Parliamo di bugiardi. Ne esistono due tipi: il bugiardo compulsivo e il bugiardo patologico.

Il bugiardo compulsivo non mente per raggiungere un fine specifico, ma semplicemente per abitudine e, soprattutto, perché mentire lo fa stare meglio. La bugia diventa, quindi, una risposta automatica ed irrefrenabile, compulsiva appunto. Questo tipo di bugiardo, però, non è manipolativo, o almeno non apertamente.

Adesso diamo una descrizione del bugiardo patologico. Il bugiardo patologico (definito anche cronico o abituale) è chi mente in continuazione al solo obiettivo di ottenere uno scopo preciso. Egli lo fa senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze emotive e comportamentali che il suo atteggiamento può avere sugli altri. In questo caso, perciò, l’abitudine a mentire diviene un meccanismo per affrontare la realtà, probabilmente sviluppatosi in età infantile. Tale modalità è spesso associata ad altri disturbi psicologici, in particolare di personalità, quali il disturbo istrionico, borderline, narcisistico e, in alcuni casi, anche l’antisociale. A differenza del bugiardo compulsivo, il bugiardo patologico è generalmente e apertamente manipolativo, dotato di un forte autocentrismo e ben poco empatico con le altre persone.

Il vero problema è che il bugiardo patologico può risultare, però, spregiudicato e anche affascinante, e fa male, davvero molto male, a chi gli vive accanto. La sua intera esistenza ruota attorno a delle bugie finalizzate unicamente a costruirsi un mondo irreale in cui figurare sia re sia vittima di situazioni emotivamente intense. Quella che poi è però, nei fatti, la vita reale, poco importa: le bugie finiscono quindi per alimentare, il più delle volte, un narcisismo e un ego già di per sé ipertrofico, al punto che il resto del mondo, con le sue regole e la sua eticità, non esiste più.

E non importa se anche le sue menzogne venissero smascherate, perché, in quel caso, negherebbe tranquillamente senza alcun pudore anche l’evidenza più ovvia. Ma non si tratta di una mera facciata, perché il bugiardo patologico non sa cosa sia la vergogna, perché non la prova mai, piuttosto che sentirsela addosso sarebbe capace di far di tutto per far sentire l’altro in torto, e solo attraverso la sua capacità manipolativa.

Quanto sopra riportato è una breve lezione della psicologa Elena Parise.


Adesso, veniamo alla cronaca di questi giorni, prendendo in esame la lettera inviata da Matteo Renzi a la Repubblica il 30 ottobre 2021, che ha per argomento il voto del Senato che ha impedito la discussione, ed il suo conseguente affossamento, della cosiddetta legge Zan.

Chi vuole, può leggersela per intero sul sito del senatore Matteo Renzi. Di seguito ne riportiamo alcuni passaggi.

"È vero, ci sono state decine di franchi tiratori, almeno una quarantina, di tutti gli schieramenti politici. E noi abbiamo contestato la decisione della presidente Casellati di concedere il voto segreto sul non passaggio agli articoli: volevamo che tutti si assumessero in modo trasparente le proprie responsabilità. Così come gli applausi e i cori da stadio dopo il voto sono stati uno schiaffo alla sensibilità di tante persone civili che volevano vedere in Aula dei senatori, non degli Ultras. Ma al di là di tutto, resta il fatto che la legge è fallita per colpa di chi ha fatto male i conti e ha giocato una battaglia di consenso sulla pelle di ragazze e ragazzi che non si meritavano questa ferita".

Ricapitoliamo. Dopo aver votato il ddl Zan alla Camera senza dire una parola che fosse anche pur vagamente contraria al testo approvato, d'un tratto Italia Viva si accorge che quella legge doveva essere per forza modificata, perché al Senato non ci sarebbero stati i numeri! 

La capogruppo del Pd al Senato, la ex renziana Simona Malpezzi, come riportano le cronache parlamentari aveva indicato ai vertici del proprio partito che erano un paio i voti di scarto a favore di coloro che volevano bloccare l'approvazione della legge. Una ricostruzione credibile, visto che i capigruppo si confrontano tra loro per capire gli orientamenti dei loro parlamentari. È normale ed è una questione di convenienza, utile a tutti  per definire sia le strategie di voto che la calendarizzazione dei lavori in Aula.

Invece, non è accaduto così. La destra, di cui Italia Viva adesso fa ufficialmente parte, per convenienza si affanna a far credere che i franchi tiratori fossero una quarantina... in tutti i gruppi. In questo modo è possibile gettar la croce addosso al Pd, in modo da far dimenticare agli elettori la vittoria dei dem alle ultime amministrative... oltre che vendicarsi del successo.

In realtà, la ricostruzione più semplice e logica è il doppio gioco messo in atto dal gruppo di Italia Viva a cui si sono aggregati i senatori dem che Renzi ha volutamente lasciato nel gruppo del Pd per avere notizie in anteprima sulle strategie del partito e per metterlo in difficoltà in casi come quello che si è verificato in settimana.

Matteo Renzi, che si è dimenticato di ricordarlo nella sua lettera a Repubblica, il giorno del voto era ospite  in Arabia Saudita a svolgere il suo lavoro per quel regime che notoriamente non è molto accomodante con le minoranze, a partire da quella degli omosessuali. Quindi, quando rivendica per sé ed il suo partito il ruolo di paladino dei diritti civili non è per nulla credibile. 

Ma nella lettera, come Renzi e quelli come lui finiscono sempre per fare... ha esagerato, dichiarando anche che "otto mesi fa Cinque Stelle e Pd dicevano: “O Conte o morte”. E abbiamo visto come è andata a finire: grazie al coraggio di Italia Viva c’è Draghi e l’Italia è più forte".

Renzi si è dimenticato che è stato soprattutto lui, pochi giorni prima di abbandonare il Pd, a volere un'alleanza tra dem e 5 Stelle, accettando che Conte continuasse a fare il premier anche del governo giallorosso. Adesso ne scarica la responsabilità sul Pd!

A scanso di equivoci, questo è ciò che scriveva sul suo blog su il Fatto, uno degli attuali coordinatori di Italia Viva in Sardegna, Andrea Viola:"... con una visione politica collettiva e non personale, Renzi è andato oltre ogni previsione e ha fatto una scelta politica coraggiosa e principalmente utile all’Italia".

Adesso, il lettore faccia un confronto tra ciò che è scritto nella prima parte dell'articolo e ciò che è scritto nella seconda parte e, in base alle proprie valutazioni, tragga il suo personale giudizio su Renzi.