In mattinata, il senatore zen (ultima etichetta da lui stesso assegnatasi nella sua enews pubblicata ieri) Matteo Renzi aveva dichiarato:

"In queste ore ci sono polemiche inspiegabili dentro il Terzo Polo. Ne sono molto dispiaciuto anche perché non vedo un motivo politico per la rottura. Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo. Ieri Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche assolutamente accettabili.Le abbiamo pubblicate: i vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del Segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se Calenda ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto. Quanto alla Leopolda: chi conosce quell’esperienza sa che è un momento bello di confronto politico tra generazioni e storie diverse. È un momento in cui tante persone si avvicinano alla politica. Dire che non può essere più fatta la Leopolda non ha senso.La facciamo con migliaia di volontari dal 2010, non vedo perché dovremmo smettere di farla oggi in un momento in cui la politica va difesa dai populismi e dai sovranismi. Il mio è un appello finale: basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme. Noi ci siamo, consapevoli della responsabilità verso tanta gente che ci chiede di tornare a sognare, non di volare rasoterra".
 

Nel primo pomeriggio, l'altra gamba del terzo polo, Carlo Calenda, ha dichiarato la definitiva scomparsa del nuovo partito che avrebbe dovuto rappresentare il cosiddetto terzo polo:

"Il progetto del partito unico con Italia Viva è naufragato per la semplice ragione che Renzi ha ripreso direttamente in mano IV due mesi fa e non vuole rinunciarvi. Legittimo anche se contrario alle promesse elettorali. Amen.È stato un brutto spettacolo: attacchi personali, a cui non abbiamo mai risposto, e notizie false distribuite ad arte. Noi non facciamo politica così. Da domani riprenderemo con Azione il lavoro per la costruzione di un partito liberale, popolare e riformista. Avanti!"

 Considerando i soggetti a capo dei due partiti personali che volevano partorire l'ennesima nuova forza politica che contendesse i voti all'altro partito personale dei tanti che infestano la vita politica di questo Paese, cioè Forza Italia di Silvio Berlusconi, che questo sarebbe stato l'esito della vicenda era scontato e ben evidente a chiunque. 

La sorpresa, magari, è dovuta al fatto che la rottura sia arrivata dopo sette mesi dalla gestazione. 

Adesso Renzi e Calenda, autonomamente, cercheranno di contendersi i voti di Berlusconi, considerando che, viste le condizioni di salute del suo fondatore e padrone, i parlamentari e, soprattutto, i collettori di voti sul territorio adesso hanno iniztao a guardarsi intorno per provare una nuova casa... gli elettori sono l'ultima ruota del carro e quelli arrivano al traino.

Nelle prossime ore, invece, sarà divertente leggere lo scambio di accuse con cui i dirigenti di Italia Viva e Azione, reciprocamente, addosseranno gli uni agli altri la responsabilità della prematuro decesso del nascituro terzo polo.

Cominciamo con Italia Viva: "Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione. Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi come Azione il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico. Sulle risorse Italia Viva ha trasferito fino ad oggi quasi un milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico. Leopolda, Riformista, retroscene, veline, presunti conflitto di interesse sono solo tentativi di alimentare una polemica cui non daremo seguito. La costruzione di una proposta alternativa a populisti e sovranisti è da oggi più difficile ma più urgente. Nei prossimi mesi noi rispetteremo gli amici di Azione cercando ogni forma di collaborazione senza rispondere alle polemiche di alcuni dei loro dirigenti".Luciano Nobili: "Richetti attacca la Leopolda, dimenticando che senza non sarebbe mai entrato in Parlamento. E che la Leopolda non si fa con i soldi del Terzo Polo. In realtà Richetti vuole che Renzi non faccia il Riformista, la Leopolda,il congresso. Lui e Calenda sembrano ossessionati da Renzi".Davide Faraone: "Se qualcuno pensa che, al di là dei ruoli che ricopre, Matteo Renzi debba scomparire politicamente, lo dica. Calenda e Richetti devono abituarsi all’idea che Renzi esiste - e per fortuna! Le continue sottolineature su un presunto conflitto d’interessi, sul fatto che non Renzi non è un amico, su un suo disinteresse per il partito non possono che mettere una distanza e creare problemi, mentre servirebbe un po’ di calma e serietà".Teresa Bellanova: "Non si costruisce un soggetto politico pensando di avere intorno solo persone servizievoli. La politica è occuparsi dei problemi del Paese, non restare bloccati a discutere su quanto la leadership di Calenda sia messa in forse".

Secondo La Stampa, Renzi avrebbe detto ai suoi: "Calenda è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pilloline".

Che cosa replica Azione? "Lo stop deriva dalla scelta di Italia Viva di non votare un documento ieri che avevano dichiarato essere già letto e condiviso. Dietro tutto questo c’è solo un fatto: Renzi tornato alla guida di Italia Viva da pochi mesi non ha alcuna intenzione di liquidarla in un nuovo partito. Scelta legittima ma contrastante con le promesse fatte agli elettori. Dopo mesi di tira e molla ne abbiamo semplicemente preso atto. In un clima volutamente avvelenato da insulti personali da parte di Renzi e di quasi tutti gli esponenti di Italia Viva a Carlo Calenda".

Su cosa hanno litigato Calenda e Renzi? Principalmente su due punti. Il primo dei quali riguarda il finanziamento del Partito unico. Calenda chiedeva che ciascuno dei due soggetti dovesse corrispondere il 70 pe cento delle risorse ricevute con il 2 per mille oltre a una dote iniziale di 200mila euro per finanziare il congresso. Renzi, invece, voleva dare solo il 50 percento del 2 per mille, scelta che per Calenda dimostrava che Renzi non fosse convinto di voler fare Partito unico.

Altra divergenza riguardava il ruolo del Comitato fondatore a cui Calenda voleva demandare la scrittura del regolamento congressuale e quindi anche il grado di apertura o chiusura del congresso. Un passaggio che per Renzi era inaccettabile per come era stato formulato.

Infine, la questione della Leopolda. Calenda ne voleva la cancellazione, essendo un evento politico legato ad una precedente esperienza politica, Italia Viva. Ma Renzi non era d'accordo e anche con il nuovo partito avrebbe voluto continuare a fare la Leopolda... per continuare a promuovere se stesso.