Intervistato da Avvenire, il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha spiegato il perché di tale scelta?

«Veniamo da due anni di pandemia e il Paese è schiacciato da una forte crisi. Famiglie e imprese faticano a far quadrare i conti a fine mese. Ci sono cittadini che in questi giorni devono scegliere se fare la spesa o pagare il gas e la luce: vogliamo veramente dire loro che in questo momento diamo priorità al riarmo investendo risorse straordinarie sulle spese militari? Ha ragione Papa Francesco, rischiamo di togliere ancora una volta fondi "a chi manca del necessario" per offrire una illusoria certezza di sicurezza. Per questo il nostro è un no fermo al riarmo: il M5s si opporrà con tutta la sua forza parlamentare all’aumento sconsiderato delle spese militari».«Il M5S ha una chiara collocazione euroatlantica e io stesso ho più volte ribadito che gli impegni assunti in sede Nato molti anni fa vanno rispettati: chi insinua il contrario è in malafede. La sofferenza degli ultimi anni, però, non va ignorata: chiedere uno sforzo finanziario di 10/15 miliardi in poco meno di due anni al nostro bilancio significa distrarre risorse dagli obiettivi, questi sì prioritari, della transizione energetica e del welfare sociale. Non devono esserci dogmi in una situazione come quella attuale: devono essere ridiscussi i criteri di calcolo, devono essere ridiscusse le tempistiche. È una posizione di puro buon senso, altro che irresponsabilità».
E allora sarà crisi di governo?

«La questione del voto non può prescindere da una fase di confronto. Il M5s è la forza di maggioranza relativa e ci aspettiamo che le nostre istanze siano ascoltate dal premier e dall’esecutivo. Nessun passo indietro su questo. Anzi chiediamo al governo di farne uno avanti. Chi dovesse prendersi la responsabilità di non ascoltarci si assumerà anche quella di fibrillazioni di cui il Paese non ha francamente bisogno. Ho letto appelli al buon senso: ecco appunto, facciamo prevalere il buon senso».«Non si tratta di mettere in discussione un accordo preso nel 2014, ma di far presente ai nostri alleati che soprattutto l’Italia e anche l’Europa sono state travolte da una gravissima pandemia sanitaria ed energetica. Quando si è presidente del Consiglio è giusto tener conto di obblighi e percorsi pregressi, ma allo stesso tempo si ha il dovere di rappresentare le sopravvenienze negative che impongono di valutare cosa sia meglio per il proprio Paese in un dato momento storico. Anche quando a Bruxelles all’inizio della pandemia chiesi con forza la necessità di un’Europa solidale e non austera, qualcuno mi consigliò di desistere. Invece abbiamo ottenuto il risultato, un cambiamento fino ad allora inimmaginabile».
Ma Di Maio è d'accordo?«Siamo per la Difesa comune europea e la razionalizzazione delle risorse già in campo, siamo per la sicurezza degli italiani, per l’autodeterminazione dei popoli. Diciamo però che non è questo il momento di investire risorse straordinarie sul fronte militare. Questa è la posizione del M5s, non ce ne sono altre».
Con Di Maio fuori dagli organi istituzionali del Movimento, che tipo di rapporto imposterà con lui e la sua "corrente"?«Sapete già cosa penso del correntismo: è un fenomeno che non fa parte del passato del Movimento e che non farà parte del suo futuro. Il ministro Di Maio ha già fatto un passo indietro, dimettendosi dall’organo di garanzia e rendendosi disponibile a contribuire al nuovo corso del Movimento sul piano delle idee e delle proposte».
Na c'è anche il Pd...«Il M5s non può rinunciare alla sua identità e all’interesse dei cittadini per convenienza politica. Credo però che alla fine prevarrà il buon senso. Ricordiamoci che le questioni che noi stiamo ponendo stanno particolarmente a cuore ai cittadini e la rincorsa a un riarmo forsennato rischia di segnare un solco profondo nell’opinione pubblica. Dobbiamo essere all’altezza di ciò che il Paese domanda».
Adesso, per capire fino a che punto sia arrivato il livello di bassezza politica nel nostro Paese, prendiamo ad esempio una delle sue colonne più significative, il qualunquista (nel senso di esser disposto ad affermare qualunque cosa pur di fare il proprio personalissimo interesse) Matteo renzi che sull'argomento aumento delle spese militari si è espresso in questi termini:

Siamo circondati da persone che preferiscono gli slogan ai ragionamenti.Prendete, ad esempio, Conte. Per avere un like in più, nel difficile confronto elettorale che deve portarlo a fare il leader dei Cinque Stelle (una storia incredibile: è l’unico candidato, si confronta con la sua ombra, ma non riesce a farsi eleggere perché sbagliano le regole e perdono i ricorsi), Conte ha minacciato la crisi di governo in caso di aumento delle spese militari.Quelle stesse spese militari che Conte ha aumentato più di noi e che si è ulteriormente impegnato ad aumentare nei vertici Nato cui ha partecipato. Però perché adesso ha cambiato idea? Perché usa il dramma ucraino a fini interni: questo è lo stile politico dei populisti, tutto si riduce a un tweet senza approfondimento.E, dunque, Conte per avere un po’ di consenso spara a zero contro le spese militari italiane. Però sulle spese militari russe in Italia lo stesso Conte e l’intero Movimento Cinque Stelle rifiutano di fare chiarezza con la commissione di inchiesta sul Covid che Italia Viva ha proposto e che nessuno vuole, chissà perché. Le spese militari evidentemente vanno bene solo se pagano le missioni dei soldati russi…

Ma come può pretendere, il senatore Renzi, di appartenere - come implicitamente vuol far credere - alla categoria di coloro che ragionano, quando dimostra di non esserne capace? Infatti, non ci ha spiegato il perché il Draghi premier, una delle sue innumerevoli creature di cui pretende di essere l'artefice, abbia prima detto che la spesa militare si possa, e di molto, ottimizzare coordinando sistemi e procedure tra i vari Paesi Nato, per poi dichiarare, successivamente, che vada aumentata. Tra l'altro, il Senatore Renzi (e non solo lui) dimentica di ricordare che già l'Italia spende l'1,4% del proprio Pil per la difesa e per arrivare al 2% si tratterebbe di incrementarlo dello 0,6%... un certo numero di miliardi comunque non del tutto irrilevante considerando il debito pubblico italiano e la necessità, di questi tempi, di tutelare le fasce più deboli dei nostri cittadini.

Inoltre, come dimostra la guerra in Ucraina, che bisogno c'è di aumentare la spesa militare se con quello che la Nato ha già a disposizione ha dimostrato di tenere a bada, tramite Kiev, gran parte dell'esercito russo? E questo senza rifornire l'Ucraina di aerei, sistemi di difesa antimissile, carri armati, ecc. altrimenti l'esercito russo sarebbe stato letteralmente spazzato via. 

Per chi non lo sapesse o non se ne fosse accorto, se l'Ucraina ha resistito finora ai russi è solo grazie alla Nato... e la Nato avrebbe ancora moltissimo da mettere in campo. Nonostante ciò si vuole aumentare la spesa militare... per quale motivo se già con le armi attuali (convenzionali) la Nato ha dimostrato di poter tenere a bada qualsiasi aggressione della Russia ai propri Stati membri? 

Fino a qualche tempo fa si davano premi Nobel a chi proponeva iniziative per un progressivo disarmo e adesso, invece, si desidera rispondere al fuoco non immagazzinando acqua, ma facendo scorta di benzina. 

Per Renzi, considerando i suoi trascorsi da premier con i sauditi e l'attuale attività di mediatore e consulente, aumentare la spesa militare è un'occasione in più per incrementare il suo conto corrente milionario, ma siamo sicuri che gli interessi di Renzi (e di quelli come lui) facciano il bene dell'Italia, dell'Europa e del mondo? Se alla fine si corre ad acquistare le armi, prima o poi si finisce per utilizzarle, come dimostra la folle strategia da sempre in vigore negli Stati Uniti che ogni anno causa decine di migliaia di vittime. Ma questo, adesso, tutti sembrano averlo dimenticato.


Nel pomeriggio, Conte ha incontrato Draghi. Così il presidente dei 5 Stelle ha riassunto il colloquio:

"Ho portato a Draghi la preoccupazione del M5s e di tutti italiani. Ho chiesto al premier di lavorare per maggiori risorse per la salute italiani. Abbiamo discusso del caro bollette, che sono anche triplicate, dell'aumento del prezzo dei generi alimentari. Questioni prioritarie rispetto all'incremento della spesa militare.  ... Siamo rimasti che ci aggiorneremo. In commissione al Senato - ha poi aggiunto Conte - c'era un ordine del giorno che evocava questo impegno. Il M5S ha chiesto di votarlo ma non è stato fatto. Ora i lavori della commissione si sono aggiornati. Anche su questo abbiamo discusso. Abbiamo valutazioni diverse. Non metto in discussione l'accordo, né che il governo lo faccia con la Nato.Nel Def, ragionevolmente, non ci sarà scritto qualcosa del genere, ma questo non toglie che è una prospettiva che dobbiamo affrontare. Il problema può essere procrastinato, ma dobbiamo affrontarlo dal punto di vista politico".

E Draghi, a stretto giro, è andato a riferire a Mattarella, dicendogli che il Governo intenderebbe rispettare gli impegni Nato sull'aumento delle spese militari al 2% del Pil, facendo intendere che, se così non fosse, la crisi di Governo sarebbe inevitabile.

Le agenzie riportano il seguente passaggio riferito a "fonti di Palazzo Chigi":

"I piani concordati nel 2014, e seguiti dai vari governi che si sono succeduti prevedono entro il 2024 un continuo progressivo aumento degli investimenti. Il bilancio della difesa nel 2018 era sostanzialmente uguale al 2008. Nel 2018 si registravano circa 21 miliardi, nel 2021 24,6 miliardi (un aumento del 17%): questi sono i dati del Ministero della difesa nei governi Conte. Tra il 2021 e il 2022 il bilancio della difesa sale invece a 26 miliardi: un aumento del 5,6%".

Nonostante ciò, Draghi pretende un ulteriore aumento di spesa. Ma quando ne aveva discusso con le forze di maggioranza? Questo per Draghi è evidentemente un passaggio insignificante, e considerate le modalità con cui è finito a Palazzo Chigi, è anche logico che lui la pensi in questi termini... in fondo, l'Italia è da una decina d'anni una Repubblica presidenziale di fatto, nonostante  la Costituzione dica altro.