Ha colpito tutti la notizia del ritiro di Bruce Willis dalle scene cinematografiche perché colpito da Afasia.  Ma che cos'è l'Afasia?

"Quando si parla di soggetto afasico si vuole intendere una persona che ha un problema con il linguaggio; un problema che comunque non ha origini innate." 
 La causa probabilmente può essere un ictus o un trauma cranico e gli esperti sottolineano che, sebbene possa influenzare la produzione e la comprensione sia del parlato che delle parole scritte, normalmente non ha alcun impatto sull'intelligenza.

L'afasia colpisce circa 2 milioni di americani, secondo la National Aphasia Association, il che lo rende più comune del morbo di Parkinson, della paralisi cerebrale o della distrofia muscolare.
Un sondaggio del 2016 condotto dallo stesso gruppo ha rilevato che meno del 9% delle persone sa cosa sia.
Sebbene sia normalmente causato una tantum da un evento specifico come l'ictus, "ci sono altre possibilità che possa dipendere da una malattia neurodegenerativa".
In questi casi il danno è progressivo e la terapia si concentra sulla prevenzione dell'ulteriore perdita di funzione.
La famiglia di Willis non ha condiviso la causa della sua diagnosi nella loro dichiarazione.

Quali sono le diverse forme dell'Afasia?
Il sistema cerebrale che governa il linguaggio è una "macchina molto complessa" che implica la selezione delle parole giuste, il movimento della bocca in modo appropriato per vocalizzarle e, dall'altra parte, ascoltare e decodificare il loro significato.
Di tanto in tanto tutti fatichiamo a trovare la parola giusta, "ma si può immaginare che in afasia questo accade spesso".

I medici a volte suddividono l'afasia in ampie categorie cliniche correlate al punto in cui si è verificata la lesione cerebrale.
Si ha dunque l'afasia espressiva, in cui le persone "di solito capiscono abbastanza bene, ma hanno difficoltà a pronunciare le parole".
Una persona con questo tipo di afasia potrebbe usare frasi semplici come "vuole cibo o vuole uscire" per essere compresa.
E l'afasia ricettiva in cui "le parole vengono facilmente dette,  ma potrebbero non essere le parole giuste. Ed è difficile per quella stessa persona capire cosa stia sentendo".

La buona notizia  è che "tutti hanno la possibilità di migliorare" a lungo termine.
"Ci sono persone che hanno avuto il loro ictus più  di 30 anni fa, che lavorano ancora utilizzando la loro lingua e comunicano in maniera comprensibile".
Il cervello è estremamente plastico e la logopedia può coinvolgere altre parti di esso per "aggirare i blocchi che si formano all'interno delle aree danneggiate e creare quindi nuove connessioni".