"Sono profondamente preoccupata per la sentenza di ieri [giovedì 7 ottobre, ndr] del Tribunale costituzionale polacco. Ho incaricato i servizi della Commissione di esaminarla a fondo, celermente, per decidere come procedere.L'UE è una comunità di valori e di diritto. È questo che tiene unita la nostra Unione e la rende forte. Difenderemo i principi fondanti dell'ordinamento giuridico della nostra Unione, sul quale i nostri 450 milioni di cittadini europei fanno affidamento.La nostra massima priorità è garantire che i diritti dei cittadini polacchi siano tutelati e che i cittadini polacchi godano dei vantaggi dell'appartenenza all'Unione europea, esattamente come tutti gli altri cittadini della nostra Unione.Oltre a ciò, i cittadini dell'UE così come le imprese che operano in Polonia hanno necessità della certezza giuridica che le norme dell'UE, comprese le sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, siano pienamente applicate in Polonia.I nostri trattati sono molto chiari. Tutte le sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea sono vincolanti per tutte le autorità degli Stati membri, compresi gli organi giurisdizionali nazionali. Il diritto dell'UE prevale sul diritto nazionale, anche sulle disposizioni costituzionali. Tutti gli Stati membri dell'UE lo hanno sottoscritto aderendo all'Unione europea. A salvaguardia di questi principi ci avvarremo di tutti i poteri conferitici dai trattati".
Questa la dichiarazione di venerdì di Ursula vor del Leyen a seguito di una sentenza con cui la Corte costituzionale polacca ha dichiarato che ogni decisione o atto normativo dell'Unione Europea dovrà essere conforme alla legge di quel Paese, pena l'inapplicabilità in Polonia. La sentenza ha fatto seguito ad una interrogazione del primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki.
Quindi, nonostante la Polonia per entrare nell'Ue abbia firmato volontariamente un trattato, accettandone le condizioni, adesso il massimo organo costituzionale di quel Paese dice che la supremazia delle leggi europee, uno dei princìpi fondanti dell'Ue, non deve più essere riconosciuta.
La Corte costituzionale polacca, indipendente sulla carta, ma non nella realtà, si è espressa in questi termini dopo che la Corte di giustizia europea, in una sentenza, aveva definito incompatibile con il diritto dell'Ue una riforma del sistema giudiziario polacco voluta dal governo sostenuto dagli estremisti di destra di Diritto e Giustizia (PiS), per cercare di controllare l'attività della magistratura che, in uno Stato di diritto, dovrebbe essere indipendente.
Ma perché stupirsi di tale sentenza se la Corte Costituzionale polacca è formata principalmente da giudici nominati direttamente dal governo e, gioco forza, esposta all'influenza diretta dell'esecutivo?
Pertanto, la vera domanda è capire a cosa stia in realtà mirando il Governo polacco, regista di tale operazione. Una domanda che è motivata dal fatto che, almeno a parole, l'esecutivo di Varsavia non abbia alcuna intenzione di uscire dall'Ue:
«L'Unione Europea è anche la nostra comunità, la nostra unione - ha dichiarato il premier -. Vogliamo questa Unione e continueremo a tentare di crearla».
E allora, i polacchi vogliono rimanere nell'Ue oppure uscire dall'Ue? Vallo a capire... o meglio, nessuno è in grado di dirlo con certezza. C'è chi ipotizza che la strada scelta sia quella che possa portare ad una "Polexit" forzando la procedura standard che necessita prima di un referendum su cui si deve esprimere l'intera nazione come accaduto per la Brexit, mentre dal lato opposto c'è chi ipotizza che tutto questo sia finalizzato a forzare la mano a Bruxelles per modificare i principi dell'Ue in senso sovranista... per non dire fascista.
Quello che però il Governo polacco, almeno per il momento, sembra aver ottenuto è solo la richiesta che i fondi del Pnrr assegnati a quel Paese vengano bloccati, come ha dichiarato David Sassoli (Pd), presidente del Parlamento europeo, in una intervista a Repubblica:
"La decisione della Corte polacca è preoccupante. La supremazia dei trattati europei è indiscutibile. Mi auguro che vi sia ancora la possibilità di evitare una crisi irreversibile. Tuttavia dev'essere chiaro che il primato del diritto europeo sul diritto nazionale non può essere messo in discussione. Il Parlamento europeo ha reagito in modo molto fermo. La presidente Von der Leyen è stata molto netta, così come alcuni Stati membri. Ma vorremmo avere parole chiare anche dalla presidenza di turno slovena e dalla Presidenza del Consiglio europeo.L'Unione ha già avviato la procedura di attivazione dell'art. 7 [che di fatto sospende l'adesione all'Ue, ndr] nei confronti della Polonia. La Commissione è impegnata in un negoziato con le autorità polacche proprio sui principi fondamentali, il cui mancato rispetto rischia di bloccare l'approvazione del piano di ripresa della Polonia. Il Parlamento europeo si è battuto per l'adozione del regolamento che condiziona l'attuazione del bilancio al rispetto dello stato di diritto: penso sia il momento di valutarne l'applicazione concreta".