Dopo le conseguenze dei temporali, soprattutto a Livorno, della scorsa settimana il WWF ha diffuso una nota per chiedere al Parlamento "una sessione urgente e straordinaria sulle azioni messe in campo sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sulla decarbonizzazione: è ormai evidente che il rapporto tra territorio, cambiamenti climatici ed economia senza carbonio non può non essere centrale nell’agenda delle istituzioni."

Alla base della richiesta, le motivazioni illustrate dall'evidenza dei fatti con quanto sta accadendo in Italia - dalla siccità ai nubifragi, dagli smottamenti alle frane - e nel resto del mondo - con uragani sempre più numerosi e violenti - che svelano i cambiamenti climatici e rendono sempre più evidenti i rischi ambientali cui sono sottoposte le città.

Quanto accaduto a Livorno è, oltretutto, anche frutto della scarsa previdenza che ha consentito di costruire case nella zona di espansione in prossimità di un torrente "tombato".

"Di situazioni simili, in Italia, ce ne sono a migliaia, aggravate dal mostro dell’abusivismo. A Soverato, esattamente 17 anni fa (il 10 settembre) la situazione era per certi versi analoga (camping sul letto di un fiume), per scavare nella memoria." E più di recente lo stesso era già accaduto in Liguria ed in Sardegna.

Per il WWF, "l’emergenza climatica ci impone di agire subito, superando i rimpalli tra istituzioni locali, quelle regionali e quelle nazionali: è indispensabile un cambiamento di mentalità e una gigantesca opera di risanamento, riparazione, messa in sicurezza, riprogettazione. Occorre adeguare tutti gli insediamenti e le attività umane alla nuova realtà, soprattutto occorre una gigantesca opera di prevenzione, con un radicale cambio di mentalità e assumendo l’importanza della funzionalità dei sistemi naturali e una accorta ed equa gestione delle risorse naturali (a cominciare dall’acqua) per garantirci la sicurezza e la vitalità del territorio e la disponibilità (equa) delle risorse.

Attualmente sono in corso due importanti consultazioni: una sul piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico, l’altra sulla Strategia Energetica Nazionale. La redazione finale dei due documenti deve diventare una occasione di cambio di passo e di coinvolgimento in uno sforzo comune per decarbonizzare l’energia (e l’economia) e per essere resilienti al clima che sta già cambiando, più velocemente di quanto avessero previsto gli scienziati e sicuramente molto, ma molto più velocemente di noi."

Il WWF ha poi invitato i responsabili delle istituzioni a cambiare mentalità rispetto alle allerte meteo, considerando che i tecnici non possono prevedere la località precisa e l'esatta intensità di un evento climatico. Per questo è necessario non prendere sotto gamba gli allarmi, perché il cambiamento climatico moltiplica il pericolo. Ancor più necessario è prepararsi non solo a gestire l’emergenza, ma a evitarla con canalizzazione dei corsi d’acqua e consumo del suolo.


"Per quanto le precipitazioni che si sono abbattute nel livornese siano state eccezionali (circa 250 mm), le responsabilità umane riguardano la gestione del territorio e dei fiumi, oltre che i cambiamenti climatici: il rio Ardenza è un canalone che nell’ultimo tratto corre al mare tra due stretti argini attraversando il centro abitato e con case, capannoni e manufatti di ogni tipo a ridosso del fiume.

Consumiamo suolo al ritmo di 35 ettari al giorno e tra 2012 e il 2015 in Toscana, entro la fascia di 150 metri dagli alvei fluviali, ne è stato consumato un ulteriore 7,2%; proprio in quelle aree a maggior rischio idrogeologico.

Si è irresponsabilmente continuato a costruire in aree pericolose, così In Italia la percentuale di suolo consumato all’interno delle aree a pericolosità idraulica elevata è del 7,3%, mentre è del 10,5 % nelle aree a pericolosità media, lasciando così oltre 7,7 milioni di italiani a rischio. (ISPRA, 2016)."

Ma non sono solo queste le cause dei disastri ambientali. Vi sono anche le direttive europee inapplicate e lo scoordinamento tra le istituzioni.

"Oltre al notevole ritardo nell’applicazione delle importanti direttive europee “Acque” (2000/60/CE) e“Alluvioni” (2007/60/CE), vi è anche la notevole confusione istituzionale con troppi soggetti nazionali e non che si occupano a più livelli di difesa del suolo , senza una chiara regia a livello di bacino idrografico come, peraltro, previsto dalle normative europee.

Inoltre, mancano i soldi per prevenzione e pianificazione: ne spendiamo tanti solo a fronte di emergenze che, come quella di questi giorni, sono sempre più frequenti. Per far fronte al dissesto idrogeologico è stato stimato un fabbisogno di 44 miliardi di euro, molti ma nemmeno poi così tanti se confrontati ai circa 175 di miliardi di euro spesi negli ultimi 50 anni soprattutto in emergenze, con una media di 3,5 miliardi di spesa all’anno."

Per questo il WWF invita a mettere in atto "un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, tenendo conto dei fenomeni di dissesto idrogologico e dell’individuazione delle aree a rischio, e ad attuare un vasto programma di riqualificazione ambientale per il recupero dei servizi ecosistemici, attraverso la rimozione di opere di difesa obsolete, il ripristino di aree di esondazione naturale, il recupero della capacità di ritenzione del territorio, garantendo cura e manutenzione costanti del territorio, fondamentali per una corretta azione di prevenzione ambientale."