È durata meno di un'ora la riunione in remoto del G7 convocata per le ore 16 dalla presidenza italiana su "ordine" degli Stati Uniti per discutere dell'attacco dell'Iran della scorsa notte contro Israele.
Alla riunione, oltre ai presidenti e capi di Stato dei Paesi membri, hanno partecipato anche i vertici Ue con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e il commissario agli Esteri, Josep Borrell.
L'incontro si era reso necessario in funzione di concordare una strategia comune nel caso in cui Israele avesse deciso di rispondere all'attacco con un'azione militare altrettanto significativa.
Ma le notizie del pomeriggio sembrano escludere completamente tale ipotesi, con il governo Netanyahu che ha scelto di non ricorrere alle armi facendo dichiarare a Benny Gantz - non uno dei falchi - che la risposta ci sarà, ma arriverà al momento opportuno.
Una strategia di uscita dall'escalation militare che consente comunque a Iran e Israele, dal proprio punto di vista, di poter ognuno cantare vittoria e sbandierare quanto accaduto come un successone strategico presso i propri alleati e la propria opinione pubblica.
Per l'Iran, il successo consiste nell'attacco in sé, il primo in assoluto effettuato direttamente contro Israele, anche se - fortunatamente - non ha causato né danni, né vittime. Israele, invece, canta vittoria decretando il successo del proprio sistema di difesa (compreso l'aiuto degli alleati) che è riuscito a neutralizzare quasi del tutto il bombardamento organizzato da Teheran.
Per questo motivo Teheran già di prima mattina aveva ufficialmente fatto sapere che l'attacco su Israele poneva fine all'escalation militare e che, da parte sua, non vi sarebbero stati più attacchi, a meno di nuovi attentati israeliani contro l'Iran.
Netanyahu voleva invece aggiungere anche l'Iran (perlomeno in maniera diretta) tra i Paesi con cui è in conflitto. A fargli cambiare idea è stato il colloquio con Biden che, evidentemente senza tanti fraintendimenti, gli ha chiarito che gli Stati Uniti non avrebbero dato ad Israele alcun sostegno militare per supportare una guerra contro l'Iran, nazione militarmente non allo stesso livello tecnologico di Israele ma, considerando le sue dimensioni ed il numero di abitanti, impossibile da sconfiggere in una guerra lampo. Quindi, dopo Biden, i vertici militari israeliani devono aver convinto Netanyahu che era il caso di soprassedere dall'aprire un nuovo fronte.
Per quanto riguarda il G7, al termine della discussione, i leader hanno rilasciato una dichiarazione congiunta di condanna per il lancio di droni e missili dall'Iran, ribadendo pieno sostegno alla sicurezza di Israele. Inoltre, hanno sottolineato l'esigenza di evitare un'ulteriore escalation, invitando le parti ad astenersi da azioni volte ad acuire la tensione nella Regione. A tale scopo, i G7 hanno rivolto un appello per porre fine alla crisi a Gaza attraverso la cessazione delle ostilità e il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas. Hanno infine garantito la prosecuzione dell'aiuto umanitario verso la popolazione palestinese.