Alcune decine di anni fa era ancora possibile imbattersi, nei mercatini rionali delle periferie cittadine o nelle sagre dei paesi, in folcloristici personaggi che, in piedi su instabili trespoli, si sgolavano per vendere i loro improbabili intrugli e unguenti dagli effetti miracolosi.

Erano imbonitori dalla voce stentorea e dalla parlata popolare, il cui successo dipendeva da fantasiosi e strampalati slogan con cui decantavano la loro mercanzia.

Superati dai tempi loro sono scomparsi da mercatini e sagre ma in eredità hanno lasciato quella ossessiva abitudine di inventarsi slogan cialtroni ad effetto.

Una eredità di cui si sono appropriati i pubblicitari, ma soprattutto i politici, di ogni colore e latitudine, per imbonire gli elettori e conquistarne il consenso.

Per i politici l’importante è che lo slogan non dica mai nulla di concreto e di impegnativo.

Ad esempio, la premier Giorgia Meloni sembra essere stregata dalla possibilità di inventare slogan per inserirli nel suo linguaggio. 

La premier si affida a slogan sia per dare risalto all’azione del suo governo, sia per descriverne gli obiettivi.

Nel primo caso ricorre a formule vaghe ed autocelebrative, abusando della parola “storia” che potrebbe rivelare una sua inquieta e continua ricerca di sicurezze e conferme:

“Siamo facendo la storia”

“Riscriviamo la storia”

“Con gli accordi in Libia facciamo la storia!”.

Ma di quale “storia” parla? Della sua? Di quella dei fratelli e sorelle d’Italia? Di quella del Belpaese? Boh!!!

Nel secondo caso, invece, Giorgia Meloni ricorre a slogan così indefiniti da proporre solo l’eventuale titolo di un programma di governo, evitando, con scrupolosa attenzione, di indicarne i possibili contenuti per non creare aspettative negli elettori, consapevole com’è di non saperle o poterle soddisfare.

Ricorrere a slogan fumosi è il modo più subdolo per infinocchiare gli elettori ed evitare che si indignino.

È flagrante il caso di quella che Meloni ed i suoi ministri continuano a spacciare come “Riforma della Giustizia” mentre è ancora e sempre sola “Riforma dell’Ordinamento Giudiziario”, come nei giorni scorsi ha ammesso, con una pulsione di onestà intellettuale, un rappresentante dell’Esecutivo.

Cosa ben diversa, quindi, dalla Riforma della Giustizia che chiedono ed attendono i cittadini.

Una anticipazione di questa continua presa per i fondelli Meloni e cortigiani. l’avevano messa in atto nel marzo 2024 con i D.Lgs 44 e 45, sbugiardati dal loro eloquente titolo che recita:

“Riforma dell’ordinamento giudiziario e per l’adeguamento dell’ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ordinamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio Superiore della magistratura”.

Eppure già a marzo la premier, i membri del governo e molti galoppini destroidi, avevano magnificati, senza pudore, quei decreti spacciandoli per Riforma della Giustizia, arrivando perfino a vantarsi di aver rispettato l’impegno preso con i loro elettori in campagna elettorale.

Di fronte a tanta impudenza come non rimpiangere i pittoreschi ciarlatani che battevano mercatini e sagre?

Siccome Meloni ed i suoi sodali continuano anche in queste ore a farsi beffa degli italiani è legittimo chiedersi: ma la premier ed i suoi ministri saranno mai capaci, prima o poi, di mettere mano ad una vera e seria Riforma che renda migliore il funzionamento della Giustizia?

Gli italiani si attenderebbero, ad esempio, che il governo, si impegnasse concretamente a ridurre i tempi biblici dei processi, sia in campo civile che penale, a garantire pene giuste, certe ed uniformi, a contrastare la deriva che tende a discernere, di fronte alla legge, tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, ad evitare che per effetto delle prescrizioni risultino impuniti reati contro la persona, a condannare qualunque omicidio anche se non commesso con un’arma.

Questi i cardini di una vera Riforma della Giustizia che gli italiani si attenderebbero da un Governo serio e responsabile … ma forse è solo utopia sperare che la faccia il governo Meloni!