L'interruzione dei colloqui di Istanbul, che forse potrebbero proseguire anche domani, ha permesso alle due controparti di rilasciare dichiarazioni in merito a quanto finora Russia e Ucraina avrebbero concesso l'una all'altra. 

Il vice ministro della Difesa russo Alexander Fomin ha detto che la Russia ridurrà drasticamente le operazioni militari nelle aree di Kiev e Chernihiv come gesto di buona volontà. Se queste sono le aperture... smettere di bombardare Kiev o Chernihiv, qest'ultima quasi nelle stesse condizioni di Mariupol, per poi continuare a bombardare nel resto del Paese...

I negoziatori dell'Ucraina hanno dichiarato di accettare lo status di Paese neutrale, non aderendo pertanto alla Nato o a organizzazioni analoghe, in cambio di aver però garantita la propria sicurezza da Paesi di fiducia come Stati Uniti, Regno Unito, Turchia, Francia, Germania, ecc., legalmente e attivamente coinvolti nella protezione da qualsiasi aggressione. In pratica, da parte degli ucraini, si tratterebbe di far rientrare dalla finestra ciò che i russi vogliono metter fuori della porta.

Inoltre, nell'immediato,  Kiev chiede garanzie di sicurezza incondizionate su cessate il fuoco, corridoi umanitari e convogli umanitari, come precisa il negoziatore ucraino Mykhailo Podoliak che, inoltre, ha fatto sapere che la questione Crimea non sarebbe inclusa nella trattativa, ma rimandata a futuri colloqui tra le parti indicandone la risoluzione entro 15 anni.  Non accennando al Donbass, si deve pertanto intendere che difficilmente l'Ucraina potrà accettare che possa finire alla Russia.
 
La Turchia, infine, ha affermato che queste prime dichiarazioni avrebbero segnato il "progresso più significativo" nel dialogo di pace dall'inizio della guerra. 

Vedremo se la telefonata tra Macron e Putin potrà portare ad ulteriori sviluppi. In precedenza, il presidente degli Stati Uniti aveva parlato, sempre in relazione alla guerra in Ucraina, con i leader di Francia, Germania, Italia e Regno Unito.

Il capo della delegazione ucraina, David Arakhamia, ha poi precisato come dovrebbe concretizzarsi lo status di neutralità, alla base del quale vi sarebbe un trattato internazionale firmato dai Paesi che sarebbero così "garanti della sicurezza" dell'Ucraina. Il trattato includerebbe  una norma secondo la quale entro tre giorni dall'inizio di una guerra, aggressione o operazione militare, i Paesi garanti sarebbero legalmente obbligati a fornire assistenza militare all'Ucraina, sotto forma di armamenti e "chiusura dei cieli" - cioè una no-fly zone -, la stessa che l'Occidente ha finora negato nell'attuale conflitto.

Chi dovrebbero essere i garanti? I Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Cina e Federazione Russa (!!!), ma l'Ucraina vuole anche Turchia, Germania, Canada, Italia, Polonia e Israele. Non è chiaro se il secondo elenco debba essere integrativo o sostitutivo.

In ogni caso, dalle garanzie di sicurezza sarebbero "temporaneamente" esclusi i territori occupati degli oblast di Donetsk e Luhansk. Inoltre, tutti i paesi garanti non si dovranno opporre all'adesione dell'Ucraina all'Unione europea e dovranno  assisterla in questo processo. La neutralità dell'Ucraina dovrà comunque essere approvata tramite un referendum.