Di seguito i punti più importanti dell'intervento odierno in Parlamento del ministro della Salute, Roberto Speranza, per illustrare la situazione Covid in Italia al 2 settembre.


Considero, com'è noto, ogni passaggio parlamentare mai rituale o formale ma occasione utile per raccogliere spunti e suggerimenti dentro una dialettica che mi auguro possa essere sempre la più proficua possibile, nella consapevolezza che la discussione, anche se aspra, rende sempre più forte la nostra democrazia.
 
Voglio iniziare la mia comunicazione con i dati, perché come sempre i dati, i numeri, ci illustrano lo scenario in maniera molto più semplice e lineare: l'ECDC - il Centro europeo per la sorveglianza e il controllo delle malattie - ha indicato, come fa settimanalmente, il tasso di incidenza del virus su 100.000 abitanti in tutti i Paesi europei nelle ultime due settimane. I dati europei dei principali Paesi sono i seguenti: Spagna 205, Francia 88, Croazia 87, Romania 84. Il nostro Paese, l'Italia, è a 23, un dato molto simile a quello della Germania che, ad oggi, è tra i migliori nel contesto europeo.
 
Nel frattempo, a livello mondiale, la situazione si è ulteriormente complicata. Siamo ormai arrivati a 25.700.000 casi con 857.000 decessi.

Questi numeri ci dicono alcune cose che dobbiamo provare a leggere e ad analizzare tutti insieme. In primis ci dicono che il lockdown nel nostro Paese ha funzionato e che il comportamento degli italiani e le misure del Governo nazionale, come quelle dei governi regionali, sono riuscite a piegare la curva e ci consegnano ancora un significativo vantaggio rispetto alla stragrande maggioranza dei Paesi europei. Io penso che questo sia un risultato importante che dobbiamo saper riconoscere insieme. È un risultato di tutti, che ci viene attribuito anche sul piano internazionale. Non è un risultato del Governo, non è il risultato delle Regioni.
  
I numeri che sono cresciuti anche nel nostro Paese nelle ultime settimane, negli ultimi venti giorni, hanno risentito sicuramente anche di una crescita del numero dei tamponi che sono stati effettuati.

Voglio ricordare che durante l'ultima settimana abbiamo sfiorato il dato di 100.000 tamponi in un solo giorno, anche alla luce di una significativa intensificazione del lavoro negli aeroporti dove, rispetto agli arrivi dai Paesi a rischio (su questo tornerò in seguito) si stanno iniziando ad usare anche i test rapidi antigenici.


C'è una novità sostanziale nei numeri che stiamo analizzando nelle ultime settimane. La novità sostanziale - quella più significativa - è il fortissimo abbassamento dell'età media delle persone contagiate.
Credo che questo sia il vero fatto nuovo, il più significativo e il più notevole rispetto alla drammatica stagione che abbiamo vissuto nei mesi di marzo e di aprile.
  
Più volte, anche pubblicamente, ho chiesto una mano ai nostri ragazzi: lungi da noi ogni forma di demonizzazione, che non avrebbe alcun senso, ma è vero che dobbiamo chiedere, soprattutto ai nostri giovani, di darci una mano.
 
È senz'altro vero che il virus tra le generazioni più giovani fa meno male rispetto all'impatto che esso ha naturalmente sulle generazioni più avanti negli anni, ma è altrettanto vero che i giovani continuano a essere comunque uno strumento di diffusione del virus e questo può essere pericoloso, qualora il virus dovesse estendersi in modo particolare ai genitori e ai nonni, che pagherebbero un prezzo molto più alto.
 
Alla luce di questo quadro, ai giovani, ma più in generale a tutti i nostri concittadini, continuo a chiedere con tutta la forza di cui dispongo il rispetto delle tre regole fondamentali che sono rimaste, le tre regole di cui abbiamo già discusso in tante altre occasioni e che confermeremo naturalmente anche nel prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, visto che l'ultimo decreto adottato è in scadenza il prossimo 7 settembre. Le tre regole si sostanziano nell'uso corretto delle mascherine, nel distanziamento di almeno un metro e nel rispetto delle norme igieniche fondamentali, a partire dal lavaggio delle mani. Sono tre pilastri veri e propri su cui tutta la comunità scientifica internazionale è profondamente d'accordo: non c'è nessun Paese del mondo in cui la comunità scientifica dissenta rispetto alla necessità di tenere queste tre regole fondamentali.
 

Dal 6 agosto, l'ultimo giorno in cui sono stato in quest'Aula per un'informativa, ho firmato due ordinanze che ritengo essere state importanti, anche se, com'è noto, ogni ordinanza comporta sempre in qualche modo un sacrificio, un prezzo che la nostra comunità decide di pagare.
 
La prima ha riguardato l'estensione di test obbligatori per persone che negli ultimi 14 giorni sono stati in Spagna, Grecia, Malta e Croazia. Questi test possono essere effettuati o prima della partenza dal Paese di provenienza oppure nei luoghi di arrivo - penso ai porti, agli aeroporti e il nostro sistema si è organizzato in maniera rapida e significativa per predisporre questi presidi nei luoghi di arrivo - o, ancora, nelle quarantotto ore successive presso le nostre aziende sanitarie.

La nostra proposta come Governo italiano agli altri Paesi europei, che porterò in modo particolare il 4 settembre alla riunione dei Ministri della salute dell'Unione europea, è che si possa costruire un meccanismo di reciprocità tra i Paesi. Proprio per togliere dal tavolo questo elemento di ostilità che in alcuni casi viene così interpretato nelle relazioni tra i Paesi, credo che la cosa più intelligente sia condividere un meccanismo di reciprocità.
 

Dobbiamo convivere con questo virus ancora per un tempo significativo.
Stiamo investendo sul vaccino (lo dirò alla fine) e sulle cure con tutte le energie che abbiamo, ma è chiaro che di fronte a noi abbiamo nella migliore delle ipotesi ancora alcuni mesi di convivenza. Se proprio non vogliamo stringere le relazioni tra i Paesi, se non vogliamo correre il rischio di arrivare ad ulteriori momenti di riduzione della mobilità tra i Paesi, l'idea di fare test nei principali aeroporti del nostro continente ci sembra un'idea giusta, che in uno spirito collaborativo e inclusivo ci può portare - crediamo - ad ottenere risultati giusti.
 
La seconda ordinanza che ho firmato durante queste settimane, in modo particolare il 16 agosto, riguarda la sospensione delle attività di ballo, non solo nelle discoteche ma anche in luoghi affini, e l'utilizzo obbligatorio delle mascherine all'aperto dopo le 18 nei luoghi dove c'è rischio di assembramento. Voglio utilizzare questo passaggio in Parlamento per chiarire che il Governo nazionale nei suoi provvedimenti formali non aveva mai autorizzato la riapertura delle discoteche, ma com'è noto dal 16 maggio le Regioni hanno la facoltà non solo di misure più restrittive (facoltà che era già presente nella fase precedente e più drammatica dell'emergenza), ma anche di mettere in campo misure meno restrittive. Dentro quest'ambito alcune Regioni hanno utilizzato queste facoltà.
 

Permettetemi ancora una volta di ribadire che ogni ordinanza comporta evidentemente un sacrificio e un costo per il nostro Paese, ma ritengo che queste ordinanze siano state giuste e opportune e ci consentono di conservare quel vantaggio rispetto ad altri Paesi di cui ho provato velocemente a parlare. È chiaro che l'orizzonte del Governo e il suo obiettivo fondamentale è in questo momento quello della riapertura delle scuole e anche tutti i sacrifici che in qualche modo stiamo tenendo ancora in piedi hanno quello come obiettivo fondamentale. Penso che chiudere le scuole abbia rappresentato per tutti noi, per me in modo particolare, la scelta più difficile e voglio dire che oggi riaprirle è davvero la nostra priorità assoluta su cui stiamo impegnando tutte le energie di cui disponiamo.
 
Permettetemi in questa sede di ricordare che stiamo parlando di un grande tema di carattere mondiale: sono stati 190 i Paesi del mondo che durante questi mesi hanno sospeso le attività scolastiche. In questi 190 Paesi gli studenti coinvolti sono stati 1,6 miliardi: stiamo quindi parlando di numeri che - come vedete - hanno una portata di natura planetaria.
 
Mi piace ricordare solo in un istante che il 31 agosto, pochissime ore fa, si è tenuta una conferenza con 53 Paesi del mondo, che l'Italia ha promosso insieme all'OMS e che ho avuto l'onore di presiedere, che ha avuto come obiettivo fondamentale proprio quello di provare a condividere alcune regole essenziali per la riapertura delle scuole. All'esito di questa riunione con 53 Paesi dell'area europea dell'OMS, che è un'area molto larga (per fare un esempio c'è anche la Russia), abbiamo deciso di costruire una piattaforma permanente per mettere a sistema le migliori esperienze e le nostre conoscenze e anche per poter aggiornare le linee guida che stiamo costruendo sulla base di relazioni innovative che possono arrivarci dal mondo scientifico e dalle nuove conoscenze.
 
Tutte le scuole riapriranno nel mese di settembre e lo faranno in sicurezza. Già ieri è stato molto bello poter vedere le immagini di una parte di questi giovani del nostro Paese che, per i corsi di recupero, hanno ricominciato ad entrare negli istituti scolastici.
 
Voglio ricordare in questa sede che pochi giorni fa abbiamo approvato, in Conferenza unificata, con l'opinione unanimemente favorevole delle Regioni, delle Province e dei Comuni italiani, il documento dell'Istituto superiore di sanità e del Ministero della salute sulle linee guida per la gestione dei casi Covid-19 e dei focolai Covid-19; si tratta di un documento che ci consentirà, senza alcuna differenziazione di natura territoriale, di gestire gli eventuali casi e gli eventuali focolai.

Se ci saranno - come sarà abbastanza naturale - dei casi positivi nelle scuole, saranno i dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie territoriali a intervenire, con le loro competenze e con le loro conoscenze, a mettere in campo una vera e propria indagine e a disporre le misure potenziali (i tamponi e chiaramente la quarantena) che si possono attuare in caso di positività. Il messaggio di fondo che vorrei trasmettervi è che, rispetto a casi di positività, non lasceremo soli i nostri presidi e i nostri insegnanti, ma ci sarà una presenza significativa dei dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie, perché è giusto che chi ha la competenza, la storia, le esperienze e ha già operato costantemente rispetto alla necessità di affrontare questo virus possa mettere queste competenze a disposizione delle scuole.
 

Permettetemi di esprimere gratitudine a tutti i medici di medicina generale che stanno dando una mano nell'ambito di questo lavoro, che è abbastanza unico a livello europeo, e chiaramente anche alle aziende sanitarie territoriali, che hanno aggiunto a un lavoro già difficile un ulteriore impegno, che riteniamo assolutamente importante.
 
Nelle ultime ore il comitato tecnico-scientifico ha anche discusso di un tema di particolare importanza, che ha toccato una preoccupazione diffusa tra le famiglie, concernente la necessità di un corretto utilizzo delle mascherine.
Come ho già detto, le mascherine sono uno strumento fondamentale che dovremo tenere in questa fase di convivenza.
 
Il comitato tecnico-scientifico nelle ultime ore ha definito le sue raccomandazioni sull'utilizzo corretto delle mascherine a scuola. Provo a dirla così: le mascherine a scuola sono obbligatorie; proprio perché sono fondamentali, a scuola si va con la mascherina.

Poi dividiamo due momenti: quelli dinamici, in cui ci sono rischi concreti per i nostri studenti di poter avere contatti più ristretti a meno di un metro di distanza con altri studenti; e i momenti statici, ossia quelli in cui lo studente è fermo - penso per esempio ad una lezione -, ascolta il docente ed è a una distanza di almeno un metro dagli altri studenti. Nel momento statico la mascherina, che è obbligatoria negli altri momenti, può essere abbassata. Questa misura può essere rivista nel caso di situazioni epidemiologiche particolarmente delicate, ma saranno solo le autorità sanitarie a disporle e a valutarle in modo corretto.
 

Per quanto riguarda il trasporto pubblico. Anche in questo caso abbiamo provato a conciliare due necessità che dobbiamo tenere insieme, e non è mai facile - lo dico con grande sincerità - trovare un equilibrio tra queste necessità: avere una cautela sanitaria rispetto a un virus che ancora c'è e con cui dobbiamo fare i conti, ma anche la necessità, che emergeva in modo particolare dai nostri Comuni, dalle nostre Province e dalle nostre Regioni, di provare a garantire un trasporto pubblico per tutti. Credo che sia stato fatto un lavoro importante e che queste linee guida possano consentirci di raggiungere un equilibrio positivo. 

 Voglio provare in questa sede a dare un messaggio molto chiaro e molto netto: la riapertura delle scuole è una grande priorità; credo che sia la più grande priorità oggi per il nostro Paese.

Non è una priorità del Governo, delle Regioni o dei Comuni e delle Province, che pure stanno lavorando con noi ogni giorno gomito a gomito.

Credo che la riapertura delle scuole sia la più grande priorità per tutta la nostra comunità nazionale.

È una sfida che si vince solo uniti; non servono inutili divisioni o inutili strumentalizzazioni.
 

Tutte le Regioni hanno fortemente irrobustito la loro offerta del vaccino antinfluenzale e ieri si è tenuta una riunione, aprendo un tavolo con i farmacisti italiani, esattamente su questa materia. Per quanto riguarda invece il vaccino anti-Covid, voglio ricordare come l'Italia sia davvero in prima linea in questa battaglia.
 
Com'è noto, nelle ultime ore è stato reso definitivo in maniera ultimativa il contratto tra la Commissione europea ed AstraZeneca e quel contratto parte esattamente dall'intesa fatta da Italia, Germania, Francia e Olanda con questa importante azienda.

Stiamo parlando, chiaramente, di un candidato vaccino, quindi c'è bisogno di tutta la prudenza del caso, ma in questo contratto c'è scritto che le prime dosi, se il vaccino dovesse essere confermato come un vaccino sicuro e in grado di raggiungere l'obiettivo per cui è stato ricostruito, saranno già disponibili entro la fine del 2020, quindi è giusto continuare ad investire su questo, con tutte le energie che abbiamo.