Domenica 12 giugno 2022 si è votato dalle ore 7 alle ore 23 per 5 quesiti referendari e per il rinnovo degli organi elettivi in 971 comuni.

I 5 quesiti referendari, che riguardavano la "legge Severino" per l'incandidabilità dopo condanna, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle carriere dei magistrati, la valutazione dei magistrati da parte dei membri laici dei consigli giudiziari, le firme per le candidature al Csm, sono stati bocciati in toto perché i referendum non hanno raggiunto il quorum previsto. Infatti, neppure il 21% degli aventi diritto si è recato alle urne per votarli.

Incandidabilità dopo condanna 

  • SI  4.794.944,  54,00%
  • NO  4.084.758, 46,00%


Limitazione misure cautelari

  • SI  4.942.445,  56,15%
  • NO  3.859.167, 43,85%


Separazione funzioni dei magistrati

  • SI  6.512.999,  74,07%
  • NO  2.279.679, 25,93%


Membri laici consigli giudiziari

  • SI  6.269.599,  72,00%
  • NO  2.437.899, 28,00%


Elezioni componenti togati CSM 

  • SI  6.346.988,  72,58%
  • NO  2.398.338, 27,42%


Il dati sopra riportati sono "quasi" quelli definitivi, perché al conteggio mancano ancora i voti espressi in alcune sezioni, ma sono solo poche decine.

Il risultato vede prevalere i sì all'abrogazione delle norme relative ai 5 quesiti. Una consolazione a dir poco inutile quella dei promotori che hanno voluto sottolineare come un successo tale andamento del voto, senza tener conto che anche coloro che non sono andati a votare potrebbero averlo fatto per esprimere il no... senza neppure disturbarsi di andare  al seggio.

La lezione per Salvini & company è riassumibile con il fatto che i referendum dovrebbero essere promossi su temi sentiti dalla gente e che di tecnico hanno poco o nulla. I referendum sul fine vita e sulla legalizzazione della cannabis avrebbero avuto ben altro seguito e interesse. 

Si è voluto promuovere un referendum contro i magistrati solo perché in alcuni casi se la prendono con i politici, cercando pure di limitare gli effetti della Severino. I magistrati non sono divinità, sono esseri umani come gli altri e, in quanto tali, possono essere intelligenti o idioti, bravi o somari, corretti o corrotti... al pari di medici, avvocati, ingegneri e quant'altro. 

Se le cattive qualità di un magistrato fanno più danno di quelle di un avvocato devono essere i legislatori ad evitarlo migliorando in parlamento le leggi esistenti e non cercando di cancellarne dei passaggi via referendum per cercare scorciatoie per corrotti e corruttori. 

Qualcuno, ad esempio, ha sentito l'esigenza di modificare le procedure del processo indiziario? No, eppure vi sono sentenze relative a processi che hanno fatto scalpore che lasciano perlomeno allibiti. Ma in quel caso non riguardavano politici o fatti inerenti alla politica.

È questo il problema. Esiste una larga fetta di parlamentari che ritiene legittimo coinvolgere gli italiani nelle beghe e negli interessi elettorali di partiti e di singoli politici.  Quando si ricorderanno quale sia il loro ruolo ed il motivo per cui vengono pagati, cioè occuparsi dei problemi della collettività, allora forse, tra le altre cose, si renderanno conto quando valga o meno promuovere un referendum.