Esteri

I colloqui per il cessate il fuoco a Gaza proseguiranno almeno fino a venerdì

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha proposto un piano di cessate il fuoco in tre parti, per dar seguito alla  risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, approvata da 14 Stati membri con l'astensione della Russia.

La prima fase dell'accordo prevede una tregua temporanea, durante la quale Hamas rilascerebbe donne, anziani e feriti detenuti a Gaza, in cambio dei palestinesi detenuti nelle prigioni militari israeliane.
La seconda fase prevede la fine definitiva delle ostilità e il rilascio di tutti i prigionieri israeliani rimasti.
La terza fase, infine, riguarderebbe la ricostruzione di Gaza.

Questo, in teoria, è ciò di cui si sta discutendo a Doha in queste ore, almeno fino a venerdì.

Per il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, i colloqui stanno progredendo. Il vertice, a suo dire, sarebbe ad una svolta importante, anche se  vi sarebbero distanze da colmare nel come attuare alcuni punti dell'accordo.

Al vertice è presente il direttore della CIA William Burns, con la delegazione israeliana guidata dal direttore del Mossad Dedi Barnia e quella egiziana dal ministro dell'intelligence Abbas Kamel. Hamas non partecipa direttamente, come già annunciato questa settimana, ma i suoi rappresentanti sono a Doha e i mediatori del Qatar e dell'Egitto li incontreranno per aggiornarli e ricevere da loro eventuali valutazioni.

Finora, Netanyahu ha trovato mille scuse per non raggiungere un accordo sul cessate il fuoco, per il semplice motivo che la finalità di questa guerra è l'evacuazione dei palestinesi da Gaza, di cui Israele vuole prendere il controllo. All'annientamento di Hamas, la scusa data in pasto all'opinione pubblica per giustificare il genocidio in atto, non crede più nessuno, neppure gli Stati Uniti.

Dopo questo conflitto, non solo Hamas non è stato distrutto, ma si è pure rafforzato... e come non potrebbe con il massacro di 40mila palestinesi. Un massacro che non tiene conto degli oltre 10mila dispersi e dei quasi 100mila feriti. Un massacro che non tiene conto dei ripetuti sfollamenti, della carestia, delle epidemie, della crisi sanitaria (esistevano dei malati che non hanno più avuto la possibilità di curarsi), delle condizioni igieniche, delle umiliazioni... dei palestinesi prigionieri a Gaza.

E non ci dobbiamo neppure dimenticare che il morale esercito dello Stato ebraico ha anche raso al suolo più di due terzi di tutto ciò che era stato costruito nella Striscia. 

E secondo voi, uno Stato canaglia che ha avuto lo stomaco di compiere un genocidio, grazie alla non minore complicità criminale del cosiddetto occidente democratico, si dovrebbe fermare adesso prima di terminare l'opera?

È pertanto illusorio ritenere che nelle prossime ore si possa arrivare ad un cessate il fuoco, considerando anche la possibilità di poter dar vita ad un conflitto regionale contro Iran e Libano, persino con l'aiuto degli Stati Uniti. Un'occasione da non perdere per Israele per portare a compimento il disegno di annessione allo stato ebraico di tutta la Palestina.

Autore Ugo Longhi
Categoria Esteri
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