Politica

Salvini e la politica del tutti prima degli altri

«Eccolo il politico che promette tutto e il contrario di tutto a tutti. In Veneto ha appena promesso di nuovo l'autonomia regionale. Ma qualche giorno fa diceva "prima i campani" (quindi prima dei veneti). E ancora prima dava precedenza ai lombardi, ai toscani, ai calabresi, ai liguri. A tutti promette di venire prima. A tutti promette tutto. Il fantastico, l'incredibile: ogni desiderio, con lui, diventa realtà. E a sentirlo parlare sembra di trovarsi in quelle fiere di paese che si vedono nei film: venghino siore e siori, che qui c'è la pozione miracolosa. Un sorso (o un voto) e si può aver tutto: autonomia regionale, meno tasse (ma facciamo anche zero, tanto che cambia?), case per tutti, zero sbarchi. E tutti che ottengono tutto "prima" di qualcuno. Come se Salvini avesse il potere di piegare lo spaziotempo per farli arrivare tutti nello stesso momento ma "prima" degli altri. Peccato però che la realtà, quella vera, sia un'altra. E che "prima", con Salvini, non viene niente e nessuno. Perché quella pozione che vende è una brodaglia di retorica e propaganda, che serve a lui a prender voti, non agli altri ad avere qualcosa». 


Così Alessandro Bisato, sindaco di Noventa Padovana, segretario regionale del Partito Democratico del Veneto e candidato alle regionali 2020 ha descritto il senatore e segretario della Lega, Matteo Salvini. Una descrizione, va aggiunto, che finisce (non riportato) con un fervorino elettorale che promuove il voto al Pd, ma ciò non toglie che sia il quadro esatto che ritrae Salvini, con tanto di cornice e pronto ad assere appeso su qualsiasi parete.

Come potremmo definire Salvini? Alla stessa stregua di come avremmo definito il Berlusconi di qualche anno fa o di come potremmo definire Giorgia Meloni adesso... ma anche un Matteo Renzi può benissimo rientrare nel lotto: un Dulcamara 2.0 che invece di vendere un magico elisir, chiede il voto che gli permetterà di sconfiggere tutti i mali e di regalare a tutti gli italiani i benefici promessi.

C'è però una differenza tra Dulcamara e Salvini. Il primo, dopo qualche ora levava le tende perché sapeva benissimo di truffare la gente, il secondo, invece, le tende le vuol piantare e anche stabilmente, sapendo non solo che una volta al governo per cinque anni risulterebbe intoccabile, ma soprattutto di essere in grado di far credere che l'impossibilità di realizzare tutte le sue promesse sarebbe colpa di qualcun'altro: migranti, Europa, opposizioni, Soros, Macron... e chi più ne ha più ne metta. 

In pratica, si tratterebbe di utilizzare la propaganda come forma di governo, e non sarebbe neppure da stupirsi se finisse persino per istituzionalizzarla in una riedizione aggiornata del Minculpop, naturalmente guidato da Luca Morisi.

C'è un'ultima considerazione da fare. Dulcamara si rivolgeva rigorosamente ai "rustici", nel senso di persone poco avvedute e ancor meno preparate. Dopo due secoli, i rustici di oggi utilizzano gli smartphone, fanno trading online, non disdegnano l'happy hour e così via... salvo poi bearsi delle promesse di un Salvini qualunque che nel giro di qualche ora promette tutto e l'esatto contrario in base alla località in cui sta tenendo il comizio. E c'è chi assicura che oggi le persone, rispetto al passato, siano progredite.

Forse, qualche dubbio è lecito averlo.

Autore Ugo Longhi
Categoria Politica
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