Riforma dei Medici di Medicina Generale: Tra Specializzazione, Prevenzione e Innovazione Digitale  

Il dibattito sulla riforma dei medici di medicina generale (MMG) è al centro delle politiche sanitarie italiane, con l’obiettivo di rivitalizzare una professione cruciale ma sempre meno attraente per le nuove generazioni. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in un’intervista recente, ha delineato le linee guida per un rinnovamento che parte dalla formazione, passa per la riduzione della burocrazia e punta a potenziare la medicina territoriale, con uno sguardo alla prevenzione e alla digitalizzazione.  

Il primo tassello della riforma è rendere la medicina generale una specializzazione universitaria, equiparando il percorso formativo e retributivo a quello delle altre branche mediche. «Dare agli MMG lo stesso titolo degli specialisti e garantire stipendi durante la specializzazione è essenziale per invertire il calo di interesse tra i giovani», ha sottolineato Schillaci. Attualmente, solo il 10% dei laureati in medicina sceglie questa strada, un dato allarmante vista la carenza cronica di medici di famiglia, stimata in oltre 10.000 unità.  

Oltre alla formazione, il ministro insiste sulla necessità di ridurre il carico amministrativo che grava sui MMG, un tema su cui «Regioni e Governo sono concordi». Parallelamente, si lavora per integrare i medici nelle case di comunità, strutture territoriali che dovrebbero alleggerire gli ospedali, garantendo cure prossime ai cittadini. «Il rapporto fiduciario con il paziente rimarrà intatto, ma vogliamo modernizzare la professione, adattandola a una popolazione longeva con bisogni complessi», ha precisato Schillaci.  

Nonostante i fondi del PNRR fossero vincolati alle infrastrutture, nella scorsa legge di bilancio sono stati stanziati 250 milioni per il 2024 e 300 milioni per il 2025 per assumere personale. Intanto, alcune Regioni hanno anticipato le misure: in Piemonte e Lazio, ad esempio, sono stati introdotti ambulatori aperti anche di sera e nei weekend, e sistemi di prenotazione centralizzati. «Monitoreremo con AGENAS le prestazioni con le attese più lunghe, combattendo l’inappropriatezza degli esami e la medicina difensiva», ha aggiunto il ministro.  

Schillaci definisce la prevenzione «l’arma più potente» per garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Oltre a incrementare la quota del Fondo sanitario destinata a questo ambito (dal 5% al 7-8%), il piano include campagne per stili di vita sani fin dall’infanzia e l’estensione degli screening oncologici. «Un sistema universalistico come il nostro non reggerà senza ridurre i malati di domani», ha avvertito, citando l’impatto delle malattie croniche non trasmissibili, che assorbono il 70% delle risorse sanitarie.  

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e la telemedicina sono pilastri della transizione digitale. «Il FSE permetterà di accedere alla storia clinica in tempo reale, ottimizzando i ricoveri e le cure d’emergenza», ha spiegato Schillaci. La telemedicina, invece, ridurrà le disparità territoriali, offrendo consulenze a distanza e secondi pareri specialistici, specie per chi vive in aree marginali.  

Criticando l’aumento dei medici gettonisti (pagati a prestazione), il ministro invita le Regioni a «coraggio e gradualità» nel ridurne il ricorso, puntando su assunzioni strutturali. Sul fronte delle farmacie dei servizi, la sperimentazione è stata prorogata, ma serve uniformità nazionale: «Devono diventare presidi territoriali, come durante la pandemia, offrendo esami e controlli accessibili», ha concluso.  

La riforma dei MMG si intreccia con sfide più ampie: demografia, cronicità, equità. Se le misure proposte – dalla specializzazione alla digitalizzazione – verranno implementate con coerenza, potranno restituire centralità alla medicina generale, alleggerendo ospedali e liste d’attesa. Ma il successo dipenderà dalla collaborazione tra Governo, Regioni e professionisti, in un’ottica di lungo periodo dove prevenzione e innovazione siano davvero prioritarie.