Il prossimo novembre avrebbe compiuto 90 anni. Oggi è venuto a mancare Kurt Hamrin, il mitico "uccellino", morto nella sua Firenze, diventata città d'adozione dopo esser stato ingaggiato dalla Fiorentina nel settembre del 1958, quando con la Svezia era diventato vicecampione del mondo

Hamrin, ha iniziato la sua carriera all’AIK in Svezia prima di trasferirsi in Italia, nel 1956, giocando prima per la Juventus e poi per il Padova. Durante il suo periodo a Firenze, Hamrin ha segnato 151 gol in 289 partite, diventando il secondo miglior marcatore nella storia della Fiorentina, superato solo da Gabriel Omar Batistuta. Con la maglia della Svezia, ha segnato 17 gol in 32 partite, compreso un gol nella semifinale contro la Germania Ovest nel mondiale 1958.

Dopo la sua esperienza a Firenze conclusasi nel 1967, Hamrin ha giocato anche per il Milan e il Napoli

Con la Fiorentina, Hamrin ha vinto la Coppa Italia nel 1961 e nel 1966, la Coppa delle Coppe, la Coppa delle Alpi e Mitropa Cup. Con il Milan Hamrin vinse lo scudetto nel 1967-68, cui si aggiunse la Coppa delle Coppe nella stessa stagione e la Coppa dei Campioni l'anno seguente, quando marcò il secondo gol che permise alla squadra di vincere la semifinale d'andata contro il Manchester United (campione in carica) per 2-0. Con la maglia rossonera disputò complessivamente 61 partite segnando 17 gol.

Questo il ricordo di alcuni degli ex giocatori della Fiorentina.

Giancarlo Antognoni: "Kurt Hamrin ha rappresentato Firenze e la Fiorentina non solo come giocatore ma anche come persona, ne è diventato un simbolo. È stato non solo un goleador straordinario che tutti i tifosi ricordano ma anche persona eccezionale. L’ho conosciuto negli anni Settanta insieme a Roggi che poi ha sposato sua figlia. Ero amico di tutta la famiglia e la sua morte mi rattrista molto". 

Luciano Chiarugi: "Per noi giovani del tempo, Kurt Hamrin è stato il compagno che ci ha accompagnato nella crescita calcistica. Diceva sempre «Ovunque andrò, Firenze sarà sempre casa mia». Negli anni si è rafforzata la nostra grande amicizia, mi dispiace tanto per la sua famiglia. Questa notizia mi ha devastato, dovremo sempre dirgli grazie, perché ci ha insegnato molto. In certe circostanze si pensa più che altro all’amico che è stato, ci invitava a casa sua a mangiare, ci sentivamo coinvolti. Se n'è andato un uomo straordinario".

Claudio Merlo: "Io ho giocato in una Fiorentina fatta di giovani, e Kurt Hamrin rappresentava per tutti noi una sorta di padre. Prima, nelle squadre era difficile che i senatori facessero sentire integrati i più giovani, invece lui ci accolse alla grande, insegnandoci tanto sia dentro che fuori dal campo. Lo chiamavamo 'babbo', mentre sua moglie 'mamma'. Assieme a Chiappella è stato un riferimento fondamentale per noi".