Filippo VI, re di Spagna, oltre che sua Maestà cattolica, re di Castiglia, di León, di Aragona, delle Due Sicilie, di Gerusalemme, di Navarra, di Granada, di Toledo, di Valencia, di Galizia, di Maiorca, di Minorca, di Siviglia e di chi sa quant'altro ancora, martedì sera si è rivolto agli spagnoli, parlando in televisione, per accusare il governo catalano di voler rompere l'unità del Paese, tramite decisioni che "hanno violato sistematicamente le leggi, dimostrando una slealtà inammissibile verso i poteri dello Stato".

Filippo Vi si è poi rivolto ai catalani contrari alla ultime decisioni del loro governo dicendo loro: "Non siete soli, avete la nostra solidarietà e la garanzia dello Stato di diritto", accusando la "condotta irresponsabile dei leader catalani" che "può mettere a rischio la stabilità economica e sociale della Catalogna e di tutta la Spagna". Il re ha poi aggiunto che è "responsabilità dello Stato difendere l’ordine costituzionale della Spagna."



Come si può capire dalle parole pronunciate, il discorso è stato molto duro e non ha lasciato spazio a mediazioni di sorta con il governo della Catalogna. Non solo, Filippo VI non ha neppure fatto cenno alle violenze di Polizia e Guardia Civil che oggi hanno portato 700mila persone in piazza (in base ad alcune fonti) solo a Barcellona.

Filippo VI è, pertanto, allineato sulla stessa linea di Mariano Rajoy, che equivale, almeno ufficialmente, a nessuna possibilità di mediazione con gli indipendentisti catalani. Un muro contro muro che non promette nulla di buono.

Più o meno nello stesso istante in cui il re si rivolgeva agli spagnoli, il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, ha rilasciato un'intervista alla BBC annunciando che la dichiarazione d'indipendenza sarà questione di giorni, già questa settimana o i primi giorni della prossima.