Cultura e Spettacolo

QUASI AMICI

Quasi amici è uno spettacolo teatrale tratto dall'omonimo film francese del 2011, diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano. La pièce è stata adattata per il teatro a e vede protagonisti Massimo Ghini e Paolo Ruffini.

La storia originale racconta l'amicizia tra Philippe, un ricco e aristocratico uomo d'affari tetraplegico, e Driss, un giovane di origine "discutibile" senza lavoro e con un passato difficile. I due uomini si incontrano quando Philippe assume Driss come badante, nonostante le sue scarse qualifiche.

All'inizio, i due sono molto diversi e non sembrano avere nulla in comune. Philippe è arrogante e scontroso, mentre Driss è spensierato e solare. Tuttavia, con il tempo, i due uomini iniziano a conoscersi e a capirsi. Philippe trova in Driss un amico che lo aiuta a superare le sue difficoltà, mentre Driss trova in Philippe un padre e un mentore.

Lo spettacolo è una commedia divertente e commovente che racconta la storia di un'amicizia speciale, nata tra due uomini molto diversi ma uniti dalla voglia di vivere e dal bisogno di affetto.

La pièce è stata messa in scena in Italia per la prima volta nel 2022, con Massimo Ghini e Paolo Ruffini nei panni dei protagonisti. Lo spettacolo ha riscosso un grande successo di pubblico e critica, ed è stato replicato in numerose città italiane. "Una commedia divertente e commovente, che racconta la storia di un'amicizia speciale." 
"Massimo Ghini e Paolo Ruffini sono straordinari nei panni dei due protagonisti."  "Uno spettacolo che fa sorridere e riflettere, una storia di amicizia e di riscatto."
Se siete alla ricerca di una commedia divertente e commovente, Quasi amici è lo spettacolo che fa per voi.

video QUASI AMICI

Note di regia

Quasi Amici è una storia importante, di quelle storie che meritano di essere condivise e raccontate. Anche con il linguaggio delle emozioni più profonde: quello teatrale. Un adattamento per il teatro del soggetto e della sceneggiatura di Quasi amici è affascinante perché permette di dilatare, in drammaturgia teatrale, quelle emozioni che nascono per il cinema con un altro linguaggio, non solo visivo, ma anche filmrto Ferrariico. Emozioni che devono irrobustirsi però con parole e simboli precisi sul palcoscenico per poter rimandare tutti noi a un immaginario condiviso con il quale far dialogare il proprio. E partecipare. Ed è straordinario raccontare ancora più nell’intimità delle parole, degli scambi, delle svolte narrative, delle luci, dei movimenti, che solo una drammaturgia teatrale può cogliere e restituire, dando il senso profondo di una grande amicizia in fieri. Osservando poi il percorso che compiono i due protagonisti per crescere, ognuno nella rispettiva vita e in quella dell’altro e di come uno diventi assolutamente necessario all’altro per poter proseguire indenne, o quasi, il proprio cammino su questa terra. 

Due uomini talmente diversi da costituire una teorizzazione dell’antimateria. Due particelle che potrebbero portare a un’esplosione, un annichilimento delle proprie personalità e invece avviene il miracolo. Ed è questo Miracolo laico che vorrei raccontare. Un uomo molto agiato, ricco, molto ricco, troppo ricco, intelligente, affascinante; un uomo che vive di cultura e con la cultura vive, che si muove e conquista e soddisfa il proprio ego narcisistico con il cervello più che con il corpo. Un uomo a cui il destino ha voluto, per contrappasso, relegare a solo cervello, facendolo precipitare con il parapendio e fratturandogli la quarta vertebra cervicale e riprendendosi il corpo. Quel corpo, che era solo un bagaglio della mente, ora nell’assenza, diventa il fantasma di un’identità da inseguire e recuperare. E un altro uomo che entra ed esce di galera, sin da ragazzino, svelto, con una sua intelligenza vivace e una cultura fatta sulla strada e nei film di serie b, che ha visto. Ma decisamente smart. Un uomo che preferisce porre il suo corpo avanti a tutto e lasciare il cervello quieto nelle retrovie. Un corpo che, da subito, ha cercato di farsi strada nelle periferie degradate, in cui un’incertezza diventa come in natura, essenziale per determinare il proprio posto nella catena alimentare. Un predatore che in realtà̀ è una preda delle proprie debolezze. Un uomo che si è privato della carica del cervello che avrebbe potuto essere per lui determinante. 

Questi due uomini si incontrano per un caso e questo caso farà sì che diventino uno per l’altro indissolubili, l’uno indispensabile alla vita dell’altro e lenitivo alla ferità fatale che ognuno ha dentro di sé. Non lo sanno ma loro possiedono un dono che ognuno può donare all’altro: la leggerezza. Come in Pigmalione assistiamo per osmosi a un’educazione alla vita e alla cultura e un’istruzione alla leggerezza.
È l’assenza di leggerezza, più̀ che la malattia, che tiene ancorato sulla sedia Philippe, la sua pesantezza della vita, della sua percezione del mondo, che lo inchioda a decisioni sbagliate con la figlia adottiva, con i suoi collaboratori, ma soprattutto con sé stesso. 

Non si perdona mai. Da cosa non si è ben capito. Dalla difficoltà di vivere? 

E l’altro uomo che ha fatto della sua leggerezza un modo per non occuparsi di nulla, di scansare ogni problema, ogni profondità, ogni disagio. Una leggerezza frivola, gassosa, che lo porta a risolvere tutto con il corpo, fisicamente e caso strano, pesantemente. Una leggerezza che ha la pesantezza di un dirigibile senza l’idrogeno. Una leggerezza senza controllo. 

Paul Valéry ha detto: «Il faut être léger comme l’oiseau, et non comme la plume». Uno usa il corpo e uno la mente. Occorre una ridistribuzione totale dei talenti. 

Nell’adattamento teatrale il ruolo di Philippe, l’uomo sulla sedia, dovrà essere riequilibrato, perché nella versione cinematografica è molto sbilanciato il racconto a favore di Driss, l’uomo che arriva ad aiutarlo. Nella versione teatrale i due ruoli saranno equiparati per poter scavare molto di più nel loro rapporto e nella loro ricerca di questa leggerezza calviniana che ci faccia emozionare, godere, ridere fino alle lacrime 

Ho immaginato quindi, di inserire anche quei momenti di sconforto che nel film, per necessità del tempo di racconto non hanno probabilmente trovato spazio, invece nella versione teatrale ci permettono di entrare nella psiche di un uomo completamente paralizzato che diventa tutt’uno con la sua sedia a rotelle elettrica. E nella testa di un altro uomo che ha considerato la vita fino allora come un aperitivo leggero da ingurgitare e poi tranquillamente digerire. Ad esempio: un sogno in cui Philippe si sveglia e lo vediamo camminare. E questa cosa ci disorienta. Philippe chiama subito Driss, è entusiasta della notizia che gli deve dare e Driss arriva ma è lui sulla sedia a rotelle. Philippe, come nel peggiore incubo, si rende conto che è solo un sogno e si sveglia madido di sudore nel suo letto. Ma nel sogno, per una volta, ha capito la strada. Ha perso la gravità che gli dava pesantezza. Ma la ricerca alla leggerezza passa anche per la comicità. Ridere sarà il veicolo segreto per arrivare a comprendere ancora di più i meccanismi che regolano la vita e i destini di questi uomini. Ridere di sé e dell’altro per conoscere di più in profondità chi ci sta davanti: nudo, senza schermi. Un uomo macchina che custodisce gelosamente l’essenza del suo essere uomo in un incontro epistolare con una donna che potrebbe risultare la sua ragione di vita. Che alla fine potrà restituirci uno scampolo di vita reale. 

Per la regia mi sono immaginato un grande spazio aperto, un grande panorama illuminato come una giornata estiva, una notte autunnale, un pomeriggio piovoso. E un piano inclinato che dirada verso il proscenio e che racchiuda al suo interno tutti i luoghi della vicenda, che si aprono e diventano a volte studio, camera da letto, salotto, a volte ristorante eccetera. Ma poi richiudendosi all’interno del praticabile ci restituiscono solo una pianura inclinata in cui far scivolare dolcemente la sedia a rotelle o faticosamente spingerla in salita. Un non luogo esterno che potrebbe essere una spiaggia con il mare davanti, la platea, o un prato dove volano i parapendii e dove nel finale, per realismo magico, seguendo un aquilone che Driss fa volare nel vento di un pomeriggio, Philippe finalmente acquisisce la sua leggerezza e si stacca dalla sua sedia a rotelle e vola come se fosse sul parapendio lasciando finalmente quella sedia che lo schiacciava verso la gravità più̀ pesante del mondo. 

Philippe ha perso la gravità. Ha imparato la leggerezza e Driss, la leggera profondità̀ che non lo fa volare e tiene Philippe ancorato a sé, come un riferimento importante. La loro amicizia, una centratura, per vivere ed essere uomini un po’ più̀ consapevoli della meraviglia e poter ridere, finalmente a crepapelle. 

Alberto Ferrari

Enfi Teatro

presenta

Dal 16 al 28 gennaio 2024
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30
sabato 27 gennaio ore 15,30 e 20,45


MASSIMO GHINI PAOLO RUFFINI

QUASI AMICI

dal film “Quasi amici” di Eric Toledano e Olivier Nakache


Adattamento e regia  Alberto Ferrari

con 

Claudia Campolongo
Francesca Giovannetti
Leonardo Ghini
Giammarco Trulli
Giulia Sessich
Diego Sebastian Misasi

Foto*_©Serena Pea

Scene Roberto Crea - Costumi Stefano Giovani

Disegno luci Pietro Sperduti - Musiche Roberto Binetti

Assistente alla regia Cristiano Malacrino - Video Robin studio

Interpreti e personaggi

Massimo Ghini - Filippo
Paolo Ruffini - Driss
Claudia Campolongo - Yvonne, La Voce della Navigator
Francesca Giovannetti - Magda ed Eleonora
Leonardo Ghini - Adamo, Candidato, Badante, Gallerista
Giammarco Trulli - Alberto, Giardiniere, Antonio Legenda, Cameriere, Candidato
Giulia Sessich - Deb ed Elisa
Diego Sebastian Misasi - Bastiano, Candidato, Badante, Violinista

BIGLIETTI
Da martedì a venerdì
Prestige € 36,50 - Poltronissima € 33,00 - Poltrona € 25,00 - Poltronissima under 26 anni € 16,00

Sabato e domenica
Prestige € 41,00 - Poltronissima € 36,50 - Poltrona € 26,50 - Poltronissima under 26 anni € 18,50

Per acquisto:
biglietteria del Teatro
online https://www.teatromanzoni.it/acquista-online/?event=3296348
telefonicamente 027636901
circuito Ticketone

Teatro Manzoni
Via Manzoni 42 - 20121 Milano
Tel. 02 7636901
Fax 02 76005471
Email: stampa@teatromanzoni.it

*_©Angelo Antonio Messina

Autore An Genio
Categoria Cultura e Spettacolo
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