Le tombe nel cimitero Teutonico in Vaticano, indicate come luogo di sepoltura di Emanuela Orlandi in una lettera anonima ricevuta circa un anno fa dalla famiglia, sono state aperte giovedì 11 luglio.

Al loro interno, però non era presente alcun corpo: entrambe le tombe sono risultate completamente vuote, neppure una bara o un'urna con delle ceneri.

La prima ad essere aperta è stata la tomba della principessa Sophie von Hohenlohe. È stato svelato un vano sotterraneo molto grande di circa 4 metri per 3,70, ma completamente vuoto al suo interno.

Successivamente, l'altra tomba ad essere aperta è stata quella della Principessa Carlotta Federica di Mecklemburgo. Anche in questo caso la tomba era vuota.

All'apertura delle tombe erano presenti il personale della Fabbrica di San Pietro, il professor Giovanni Arcudi, il Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano Gian Piero Milano, il suo Aggiunto Alessandro Diddi e il Comandante del Corpo della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani.

Per la famiglia Orlandi erano presenti un perito di fiducia, l'avvocato Laura Sgrò e il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi.

Questa la dichiarazione del direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede Alessandro Gisotti: «Per un ulteriore approfondimento sono in corso verifiche documentali riguardanti gli interventi strutturali avvenuti nell'area del Campo Santo Teutonico, in una prima fase alla fine dell'Ottocento, e in una seconda più recente fase tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.

Teniamo a ribadire che la Santa Sede ha sempre mostrato attenzione e vicinanza alla sofferenza della Famiglia Orlandi e in particolare alla mamma di Emanuela.

Attenzione dimostrata anche in questa occasione nell'accogliere la richiesta specifica della famiglia di fare verifiche nel Campo Santo Teutonico».

Va aggiunto però un ulteriore particolare, svelato nei giorni scorsi da Pietro Orlandi e Laura Sgrò in una intervista ad Andrea Purgatori per La7.

La richiesta fatta dalla famiglia Orlandi al Vaticano per aprire le due tombe che avrebbero potuto contenere i resti di Emanuela non si basava solo su una lettera anonima, ma anche su riscontri avuti da persone molto importanti e influenti all'interno del Vaticano.

Pertanto, è probabile che adesso la famiglia Orlandi chieda a queste persone di testimoniare ufficialmente e di dire pubblicamente ciò che del caso Orlandi sanno o sono venute a conoscenza.