Mentre in Italia la sinistra chiede al premier Conte e al ministro della Difesa Di Maio una netta presa di distanza dall'assassinio del generale Soleimani e precise rassicurazioni che escludano l'utilizzo della base di Sigonella e quella di altre basi Usa nell'attacco all'Iraq, come ha affermato il deputato del gruppo di Liberi e Uguali Stefano Fassina, prosegue tra Stati Uniti e Iran l'escalation di dichiarazioni tra i massimi vertici dei due Stati che non fanno certo ben sperare per il futuro.

In una serie di tweet, come suo solito, Trump ha minacciato l'Iran dichiarando che se Teheran dovesse attaccare americani o interessi americani, gli Stati Uniti hanno già identificato 52 obiettivi strategicamente importanti e simbolici per l'Iran - anche dal punto di vista culturale (!) - che verrebbero colpiti come atto di ritorsione. 

Il numero 52, ha aggiunto Trump, non è casuale, perché corrisponde ai 52 americani tenuti in ostaggio in Iran per oltre un anno, dalla fine del 1979, dopo essere stati prelevati dall'ambasciata Usa a Teheran.


In risposta alle dichiarazioni di Trump, il vice ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha convocato il mediatore svizzero incaricato di tenere le relazioni diplomatiche tra i due Paesi, assegnandogli il compito di informare gli Stati Uniti che gli attacchi mirati ai siti culturali sono vietati dal diritto internazionale che regola i limiti di un conflitto armato e sono classificati come crimini di guerra.

Araghchi ha inoltre ricordato agli Usa che tale minaccia li accomuna ai gruppi terroristici che in passato hanno distrutto siti di valore culturale e storico.

Naturalmnete, Araghchi ha aggiunto anche che l'Iran non è affatto intimidito dalle minacce Usa e risponderà in modo deciso contro qualsiasi aggressione alla sua integrità territoriale.


Per la cronaca, la scorsa notte degli hacker che si sono definiti  "Iran Cyber ​​Security Group" hanno violato un sito gestito dal governo federale, che fa capo all'American Federal Depository Library Programme, lasciando nella home page un messaggio della Repubblica islamica dell'Iran in cui si dà sostegno al popolo oppresso della Palestina, al popolo oppresso dello Yemen, al popolo e al governo siriano, al popolo e al governo iracheno, al popolo oppresso del Bahrein... alla vera resistenza mujahideen in Libano e Palestina... [loro] saranno sempre supportati da noi ".

Il messaggio era accompagnato anche da un'immagine di Donald Trump sanguinante che viene colpito da un pugno "iraniano".