«Io ed il mio compagno studiamo storia dell'arte e anni fa, anni fa, in tempi non sospetti, durante una delle nostre infinite peregrinazioni per le città e i musei, gli dissi: "pensa se Chiara Ferragni facesse un servizio fotografico in un museo poco frequentato o poco famoso, lo riporterebbe in auge e forse potrebbe essere un modo per mostrare al mondo non solo ciò che è sempre stra visitato, ma anche le mille meraviglie che vi si celano dietro". Non è il caso degli Uffizi, ma l'arte, la nostra, ha sempre bisogno di essere sponsorizzata, per cui, grazie».

Quello sopra riportato è uno dei tanti commenti a fianco di una foto pubblicata sul profilo Instagram di Chiara Ferragni, che la riproduce con la Venere del Botticelli sullo sfondo... evidentemente, la Ferragni pensava di poter competere con Simonetta Vespucci, genovese trapiantata a Firenze dopo le nozze, da sempre riconosciuta come una tra le donne più belle del Rinascimento e ufficialmente indicata come musa del pittore fiorentino.


Ad accompagnare la Ferragni nel suo tour agli Uffizi, immancabilmente privato (ci mancherebbe), il direttore del museo, il teutonico Eike Schmidt, che nei giorni successivi all'evento ha dichiarato di aver registrato un forte aumento dei visitatori, soprattutto fra i più giovani.

«Nel weekend successivo al servizio della Ferragni, sono stati 9.312 i visitatori accorsi alla Galleria nei giorni tra venerdì e domenica, mentre nel fine settimana precedente erano stati 7.511, il 24% in meno».Ma «oltre al dato della crescita generale - ha aggiunto Schmidt - che per la prima volta dalla riapertura post lockdown indica più di 3.000 persone al giorno di sabato e domenica, annotiamo con immenso piacere un vero e proprio boom di giovani in museo: da venerdì a domenica abbiamo avuto tremilaseicento tra bambini e ragazzi fino a 25 anni. Nel weekend passato erano stati 2.839: dunque stavolta sono venuti a trovarci 761 ragazzi in più, con un aumento del 27%».

Il direttore degli Uffizi non ha gradito le critiche che gli sono piovute addosso per aver accompagnato l'influencer nel tour privato, ribattendo a chi gliele ha rivolte in questi termini: «In questo fine settimana abbiamo visto, letto e sentito un sacco di tuttologi che ci hanno insegnato di tutto e di più. Alla luce di questi numeri posso solo dire che mi dispiace per loro».

E quando si parla di vip, influencer, like, social e follower... tanti follower, immancabile non poteva non arrivare sull'argomento il commento dell'influencer mancato per antonomasia, il re Mida al contrario della politica italiana... il senatore "semplice", anzi molto semplice, Matteo Renzi: 

«Polemica contro il direttore degli Uffizi per aver ospitato Chiara Ferragni - ha scritto nell'ultima "Renzi news" -. Chi le fa non si rende conto che stiamo parlando di una icona della comunicazione social, di un potente brand mondiale, di una risorsa incredibile per avvicinare i giovani all'arte e alla cultura. Se la comunicazione della Ferragni raggiungerà i sedicenni invitandoli a studiare l’arte o a emozionarsi davanti alla bellezza del Rinascimento e non solo del fashion, sarà un successo straordinario, di cui potremo solo ringraziare lei e il direttore degli Uffizi. Sbaglio?»

Come sempre, Renzi sbaglia. 

Lui, come il direttore Schmidt, dovrebbero solo porsi qualche domanda. Ma chi diavolo è Chiara Ferragni? Una giovane donna, carina, che si fotografare mostrando o indossando dei prodotti. Chi li fabbrica o chi li distribuisce, solo per questo le dà dei soldi perché molte, anzi moltissime, persone dicono di seguirne i profili social. Il che, tradotto in termini pratici, dicono di guardare le fotografie che pubblica. Difficile credere che possano leggere i testi che le accompagnano, considerandone lo "spessore" e la qualità... ma tutto è possibile.

In pratica, secondo loro, una che vive facendosi fotografare per vendere i prodotti e, contemporaneamente, se stessa è un modello da prendere ad esempio, soprattutto per i giovani, utile anche per promuovere la cultura. 

Negli anni anni '70, solo se si fossero persino azzardati ad ipotizzare, non tanto ad affermare, una dichiarazione simile, i due sarebbero stati sommersi da contumelie di ogni genere... da parte di "chiunque". Oggi, invece, ne vanno orgogliosamente fieri, sicuri che chi li approva sarà in maggioranza rispetto a chi li critica.

Schmidt e Renzi, in fondo, guardano ai numeri e al risultato, ma non all'esempio che promuovono. Quello non sembra interessargli. Per loro apparire conta più di essere... Non si capisce, però, per quale motivo Renzi parli di istruzione, lavoro, competenza ed il direttore Schmidt di cultura. Ma perché darsi tanta pena - visto che istruzione, lavoro, competenza e cultura costano impegno e fatica - se per campare, e bene, è sufficiente farsi fotografare ed avere dei cretini che mettono mi piace alle tue foto? 

Forse Schmidt e Renzi dovrebbero spiegarci anche questo, oltre al fatto che andare agli Uffizi perché c'è stata Chiara Ferragni non significa andare a visitare il museo. Ma forse Schmidt non lo ha capito... neanche questo.

Da considerare che, forse, Schmidt, qualche giorno dopo la visita della Ferragni, ha riacquistato un barlume di lucidità, si è reso conto di aver fatto una scelta sbagliata e ha cercato di leggere nei numeri quello che nei numeri non c'era scritto, a mo' di giustificazione del suo operato. Attribuire alla Ferragni l'aumento dei visitatori è un po' azzardato. A ben vedere potrebbe benissimo essersi trattato di un normale incremento, dovuto al fatto che la gente, finito il lockdown, non si mette "on the road" il giorno dopo, ma riprende solo pian piano le vecchie abitudini, comprese quelle di fare del turismo e visitare i musei. Quindi, un incremento fisiologico, che probabilmente ci sarebbe stato anche al netto della Ferragni.

Con buona pace di Renzi e Schmidt affidarsi alla Ferragni non significa promuovere la cultura ma l'anti-cultura. Anche se la Ferragni avesse contribuito ad aumentare gli incassi degli Uffizi, la società nel suo complesso non ne ha tratto un guadagno.