto da  Salvini e Meloni a supporto dell'opera...

"Il cronoprogramma del Ponte sullo Stretto si è infranto sulle osservazioni presentate dal Ministero dell’Ambiente e sulle criticità fatte emergere dal Comitato scientifico della stessa Società concessionaria. Si sono dovuti prendere più tempo e rimandare l’avvio dei cantieri al 2025.Sembrava una buona notizia, ma, in realtà, il Governo ha utilizzato questo tempo per mettere in cantiere due provvedimenti normativi di estrema gravità: il Decreto Infrastrutture e il Disegno di legge sicurezza.Questi due provvedimenti normativi rappresentano il pericolo vero per il nostro territorio e disegnano insieme un vero e proprio modello, che in futuro potrà essere applicato in svariati contesti.Con il ddl sicurezza, infatti, si minaccia un aumento considerevole delle pene per reati che hanno a che fare con le lotte contro le Grandi Opere e si trasforma la natura stessa dei reati, caricando di parecchi anni di carcere anche pratiche che hanno a che fare con atti di disobbedienza o con la volontà di volere fermare lo scempio che viene annunciato sul proprio territorio.È nella volontà esplicita di terrorizzare le popolazioni che si nasconde la ragione, malamente nascosta, di questo atto normativo.Il Decreto infrastrutture contiene, invece, davvero l’uovo di colombo per il processo di cantierizzazione. La consapevolezza, che abbiamo sempre avuto, che l'obiettivo vero non fosse (o non fosse immediatamente) la costruzione del manufatto, ma il prolungamento all’infinito dell’iter progettuale e dei lavori di costruzione, viene esplicitata da un provvedimento che dà adesso la possibilità di approvare il progetto esecutivo per fasi (quello che abbiamo chiamato progetto spezzatino).A parte l’irrazionalità di una norma che consente di avviare cantieri per opere per le quali non si ha la garanzia di completamento a causa dell’assenza di un progetto esecutivo unitario, si introduce un meccanismo che fa perdere di vista lo stesso quadro economico complessivo.Anche per questo bisogna essere in piazza il 10 agosto. Per dire che non ci faremo intimorire. Per dire che difenderemo il nostro territorio. Per dire che il buon senso deve vincere contro l’arroganza e la volontà di sopraffazione. Per dire che non regaleremo il nostro territorio ai predoni".



Crediti immagine: No Ponte