La Vallonia, la regione francofona del Belgio, ha ritirato il proprio diniego al CETA "Comprehensive Economic and Trade Agreement", il trattato di libero scambio tra Unione Europea e il Canada. I Parlamenti belgi dovrebbero ratificare l'intesa per il fine settimana.

E così ci si avvia verso una ulteriore disgrazia che presto si abbatterà su gran parte della UE. Soprattutto si abbatterà su quei paesi, come il nostro, che hanno un sistema produttivo con strutture di medio e piccole dimensioni.

I partiti globalisti stanno ottenendo una vittoria significativa a favore delle multinazionali. Anche se  Alessia Mosca, europarlamentare del PD, si lamenta della mancanza di democrazia in quanto un piccolo parlamento come quello belga, ha avuto l'ardire di intralciare l'azione dell'organo legislativo della UE.

 "C'è un problema di forma democratica se un piccolo parlamento impedisce al Parlamento europeo di esprimere le proprie posizioni" così afferma la pidiessina.

Infatti in Belgio, 3,5 milioni di abitanti della Vallonia (lo 0,6% della popolazione europea), sono stati in grado di bloccare l'iter di questo accordo per il libero scambio.

Invece da noi, di questo accordo nemmeno se ne parla, né tantomeno il governo italiano ha sentito la necessità di valutare quale fosse l'opinione più diffusa su questa materia.

Nel nostro paese, i paladini della democrazia, che sostengono il principio di rappresentanza, credono che solo un'elite tecnocratica, insieme a quella politica, possano essere in grado di prendere le giuste decisioni per conto del proprio popolo.

 E allora perché informare i sudditi, che grazie a questo trattato, le multinazionali potranno portare in giudizio uno stato, avendo le multinazionali stesse previsto un sistema di protezione?

Scrive il giornale on line "The Post Internazionale":

"La norma che suscita maggiori perplessità, e che ha determinato la bocciatura della Vallonia, è quella che prevede la creazione di un tribunale di arbitrato extragiudiziale in cui le imprese possono chiamare in giudizio i governi, chiedendo i danni per leggi che comportano un'indebita discriminazione, contraria alle regole dell’accordo. Gli stati non possono fare altrettanto. Il timore è che questa regola metta le basi per una preminenza giuridica delle grandi multinazionali a scapito della sovranità dei governi."

E allora perché informare i sudditi che grazie a questo trattato, si metterà a rischio la nostra salute, che la disoccupazione sarà destinata ad aumentare e che si perderà gran parte della nostra identità?

I sudditi non devono sapere, i sudditi devono comportarsi da semplici consumatori, perché c'è chi veglia su di loro. Ma come si permettono i valloni di ritardare il cammino del Parlamento Europeo? Non sanno, i valloni, che l'esclusiva competenza nella politica commerciale deve essere nelle mani del Parlamento Europeo? Valloni, dovete diventare come i sudditi italiani, silenziosi e ubbidienti!

E poi dopo il CETA verrà il TTIP. Ma non c'è fretta. Le maggiori filiali delle multinazionali statunitense sono presenti in Canada grazie all'accordo per il libero scambio esistente tra i due paesi. Si chiama NAFTA ( North American Free Trade Agreement). Vi ricordate il Cavallo di Troia?

Alla domanda se il CETA possa essere il grimaldello per il TTIP, la nostra Alessia Mosca ha risposto: "Sono due trattati non paragonabili, sono troppe le differenze." e ha aggiunto " Noi non negoziamo accordi internazionali per le multinazionali".