Vincenzo Petrosino - Oncologo Chirurgo - Salerno -

Ho sempre sottolineato in questi ultimi anni ,quando mi sono occupato di criticità ambientali, aeroporti e altro  che  "i limiti di legge" non rappresentano assolutamente i limiti di sicurezza per la salute umana.

Sempre si sente parlare di limiti di legge e spesso quando si realizza ad esempio un masterplan ,come quello per gli aeroporti di Firenze e Salerno, oppure si parla di Ilva o di altro, si tende a ripetere che i limiti non vengono superati. In Italia si misura molto , si provvede poco e si evita sembra ad arte la " prevenzione primaria ".

Spesso, diciamoci la verità, alcuni parametri vengono aggiustati ad arte usando programmi e proiezioni che hanno una certa affidabilità , ma consentono margini di manovra.

In genere amministratori , politici e non solo spesso come " pappagalli senza titoli e conoscenze " ripetono le assicurazioni che leggono scritte da chi propone opere...un pò la storia " acquaiolo com'è l'acqua? Fresca risponde questi ..... 

Questo ad esempio è accaduto e sta accadendo a Pontecagnano per l'aeroporto, ma anche altrove per altre opere inquinanti sul territorio.

Quando si parla di inquinamento in genere spesso si parla di pluri-inquinanti e spesso nel loro caso non ha senso parlare di limiti di legge, innanzitutto perché questi non sono supportati dal fatto che facciano bene alla salute,  secondo perché entrano in gioco numerosi fattori.

Spessissimo poi sento parlare di Pm e la gente non sa cosa esiste in questi Pm per cui la confusione è molta e bisognerebbe studiare.

Quali sono questi fattori  che entrano spesso in gioco quando si parla di inquinanti e inquinamento?

Ereditarietà, tempi di esposizione, clima  e anche, probabilmente, stili di vita e abitudini alimentari.

Nelle nostre ricerche pubblicate emerge chiaramente che alcune sostanze, ad esempio i policlorobifenili, sono presenti in ammalati di cancro  , i policlorobifenili li abbiamo sintetizzati noi umani, in natura non esistono ! 

Questo accade anche per molti tumori dove abbiamo riscontrato  la  presenza di metalli pesanti.  Presenza ricontrata anche da altri ricercatori nel mondo quasi contemporaneamente e con metodiche diverse. 

Non credo che la scienza e gli scienziati debbano prostituirsi di più, ad esempio alla politica, per ottenere credito. Credo proprio che oggi bisogna dire basta.

Servirà questo ministero della Transizione ecologica oppure non è  altro che l’ennesima   presa in giro per Taranto, per la Basilicata, per il Sulcis, per Gela , per la Terra dei fuochi e per tante altre realtà e cittadini italiani?

Un articolo di A. Visca  di oggi credo possa essere abbastanza illuminante.  Il mondo sta andando verso una direzione che io e tanti altri ricercatori  scienziati  nel mondo  stanno continuamente raccontando . 

Possibile che la politica, i media e la gente comune necessitano delle tragedie, delle Pandemie per risvegliarsi dal torpore di troppe lunghe primavere gelide?  Qualcuno ha per caso pensato che scelte scellerate e comportamenti sbagliati sono  concause della Pandemia da Sars covid-19 ? 

Ripeterò sempre e a lungo ciò che abbiamo scritto nell'ultima ricerca su cancer & science in USA :

Indeed, the earth and the environment in which we live is like a timeshare property, so we have a moral obligation to leave it clean – after “using” it – for the future generations.

https://symbiosisonlinepublishing.com/cancerscience-research/cancerscience-research52.php

 

Inquinamento dell’aria dannoso anche sotto i livelli d’attenzione L’inquinamento atmosferico è considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello globale. Tuttavia, non è facile quantificare i danni alla salute umana attribuibili all’esposizione ai maggiori inquinanti dell’aria. Per avere dati attendibili sono necessari studi su campioni di popolazione molto ampia e l’elaborazione di modelli statistici complessi. Occorre, infatti, far emergere il peso effettivo dell’inquinamento sull’insorgenza di patologie gravi (come malattie cardiache e respiratorie croniche) distinguendolo dagli altri fattori di rischio.Al di là di questi limiti, gli studi più recenti stanno mostrando con chiarezza sempre maggiore il rischio a breve e a lungo termine legato all’esposizione agli inquinanti, anche con concentrazioni inferiori alle soglie indicate come pericolose.Uno studio giapponese, pubblicato nel gennaio 2020, ha mostrato una relazione tra arresti cardiaci extra ospedalieri ed esposizione al PM2,5 anche a concentrazioni inferiori alla soglia di sicurezza indicata dall’OMS (25 μg/m3).La ricerca, pubblicata su The Lancet Planetary Health ha confrontato i dati nazionali sugli arresti cardiaci nella popolazione giapponese dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2015, con l’esposizione al PM2,5 e ad altri inquinanti atmosferici. L’esposizione giornaliera è stata calcolata considerando la media delle misurazioni da tutte le stazioni di monitoraggio del PM2,5 in ogni regione (prefettura) del Giappone.Ogni aumento di 10 μg/m3 di PM2,5 è stato associato a un aumento del rischio di arresti cardiaci al di fuori dell’ospedale. I pazienti di età superiore ai 65 anni erano più suscettibili all’esposizione al PM2,5 rispetto ai gruppi di età più giovane, non sono state identificate differenze di sesso.Gli autori concludono che l’esposizione a breve termine al PM2,5 è stata associata a un aumento del rischio di arresti cardiaci al di fuori dell’ospedale, anche a concentrazioni relativamente basse. Vanno quindi considerati i potenziali vantaggi per la salute derivanti dal miglioramento  della qualità dell’aria anche in luoghi che già soddisfano gli standard minimi proposti dall’OMS.Uno studio con un arco temporale più lungo e significativo è stato pubblicato a febbraio sulla rivista Circulation. I ricercatori hanno considerato una popolazione molto ampia, i 63 milioni di americani iscritti al programma Medicare tra il 2000 e i 2016. Medicare è l’assicurazione sanitaria statale che copre le persone con più di 65 anni di età e alcune categorie di malati cronici.I ricercatori hanno valutato l’esposizione media agli inquinanti atmosferici (PM2,5, biossido di azoto e ozono) in base al codice postale degli iscritti a Medicare e poi hanno calcolato gli eccessi di ricoveri ospedalieri per 4 eventi cardiovascolari e respiratori (infarto miocardico, ictus ischemico, fibrillazione atriale e polmonite). Oltre all’ampiezza della popolazione considerata, l’altro punto di forza dello studio è un robusto modello statistico che tiene conto dei fattori confondenti e della probabilità inversa.È risultato che per ogni μg/m3  in più di PM2,5, nella media annuale, si possono stimare  2.536 casi in più di ictus. Un aumento del rischio di ictus e fibrillazione atriale è associato anche all’esposizione a lungo termine al biossido di azoto. Mentre per l’ozono sembra aumentare solo il rischio di polmonite.“Quando abbiamo limitato le nostre analisi a individui che erano esposti a concentrazioni inferiori di inquinamento atmosferico, abbiamo comunque riscontrato un aumento del rischio di ricoveri ospedalieri per tutti gli eventi studiati, anche a concentrazioni inferiori agli attuali standard nazionali”, ha precisato Mahdieh Danesh Yazdi della Harvard TH Chan School of Public Health, autore principale dello studio.”“L”inquinamento atmosferico – conclude Yazdi – dovrebbe essere considerato dai medici un fattore di rischio per malattie cardiovascolari e respiratorie e i responsabili politici dovrebbero riconsiderare gli standard attuali per le soglie ammesse di inquinanti”.


Per conoscere alcuni aspetti del problema,  leggere da pagina  25  il  documento pubblico allegato  del 25/02/2019 parte di un procedimento Via presso il Ministero dell'Ambiente (ritirato da Gesac)  per l'Aeroporto di Capodichino. Ma esistono molte relazioni dello scrivente identiche applicabili ad altre realtà inquinanti, sia in Italia che all'estero:

https://drive.google.com/file/d/11-oCKsLlaRq65zTCR8tS2I5ZAEsXpWK3/view?usp=sharing

Per conoscere di più :

https://fai.informazione.it/6546D655-5A6C-4E48-A00C-1744014959C6/Inquinanti-ambientali-e-tumori-due-studi-pilota-in-Italia-Intervista-su-medico-e-Paziente-a-Vincenzo-Petrosino