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Vestibolo e Ostium

Harold Whetstone Johnston ha scritto in "La vita privata dei romani": la casa di città fu costruita sulla linea della strada. Nelle case più povere la porta che si apriva nell'atrio era sulla parete frontale ed era separata dalla strada solo dalla larghezza della soglia. Nella migliore specie di case quelle descritte nell'ultima sezione, la separazione dell'atrio dalla strada dalla fila di negozi ha dato l'opportunità di organizzare un ingresso più imponente.

A volte almeno una parte di questo spazio veniva lasciata come una corte aperta, con un costoso pavimento che correva dalla strada alla porta, la corte era adornata con arbusti, fiori, persino statue e trofei di guerra, se il proprietario era ricco e un generale di successo. Questo cortile era chiamato vestibolo.

Il punto importante da notare è che non corrisponde affatto alla parte di una casa moderna chiamata, in seguito, il vestibolo. In questo vestibolo i clienti si radunarono, forse prima dell'alba, per aspettare l'ammissione nell'atrio, e qui lo sportula veniva distribuito loro. Anche qui fu organizzata la processione nuziale, e qui fu trasportato il treno che scortò il ragazzo al Forum il giorno in cui aveva messo via cose infantili. Anche nelle case più povere lo stesso nome è stato dato al piccolo spazio tra la porta e il bordo interno del marciapiede.

L'ingresso alla casa era chiamato ostium. Questo include la porta e la porta stessa, e la parola viene applicata a entrambi, sebbene fores e ianua siano le parole più precise per la porta. Nelle case più povere l'ostio era direttamente sulla strada e non vi è dubbio che originariamente si aprisse direttamente nell'atrio; in altre parole, l'antico atrio era separato dalla strada solo dalle sue mura.

Il raffinamento di epoche successive portò all'introduzione di una sala o passaggio tra il vestibolo e l'atrio, e l'ostio si aprì in questa sala e gradualmente gli diede il nome. La porta era ben posizionata all'indietro, lasciando un'ampia soglia (limen), che spesso aveva la parola Salve lavorata su di essa in mosaico. A volte sulla porta c'erano parole di buon auspicio, Nihil intret mali, per esempio, o un incantesimo contro il fuoco. Nelle case in cui un ostizio o ianitor era tenuto in servizio, il suo posto era dietro la porta; a volte aveva qui una piccola stanza.

Un cane veniva spesso incatenato all'interno dell'ostio o, in contumacia, una foto di un cane era dipinta sul muro o lavorata a mosaico sul pavimento con l'avvertenza sottostante: Cave canem! Il corridoio era chiuso sul lato dell'atrio con una tenda (velum). Attraverso questo corridoio le persone nell'atrio potevano vedere i passanti nella strada.

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Con il contributo di Le Pietre Srl