Lunedì 16 giugno la Caritas italiana ha presentato il Rapporto 2025 sulla situazione della povertà in Italia. Questa è una sintesi di quanto è stato pubblicato.
In un periodo segnato da crescenti tensioni commerciali e conflitti geopolitici, che producono effetti sull'economia globale e sulla fiducia internazionale, la povertà resta su livelli record. In Europa, il 21% della popolazione vive in una condizione di rischio povertà o esclusione sociale, pari a oltre 93 milioni di individui. L'Italia è il settimo Paese per incidenza, con un 23,1% di persone a rischio.
Secondo l'Istat, quasi un residente su dieci (9,7%) vive in povertà assoluta: 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie non hanno accesso a beni e servizi essenziali. L'istruzione si conferma un fattore protettivo, ma il lavoro non è più una garanzia: il 21% dei lavoratori ha un reddito insufficiente. Il costo della vita ha eroso il potere d'acquisto: tra il 2008 e il 2024 si è registrata una perdita dell'8,7%, la peggiore tra i Paesi del G20.
1. La povertà nel 2024 secondo l'Osservatorio Caritas
Nel 2024, la rete Caritas ha sostenuto 277.775 persone, equivalenti a nuclei familiari. L'aiuto ha raggiunto il 6 per mille dei nuclei familiari italiani e circa il 12% di quelli in povertà assoluta. Rispetto al 2014 l'incremento degli assistiti è stato del 62,6%, con il Nord Italia in testa (+77%). Cala l'incidenza dei “nuovi ascolti” e crescono povertà intermittente e cronica (oltre il 26%). Aumenta anche l'intensità della povertà.
L'età media degli assistiti è 47,8 anni. Cresce la componente anziana: dal 7,7% del 2015 al 14,3% attuale. Il 63,4% degli assistiti sono famiglie con figli. La fragilità lavorativa è centrale: il 47,9% è disoccupato, il 23,5% lavora ma guadagna troppo poco. La povertà è ormai multidimensionale: nel 56,4% dei casi si sommano due o più fragilità, nel 30% tre o più. I principali ambiti: reddito, lavoro, casa. Crescono anche i problemi sanitari, familiari, legati alla migrazione.
I percettori dell'Assegno di Inclusione sono l'11,5%, quelli del Supporto per la Formazione e il Lavoro solo l'1,3%. L'Assegno Unico Universale raggiunge il 38,8% delle famiglie con figli. Nel 2024 la rete Caritas ha erogato oltre 5 milioni di prestazioni, con una media di 18 interventi per assistito (erano 13 nel 2023).
2. Il problema casa
La crisi abitativa in Italia è strutturale, non più un'emergenza temporanea. Coinvolge un numero crescente di famiglie in difficoltà nel trovare o mantenere una casa dignitosa. Nel 2024, il 5,6% della popolazione vive in grave deprivazione abitativa, e il 5,1% è in sovraccarico abitativo. Il 33% degli assistiti Caritas manifesta almeno una forma di disagio abitativo; il 22,7% è in grave esclusione abitativa, il 10,3% ha problemi di gestione.
I problemi di gestione sono più comuni tra donne, adulti 45-64 anni, separati/divorziati, famiglie numerose, italiani, residenti in case popolari o subaffitto, e nelle Isole, Sud e Nord-Est. Questi sono spesso beneficiari di sussidi e supporti.
Le forme gravi di esclusione abitativa colpiscono maggiormente uomini, stranieri, giovani adulti, persone sole, e chi vive povertà multidimensionale. Spesso non ricevono sostegni pubblici, sono nuovi nei percorsi di aiuto e non hanno figli minori. Sono disoccupati senza reddito stabile e rientrano nelle classificazioni di grave esclusione (senza tetto, sistemazioni insicure).
3. Povertà e vulnerabilità sanitarie
Nonostante il SSN sia universalistico, molti cittadini incontrano ostacoli nell'accesso alle cure. Nel 2024, circa 6 milioni di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie necessarie, per liste d'attesa e costi troppo alti. Il fenomeno è in crescita.
Tra gli assistiti Caritas, il 15,7% vive una vulnerabilità sanitaria, spesso legata a patologie gravi e mancanza di risposte pubbliche. Alcuni chiedono aiuto esplicito, altri no: il fenomeno è probabilmente sottostimato. Questi soggetti sono spesso persone tra 55-64 anni o over 65, sole, con bassa istruzione, in case precarie, con lavoro irregolare o esclusi dal mercato, segnati da povertà cronica e marginalità multipla.
I bisogni sanitari si presentano quasi sempre con altri problemi, amplificandosi. Oltre un terzo di chi ha problemi sanitari è seguito da molto tempo, confermando la trappola della povertà cronica interconnessa e difficile da rompere.
Questa l'Italia vera, spogliata della retorica della propaganda meloniana che la disegna come il nuovo Paese di Bengodi. È l'Italia che fa finta di non vedere e di cui non parlano la "signora" Giorgia Meloni e la corte dei miracoli che riempie ministeri e gruppi parlamentari, supportata da eristi d'accatto che, dietro l'etichetta di giornalisti, propone una verità basata sul significato delle parole che sulla realtà dei fatti.
Questi i commenti dalle opposizioni...
Giuseppe Conte, M5s: "IL DISASTRO TARGATO “MELONI”.Dopo il boomerang del taglio del cuneo fiscale che ha aumentato le tasse ai lavoratori per 370 milioni di euro, dopo il “blocco navale immaginario” che ha fatto crescere del 40% gli sbarchi a maggio e il decreto flop sulle liste d'attesa con l'impennata del numero di persone che rinunciano alle cure, ecco il successone del Governo su povertà e stipendi.I dati diffusi oggi dalla Caritas parlano chiaro: abbiamo il record di 5,6 milioni di poveri assoluti e, con i tagli al Reddito di cittadinanza, migliaia di cittadini e famiglie in difficoltà abbandonate al loro destino. Nel 2024, solo l'11,5% degli assistiti dalla rete della Caritas ha percepito l'Assegno di inclusione di meloniana fattura e appena l'1,3% ha avuto accesso al Supporto formazione lavoro. Un fallimento su tutta la linea.Davanti al crollo dei salari reali, all'aumento del carrello della spesa, al record di indigenti e a un numero crescente di lavoratori poveri (il 23,5% di coloro che sono stati assistiti dalla Caritas ha un impiego), il Governo ha cancellato l'unica misura universale di contrasto alla povertà che l'Italia abbia mai avuto per fare cassa. Non contento, il Governo ha detto ripetutamente no al salario minimo.Altro che la folle corsa al riarmo! Piuttosto, si investano più risorse per aiutare chi è in difficoltà, chi non arriva alla terza settimana del mese, chi pur lavorando è povero. Questo significa essere “patrioti”."
Angelo Bonelli, AVS:I dati del terzo rapporto statistico nazionale della Caritas 2025 raccontano una verità drammatica, che il governo Meloni si ostina a negare: 5,6 milioni di persone vivono in povertà assoluta, pari al 9,7% della popolazione, e oltre 2,2 milioni di famiglie non riescono ad accedere ai beni e servizi essenziali per una vita dignitosa.Altro che ripresa: l'Italia affonda nelle disuguaglianze, mentre la Presidente del Consiglio continua a inscenare una narrazione trionfalistica del tutto scollegata dalla realtà.Questo governo ha fatto una scelta ideologica: favorire l'accumulazione di ricchezza nelle mani di pochi – come dimostrano i 70 miliardi di extraprofitti realizzati dalle società energetiche in soli tre anni – e criminalizzare chi è in difficoltà, tagliando il reddito di cittadinanza, cancellando ogni protezione sociale, trasformando la povertà in una colpa.E mentre milioni di persone non riescono a curarsi o a pagare una bolletta, il governo trova miliardi per aumentare la spesa militare, portandola fino al 5% del PIL per rispondere alle richieste della NATO. Un'assurdità assoluta: si indebolisce lo Stato sociale per arricchire l'industria delle armi.Serve un'inversione radicale. Non bastano le promesse: serve un piano nazionale contro la povertà, che rimetta al centro la dignità del lavoro, l'equità, i diritti sociali e ambientali. Basta con la logica punitiva verso i più fragili. Basta con un governo che ha smarrito il senso di giustizia.