Il rapporto Arte, Natura, Ambiente per una nuova coscienza ecologica
La problematica dell’individualismo è presente anche nell’ecosistema e la questione ambientale non è un problema tecnico o economico, è prevalentemente un problema che riguarda i comportamenti umani, perché l'uomo è al centro dell'ambiente. Quando agli albori della civiltà umana l’unica divinità era l’antica Madre, gli uomini erano un tutto unico con il divino ed erano parte integrante della Natura, vivendo in Armonia con il creato, seguendo le leggi naturali.
L’uomo non ha tenuto conto dell’interdipendenza dei vari componenti ed ha quindi stravolto le leggi che regolano la sopravvivenza. Le crisi di questa epoca, come la scarsità di risorse, la contaminazione dell'atmosfera, i cambiamenti climatici, la riduzione della biodiversità, sono una straordinaria opportunità per una crescita evolutiva individuale e collettiva senza precedenti.
L’uomo è l’unica creatura sulla terra capace di avere coscienza e di apprezzare la natura della realtà che lo circonda; è dunque l’unico essere vivente che può mantenere un equilibrato rapporto di cambiamento reciproco con la natura, in quanto l’uomo modifica la natura alle sue esigenze, e la natura modifica l’etica, la ragione, la fede, il modo di comunicare dell’uomo.
“Nequaquam nobis divinitus esse paratam naturam rerum”: così, nel I secolo a.c affermava il poeta latino Lucrezio Caro nel “De rerum natura”, mai nessuna cosa nasce dal nulla per virtù divina e nulla si riduce al nulla, solo si trasforma, sottolineando come il volere divino non abbia per nulla disposto la Natura per i comuni mortali. Eppure l’idea di dominare ciò che è naturale è paradossalmente un istinto dell’uomo.
Da svariati decenni si osserva un proliferare di politiche economico ambientali, attivate da ricercatori e scienziati competenti, con particolare rispetto ed attenzione sempre maggiore alle problematiche delle dinamiche della ecosostenibilità ambientale, della biodiversità, dei cambiamenti climatici, per reperire possibili soluzioni per la tutela e la salvezza del pianeta e di come il rapporto degli organismi animali e vegetali con l’ambiente garantisca il mantenimento della vita nell’ecosfera , compreso il benessere e la sopravvivenza dell’uomo.
La sfida di oggi è di ordine morale e riguarda ogni cittadino del mondo, nel risvegliare una coscienza ecologica – sempre più animalista – che amplifichi gli orizzonti in una visione olistica dell’Universo. Anche l’Arte in questo contesto si manifesta concretamente quale strumento di risveglio della consapevolezza. Il legame tra Arte e Natura nasce, sin dagli albori della creazione, dall’interpretazione, da parte dell’Uomo, dell’ambiente che lo circonda, facendo riferimento a quel linguaggio, indispensabile per rendere immortale Il rapporto primordiale tra Essere umano e Natura.
Arte intesa come evoluzione storica del tentativo umano di interpretare il mondo, esistente già da prima dell’invenzione della scrittura, testimonianza tangibile ed emozionante della nostra epopea sulla terra, passando dai graffiti delle caverne, ai geroglifici egiziani, dal simbolismo della pittura e scultura medievale, alla perfezione nei paesaggi dei grandi maestri dell’impressionismo per arrivare nel diciannovesimo secolo all’interpretazione della Natura come luogo e Cornice , che evoca emozioni , suggestioni e stati d’animo. L’Arte in questo senso ha una funzione trascendente; la sua creatività si fonda su di un sublime scopo teologico: la meditazione, finalizzata alla riscoperta di sé e della propria relazione con il Divino.
L’opera d’arte nasce dalla meditazione ed induce alla meditazione, al fine di rendere possibile – all’artista e allo spettatore – il guado da una sponda all’altra, da un livello di coscienza ad un altro ancora superiore, dalla percezione della forma alla percezione dell’essenza, oltre il gioco di apparenze dell’esperienza meramente sensoriale ed estetica. L’Arte, dunque, come strumento di riflessione, di crescita, di auto-superamento per la realizzazione di una nuova Coscienza ecologica planetaria.
Entrare in relazione con una coscienza evoluta, una relazione diversa rispetto a quelle consolidate con Madre natura, significa risvegliare l’Anima green’’, usando la definizione dello scrittore e agronomo Francesco Tassone nel suo omonimo libro, che è insita nel genere umano. Riconoscere l'anima green vuol dire “Essere intimamente collegati con l'ambiente e la natura che ci circonda. Significa – chiarisce lo scrittore– aver compreso che la relazione con la natura è indispensabile”.
Un'ispirazione a vivere il presente ed un invito ad essere presenti al cambiamento. “La natura ci sta chiedendo di allinearci a uno stile di vita con le condizioni che cambiano. Possiamo scegliere: resistere o adeguarci”. C'è bisogno di ristabilire il nostro contatto con “madre natura per renderci in grado di viver la vita che meritiamo di vivere. Così diventa necessario mettere insieme le diverse discipline del sapere tecnico scientifico, delle teorie economiche di ricerca, del sapere umanistico e artistico per farle dialogare in virtù di una contingenza ineludibile, senza per questo dover perdere la loro peculiare dimensione.
Tale bisogno è dettato da una legge morale che le fa essere per un bene comune inderogabile e non per la produzione di falsi bisogni, di meccanismi coercitivi che ci allontanano dalla natura e dal nostro essere con il mondo. Secondo la filosofia ecocentrica, tutte le odierne crisi sono semplici conseguenze di un’unica grande crisi del pensiero: è per questo motivo che bisognerebbe abbandonare quanto prima il suo paradigma antropocentrico occidentale, a favore di quello ecocentrico. Non bastano i dibattiti, i convegni sullo stato del pianeta, i richiami di responsabilità alle Istituzioni governative a far cambiare rotta ad abitudini, cristallizzate per esclusivi fini egoici e di potere , quando ancora guerre e desolazioni, terrorismi, fanatismi e razzismi giganteggiano nel nostro mondo. Non si tratta soltanto di tornare a riflettere sul proprio heideggeriano Essere-nella-relazione con la Vita e la Natura, compiere adeguate connessioni tra le informazioni provenienti dagli svariati campi della conoscenza e dall’esperienza e sviluppare di conseguenza una propria ideologia ecocentrica, ma di guardare a uno sviluppo dell’Essere, pacificato prima con se stesso e poi con gli altri. Si tratta di costruire un’alternativa che comprenda, oltre ad una pianificazione sul piano degli interventi una democrazia dei diritti, che preveda realisticamente una cessione di privilegi da parte dei burocrati e dei controllori istituzionalizzati.
Occorre comprendere il discorso ecocentrico come urgenza sociale e planetaria , un modo di intendere l’ecologia senza la retorica convulsiva che caratterizza oggi il rapporto fra arte, ecologia e scienze o di qualsiasi messa in scena apocalittica, prendendo atto della sua stretta connessione dentro concetti quali sviluppo economico e denaro, progresso tecno scientifico e industrializzazione è sempre più imminente la necessità di compiere una rottura con i presupposti con cui finora si è fondato lo sviluppo economico.
In questa direzione occorre una politica economica capace di mettere riparo alla crisi finanziaria globale e alla crescita di ineguaglianze sempre più marcate e inaccettabili. Senza una teoria critica e insieme ricostruttiva dei modelli economici, della società monetaria e dei suoi interessi quasi sempre corrotti è difficile che gli sforzi per una sensibilità ecocentrica portino a un qualche risultato, ma soprattutto dobbiamo per prima cambiare i modelli di riferimento in cui si muovono e sono percepite tutte le cose e non solo quelle dell’Arte, il che vuol dire sapere cambiare per prima noi stessi.
Maria Gabriella Lavorgna
Pres. Fondazione no profit Il Mandir della Pace
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