Presso l’Università Federico II terminano oggi i lavori del Convegno Internazionale “A dieci anni dalla mostra Il Bello o il Vero, come è cambiato lo scenario degli studi della scultura di secondo Ottocento e primo Novecento in Italia”.

Durante i tre giorni del  Convegno,  curato da Isabella Valente e Luisa Sefora Rosaria Puca,  si è discusso  il tema dello stato degli studi della scultura del XIX e della prima parte del XX secolo, in occasione della ricorrenza dei dieci anni dalla mostra Il Bello o il Vero, curata da Isabella Valente nel 2014-2015. Gli studi sulla scultura italiana ottocentesca e primo-novecentesca hanno conosciuto una sensibile crescita solo negli ultimi decenni, e i percorsi di ricerca da intraprendere sono ancora numerosi.

L’evento ha consentito  da una parte di analizzare com’è cambiata, nell’ultimo decennio, la conoscenza e il metodo di ricerca storico-artistica – con uno speciale focus anche sui nuovi strumenti d’indagine e sulle nuove tecnologie applicate alle “digital humanities” –; dall’altra il dialogo tra le diverse voci che sul piano nazionale e internazionale si muovono nella stessa direzione di studio, per poter avviare connessioni e opportunità di confronto.

Fra i vari relatori nella seconda sessione di questa mattina dal tema “Stato degli studi, fortuna critica e nuove prospettive” attesa la relazione di Rosa Romano D'Orsi della Soprintendenza ABAP Comune di Napoli, la quale illustrerà il mondo inesplorato degli scultori cresciuti attorno alla figura di d'Orsi: allievi ed epigoni ancora poco indagati. Attorno al realismo brutale di d'Orsi e in generale al realismo che improntava la scuola napoletana in scultura - secondo la studiosa Romano D’Orsi -  si muovono numerosi allievi ed artisti affascinati dalle novità a seguire la strada del maestro all'Accademia di Napoli.

Figure di artisti, come Eugenio Rossi, Pasquale Duretti, Alberto Ferrer, Giovanni de Martino, Francesco Parisi, Gaetano Chiaromonte e tanti altri che, dopo la mostra del Bello o il Vero curata da Isabella Valente, meritano di tornare maggiormente alla luce ed essere indagati avendo realizzato delle opere di grande valore. Conclude la Romano:

“Solo ampliando il panorama culturale degli scultori vissuti in quegli anni in aria campana attorno ai maestri dell'Accademia si potrà mettere luce il valore effettivo di questa scuola e il fermento artistico del tempo che si estese in tutta Europa”.  

Nel 2014 la mostra Il Bello o il Vero apriva un varco importante per lo studio della scultura a Napoli dalla seconda metà dell’Ottocento al 1929. La sfortuna critica della scultura napoletana rientrava in quella più generale della scultura italiana ottocentesca, che in tempi non troppo lontani non aveva risparmiato neppure Canova, e che non era stata da meno negli altri paesi europei. Nel decennio trascorso nuovi impulsi hanno stimolato nuovi sentieri di indagine, e la scultura dell’Ottocento ha finalmente abbandonato quello spazio marginale nel quale era stata a lungo relegata. Il graduale recupero di artisti e opere, di orientamenti e temi trasversali sta aprendo sempre più prospettive di conoscenza e di opportuna riscrittura di questo settore della storia dell’arte.

Da quell’eccezionale esperienza che fu Il Bello o il Vero, oggi più che mai si avverte la necessità di avviare una riflessione sullo stato attuale degli studi, allargando l’ottica al contesto nazionale e favorendo il dialogo e lo scambio delle competenze al fine di tracciare ancora nuove strade da percorrere.

Il convegno sarà trasmesso in streaming sulla piattaforma meet di Google.

Per partecipare basterà collegarsi all’indirizzo:
meet.google.com/aao-nziu-txk