Si addensa sempre di più la bufera sul il cardinale francese Jean Pierre Ricard, reo confesso di aver abusato di una 14enne ai tempi in cui era parroco. Oltre alla magistratura d'Oltralpe che ha avviato un procedimento penale ai suoi danni, anche la Santa Sede ha deciso di vederci chiaro sul caso dell'arcivescovo emerito di Bordeaux, la cui permanenza in Conclave è decisamente a rischio.

Da qui la decisione, annunciata nelle scorse ore dal portavoce vaticano, Matteo Bruni, di dare inizio a una investigatio previa su quella che si configura come una potenziale vicenda di pedofilia, reato compreso, ai sensi del diritto canonico penale, tra i cosiddetti crimina graviora, come tali riservati alla competenza esclusiva del Dicastero per la dottrina della fede.

In pratica, l'investigazione, di per sé un istituto giuridico di diritto amministrativo, è funzionale a verificare la fondatezza dell'accusa e precede l'apertura di un procedimento penale canonico vero e proprio, che generalmente non inizia mai prima che le autorità giudiziarie civili abbiano concluso il loro iter processuale, anche nell'ottica di conferire la possibilità alla giustizia d'Oltretevere di chiedere e acquisire la documentazione statale per poterla poi inserire nel fascicolo vaticano.

Presidente dell'episcopato francese dal 2001 al 2007, tra i cardinali più prudenti sulla ricucitura con i tradizionalisti lefebvriani, Ricard è uno degli otto presuli d'Oltralpe finiti al centro di indagini, civili o canoniche, per abusi sui minori. Il suo è l'unico nome uscito allo scoperto in virtù della lettera confessione letta nei giorni scorsi dal capo della conferenza episcopale transalpina, Éric de Moulins-Beaufort, durante l'ultima assemblea dei vescovi locali.

La notizia ha colpito profondamente la Chiesa francese ancora scossa dal rapporto della Ciase (Commissione sugli abusi sessuali nella Chiesa) che ha stimato la presenza negli ultimi 70 anni di 2.900-3.200 preti pedofili nel paese. 

La vicenda segue quella  del 2019 che vide la condanna definitiva alla dimissione dallo stato clericale di Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, e prima ancora - stavolta nel 2015 - con la rinuncia alle prerogative del cardinalato da parte dello scozzese Keith Michael Patrick O'Brien.

Proprio sulla falsariga del presule britannico - deceduto quattro anni fa senza aver subito alcuna condanna definitiva dalla magistratura canonica –, anche l'arcivescovo francese potrebbe rinunciare 'spontaneamente' ai diritti del cardinalato e, a dispetto dello stesso O'Brien, anche alla partecipazione al prossimo Conclave.