Giorgia Meloni è andata a Cernobbio per rispondere alle domande, pardon agli assist, del direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, nell'ambito di un panel del Forum Ambrosetti.

Questo è ciò che la presidente del Consiglio ha dichiarato in relazione al supporto dell'Italia all'Ucraina. Poco prima, la premier aveva avuto un faccia a faccia col presidente Volodymyr Zelensky, anche lui presente sul lago di Como.

"... Io ho sempre detto quello che pensavo sulla vicenda dell'Ucraina, non ho mai cambiato idea. Penso che sia stata dimostrata da parte dell'Italia una postura estremamente seria, determinata, chiara, che ci viene riconosciuta da tutti i nostri partner. Penso che sull'Ucraina non dobbiamo mollare e lo dico con estrema chiarezza anche sapendo che chiaramente c'è un'opinione pubblica che è spaventata, preoccupata legittimamente e giustamente dalla guerra.Io non penso affatto che il destino del conflitto in Ucraina sia così segnato, penso che dobbiamo fare attenzione a non cadere nelle trappole della propaganda russa. Continuo a sentire da mesi e mesi che la guerra in Ucraina è persa, che la Russia sta vincendo la guerra, che non abbiamo speranza. I dati dicono qualcosa di abbastanza diverso. Se facciamo un passo indietro ci ricordiamo che l'invasione dell'Ucraina nasce come blitzkrieg, cioè l'idea di una guerra-lampo da parte della Russia che avrebbe dovuto portare in pochi giorni alla conquista di Kiev. Se lo guardiamo con due anni di distanza e più ci rendiamo conto che oggi quell'obiettivo è lontano anni luce.Ma vi do un dato, a febbraio 2023 la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a febbraio 2024, con un anno di guerra in più, la Russia controllava il 17,5 del territorio ucraino. Non è un'imminente vittoria della Russia, è uno stallo. È lo stallo che noi abbiamo contribuito a creare sostenendo l'Ucraina, perché il conflitto nasceva con una sproporzione enorme tra le due forze in campo ed è ovvio che senza un sostegno che riequilibri quella sproporzione, si ha lì sì una sconfitta, un'invasione, che non è pace, perché per quelli che mi parlano di pace e dicono che noi non dobbiamo inviare armi all'Ucraina perché così creiamo pace, voglio segnalare sommessamente che un'invasione non vuol dire pace, e se c'è stata un'invasione non c'è bisogno di nessun tavolo di trattativa.Il tavolo di trattativa si crea forse quando c'è uno stallo tra le forze in campo. Quindi noi abbiamo creato quello stallo per costruire la pace, e penso che abbiamo fatto la cosa giusta, penso che abbiamo fatto e che stiamo facendo la cosa giusta sia moralmente, ma attenzione signori, anche nell'interesse nazionale italiano. Ma siamo sicuri che potrebbe convenirci un mondo nel quale saltano le regole internazionali che hanno garantito il sistema multilaterale, e nel quale chi è militarmente più forte invade il suo vicino?Pallottoliere alla mano, temo che non ci convenga. A noi conviene un mondo nel quale ci sono delle regole, perché questo ci garantisce mercati aperti, ad esempio, e ai nostri prodotti d'eccellenza di competere sui grandi mercati e non penso che ci convenga invece una competizione sul numero dei carri armati che abbiamo.Quindi la scelta del Governo italiano è stata una scelta di giustizia, è una scelta di giustizia, ed è una scelta di difesa degli interessi nazionali. E credo che lo stesso tema se lo debbano porre, anche altri grandi attori globali. È ovvio che se saltano le regole del diritto internazionale noi otterremo un moltiplicarsi del caos e delle crisi, ma è ovvio anche che con il moltiplicarsi delle crisi noi avremo una naturale frammentazione dello spazio geoeconomico, cioè sulla lunga distanza, globalizzazione economica e messa in discussione delle regole del diritto internazionale non cammineranno insieme. È quello che io ho detto anche ai miei omologhi cinesi, bisogna scegliere, perché le due cose non stanno insieme, è il motivo anche per cui io penso che alla fine Nazioni, attori come Cina e India possano giocare un ruolo e debbano giocare un ruolo per risolvere il conflitto in Ucraina.L'unica cosa che non si può fare, signori, è pensare che si risolve il conflitto in Ucraina mollando l'Ucraina al suo destino, perché questo non porterà pace, porterà caos, porterà guerre più vicine a casa nostra e porterà molte conseguenze economiche tanto più gravi di quanto oggi costa sostenere l'Ucraina.Quindi è una scelta prima di tutto di interesse nazionale quella che l'Italia sta facendo ed è una scelta che non cambierà".

La logica di Meloni, come dimostrano le sue parole, "pallottoliere alla mano", è alquanto debole, se non addirittura inesistente. Infatti, se come lei sostiene, all'Italia non può convenire "un mondo nel quale saltano le regole internazionali che hanno garantito il sistema multilaterale, e nel quale chi è militarmente più forte invade il suo vicino", allora perché il suo governo sta consentendo che lo Stato ebraico occupi Gerusalemme, la Cisgiordania e Gaza, trasformando il precedente apartheid addirittura in un genocidio?

Meloni vuol forse insinuare che Israele può fare ciò che è invece da considerare condannabile se a farlo sia la Russia? Una domanda che chiunque, ascoltate le parole della premier, le avrebbe rivolto, ma non certo un "ottimo" giornalista come Luciano Fontana che, altrimenti, non sarebbe a dirigere il Corriere della Sera.

Comunque, l'ottimo Fontana, ha avuto il coraggio, quasi la sfacciataggine - considerando il suo backgroung - di domandarle se Zelelensky le avesse chiesto qualcosa di specifico rispetto al sostegno che l'Europa può dare all'Ucraina e anche l'Italia…

"Sicuramente ci sono molte cose sulle quali noi stiamo lavorando a partire, come sapete, dal fatto di ospitare il prossimo anno la Ukraine Recovery Conference per la ricostruzione. Sarà un grande evento e quindi ovviamente, anche grazie al sostegno dell'Unione europea e di tutti i nostri partner, ci stiamo già lavorando, anche se sarà nel 2025. C'è il tema sul quale dobbiamo andare avanti e che è figlio della Presidenza italiana del G7, quello del famoso prestito di 50 miliardi che viene garantito dai proventi degli asset russi immobilizzati, sui quali bisogna andare avanti, ci sono delle determinazioni che dipendono dall'Unione europea e anche qui c'è un buon lavoro, un discreto lavoro da fare.C'è il tema della conferenza di pace, perché in tutto questo, avete visto che appena dopo il G7 c'è stata una prima edizione di un'iniziativa a favore di un tavolo delle trattative.Il Presidente Zelensky ha detto in più occasioni che è favorevole all'ipotesi che in una prossima conferenza possano esserci anche gli altri interlocutori, quindi abbiamo discusso di come continuare a lavorare per arrivare a una pace giusta".

Tutto qua. Naturalmente Meloni non ha detto nulla sul tema che l'ottimo Fontana non ha avuto il coraggio di affrontare, nonostante Zelensky sia venuto in Italia proprio per tale motivo!

Il presidente ucraino vuole usare "anche" le armi italiane in Russia, ma finora gli è stato negato il permesso... almeno ufficialmente. È evidente che nel colloquio avuto con Meloni che tale argomento sia stato dibattuto e che ne sia stato al centro. Ma Fontana non ha avuto il coraggio di chiederlo, e Meloni, poiché la sua maggioranza rischierebbe di saltare a causa della contrarietà della Lega, si è ben guardata dal parlarne.

Così, il nocciolo principale dell'incontro resta un mistero. E tutto questo c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di chiamarlo "giornalismo".