B'Tselem è una Ong israeliana che si occupa di diritti umani. Venerdì continuerà la protesta per la Marcia del Ritorno al confine tra Gaza e Israele. Per questo, può essere interessante conoscere l'articolo pubblicato dalla Ong per commentare l'operato dell'IDF (forze di sicurezza israeliane).

Innanzitutto, l'annuncio dell'inchiesta da parte dei militari israeliani sulle uccisioni avvenute in seguito alle manifestazioni è stata catalogata come pura propaganda, intesa - tra l'altro - per impedire un'indagine internazionale indipendente.

Secondo B'Tselem gli ordini impartiti ai soldati di sparare a civili disarmati, che non rappresentavano un pericolo, sono illegali: anche nel caso in cui migliaia di palestinesi avessero potuto attraversare la recinzione tra la Striscia ed Israele, ciò non avrebbe potuto giustificare l'uso preliminare di armi da fuoco contro i manifestanti.

B'Tselem, inoltre, sostiene che, sebbene molti paesi violino i diritti umani, Israele è l'unico che lo faccia pretendendo di considerare il proprio operato legale ed in linea con il diritto internazionale, sfidando e mettendo in discussione le basi stesse del diritto internazionale.

B'Tselem ha sottolineato che se la comunità internazionale non costringerà Israele a rispettare le regole che sono vincolanti per qualsiasi altro Stato nel mondo, minerà le basi a sostegno degli sforzi fatti finora a protezione dei diritti umani a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.

E questa non è una preoccupazione puramente teorica: finché Israele non cambierà la sua politica, i palestinesi continueranno a pagare per questo stato di cose con la loro vita.

Secondo fonti palestinesi, il numero di manifestanti uccisi dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza ha raggiunto i 40 a partire dal 30 marzo, data di inizio della Grande Marcia del Ritorno.