"Nikol è un traditore". Questo lo slogan scandito a Yerevan, in Piazza della Libertà, dalle migliaia di armeni radunatisi su invito dei partiti di opposizione per manifestare contro il primo ministro Nikol Pashinyan, colpevole di aver accettato l'accordo di pace con l'Azerbaigian per porre fine ad un mese e mezzo di combattimenti per il Nagorno-Karabakh.
La rabbia è causata dal fatto che, in base all'accordo negoziato con la Russia, l'Azerbaigian manterrà i territori che ha conquistato nella parte meridionale del Nagorno-Karabakh, mentre nella parte centrale del paese sono già stati schierati i militari russi come contingente di pace.
Non solo, Erdogan questo mercoledì ha reso noto di aver firmato un accordo con la Russia per prendere parte alla "forza di pace" che dovrà controllare il rispetto degli accordi. Inutile ricordare quale siano i rapporti tra turchi e armeni!
Yerevan, now pic.twitter.com/oX2CfFSMih
— Spriter (@spriter99880) November 11, 2020
La Russia ha un'alleanza militare con l'Armenia e una base militare all'interno del suo territorio, oltre a forti legami anche con l'Azerbaigian. Fornitrice di armamenti a entrambi i Paesi, Mosca non è intervenuta nel conflitto.
Al contrario, nelle scorse sei settimane, la Turchia ha sostenuto militarmente l'Azerbaigian.
Nel Nagorno-Karabakh, enclave riconosciuta dalla comunità internazionale come parte dell'Azerbaigian ma controllata dagli armeni dal 1994, l'esercito di Baku, oltre a riconquistare le aree limitrofe a sud, è riuscito anche a penetrare al suo interno, in una striscia che include la città di Shusha.
The Prime Minister of Armenia signed an agreement to end the war with Azerbaijan, in response protestors in Yerevan, Armenia have broken into a government building and are demanding the Prime Minister leaves#Armenia pic.twitter.com/fwc3iYKJIT
— CNW (@ConflictsW) November 9, 2020
Il premier armeno Pashinyan ha detto di aver accettato l'accordo di pace dopo la caduta di Shusha per evitare che tutto il Nagorno-Karabakh finisse nelle mani degli azeri, dopo che l'esercito armeno non era più in grado di difendere neppure Stepanakert, la principale città dell'enclave.
Ma in seguito all'accordo, di cui lo stesso Vladimir Putin ha fatto da "notaio", le tre regioni di Aghdam, Lachin e Kalbajar, che circondano il Karabakh, finiranno in mano all'Azerbaigian con i militari armeni che si ritireranno da quelle aree entro il 1 dicembre.
Per questo i manifestanti a Yerevan hanno accusato Pashinyan di tradimento, ritenendo che il premier avrebbe dovuto effettuare una consultazione popolare prima di prendere qualsiasi decisione, ma senza considerare che continuando le ostilità per gli armeni ci sarebbe stato il rischio di dover registrare migliaia di vittime, sia civili che militari.