"Con Draghi al posto di Conte l’Italia che lavora e che produce ha ripreso fiducia. Lo dicono i dati ISTAT di ieri, lo dicono le immagini degli industriali oggi, lo dicono le attese di domani. La crisi di governo ha rimesso in piedi l’Italia. Grazie Presidente Draghi. E il meglio deve ancora venire".
Sono sempre talmente sfacciate, esagerate e provocatorie le dichiarazioni di Matteo Renzi, tanto da risultare persino grottesche e, di conseguenza, involontariamente comiche. In sostanza, il senatore di Rignano si prende in giro da solo e, indirettamente, coinvolge nei suoi deliri anche chi vorrebbe esaltare.
Il peana renziano nei confronti di Draghi, stavolta era motivato al discorso che l'attuale premier ha fatto ieri all'annuale assemblea di Confindustria. Un discorso da cui i commentatori hanno estrapolato un passaggio ritenuto importantissimo! Quale? Questo (ripreso dall'Ansa, tanto per non sbagliare):
"La sfida per il Governo e per tutto il sistema produttivo e le parti sociali è fare in modo che questa ripresa sia duratura e sostenibile." Lo dice, all'assemblea di Confindustria, il premier Draghi auspicando un "patto economico, produttivo, sociale del Paese. ... Ci sono tantissime cose di cui discutiamo continuamente che possono essere materia di questo patto - ha rilevato -. La definisco una prospettiva economica condivisa. Bisogna mettersi seduti tutti insieme".
Se Carlo Verdone facesse il notista politico avrebbe sintetizzato la dichiarazione con un adattissimo "ma che vor di'?"
Nessuno lo sa e nessuno lo ha capito, per il semplice fatto che Draghi non lo ha spiegato. Era una frase buttata lì, come tante... di convenienza... in base al contesto in cui si trovava. Nonostante ciò è stata ritenuta epocale. Così, pertanto, l'ha commentata il segretario del Pd, Enrico Letta:
"Qual è oggi la priorità dell’Italia? Uscire finalmente dall’incubo Covid e ripartire con un nuovo modello di sviluppo, più equo e più competitivo. Per farlo serve un grande patto tra le istituzioni, la politica, le parti sociali, i cittadini.Lo ha detto oggi il presidente Draghi all’assemblea di Confindustria: un patto per il futuro dell’Italia a cui tutti siamo chiamati a contribuire. Il Partito Democratico è in prima linea. È un’idea che sposiamo appieno e che abbiamo proposto nel dibattito pubblico già in primavera. È il modello Ciampi: un grande sforzo collettivo per tornare a creare lavoro di qualità e crescita, innovazione e coesione sociale.L’Italia si sta rialzando, noi abbiamo la responsabilità e la determinazione per contribuire insieme alla ricostruzione del Paese".
Ma è possibile ricavare tutto ciò da una frase di convenienza, detta tanto per dire, visto che non è stata accompagnata da nessun punto programmatico? Parrebbe di sì, anche sulla base di ciò che ha detto il segretario della Cisl, Luigi Sbarra:
"Davvero importante l’apertura, la disponibilità del Presidente Bonomi, richiamata anche dal Presidente del Consiglio Draghi, di cominciare a costruire le condizioni per negoziare un nuovo e moderno patto sociale per la crescita, lo sviluppo e il lavoro. La proposta di un patto sociale è la strada indicata da lungo tempo dalla Cisl al Governo ed alle imprese per affrontare con coesione e partecipazione il tema delle riforme e degli investimenti a partire dal tema del Pnnr, della sicurezza del lavoro, delle nuove politiche industriali, del Sud, della sostenibilità ambientale ed energetica, delle protezioni sociali e politiche attive. Noi siamo pronti a questa sfida. Sediamoci subito intorno ad un tavolo e cominciamo un cammino di lavoro comune mettendo al centro responsabilità e coraggio. Ed anche sul tema del fisco, delle tariffe, della rivisitazione delle pensioni, anche su questi temi, occorre il massimo di condivisione e di concertazione tra governo e parti sociali. Questa è la stagione giusta per un grande patto sociale capace di mettere in priorità crescita e lavoro, investimenti e partecipazione, innovazione e coesione sociale".
Insomma, basta buttar lì una frase ad effetto che subito la gente abbocca... sembra di rivedere il Nerone di Petrolini che si rivolge al popolo ripetendo "Più bella e più superba che pria."
Così anche Bombardieri, segretario generale della Uil, si trova d'accordo:
"Agli inviti di Bonomi e Draghi al grande patto risponderei che noi non ci siamo mai sottratti né al confronto né agli accordi. Siamo pronti a fare la nostra parte sapendo che probabilmente su lavoro, sicurezza, fisco, pensioni, delocalizzazioni e responsabilità sociale, politiche industriali e transizione ecologica non la vediamo allo stesso modo. Ma se finiscono gli insulti noi siamo pronti".
E per fortuna, una nota di rinsavimento si ascolta dal segretario della Cgil, Maurizio Landini:
"La parola Patto in sé non capisco cosa voglia dire, voglio capire cosa c'è dentro. Il Patto che proporrei è di fare accordi e contratti, che riconoscano il valore del lavoro, di superare la precarietà e affermare diritti uguali per tutti nel lavoro. A me sembra che questo sia l'elemento centrale. ... Sarebbe utile finalmente fare una legge sulla rappresentanza anche per cancellare i contratti pirata e rilanciare il valore del contratto nazionale" ricordando a Draghi che i sindacati a inizio settembre gli hanno scritto una lettera chiedendo di "avviare un confronto sulle cose concrete da fare, dalla salute e sicurezza sul lavoro al tema dei licenziamenti, dalla riforma fiscale e delle pensioni al rinnovo del contratto della Pubblica Amministrazione".
E come sempre, per fortuna, per nulla diplomatico è stato il commento dell'Unione Sindacale di Base che ha così il pregio di fotografare quanto avvenuto ieri all'assemblea che si è svolta all'Eur:
"Da una prima veloce lettura delle sintesi degli interventi all’assemblea annuale di Confindustria del presidente Carlo Bonomi e di Mario Draghi, emerge una totale, impressionante unità di vedute e di intenti fra il capo dei padroni e il capo del governo.Alle perentorie richieste confindustriali in tema di tasse, pensioni, concertazione e cogestione sindacale, sostegno alla crescita delle imprese da parte della pubblica amministrazione, intervento ancora maggiore del privato nella sanità, hanno fatto eco le rassicuranti parole di Draghi che, in buona sostanza, ha detto sì a tutte le richieste di Confindustria, in particolare garantendo che non ci saranno aumenti delle tasse per le imprese e che, in questa fase, “i soldi si danno, non si prendono”, ottenendo così un’ovazione dalla platea.Presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, che sono stati chiamati in causa da ambedue i protagonisti della giornata, ai quali è stato proposto – o per meglio dire, intimato - un nuovo patto che garantisca sviluppo e pace sociale. A loro Bonomi ha lanciato un corposo assist sulla annosa richiesta di regolamentazione della rappresentanza sindacale, sostenendo la necessità di impedire per il futuro contratti pirata e di avere di fronte solo chi è disponibile a sposare i progetti padronali e a sostenere le loro esigenze.In un tripudio autocelebrativo, padroni e governo hanno incensato le modalità con cui è stata affrontata la pandemia grazie alla condiscendenza e alla disponibilità sindacale, tralasciando ovviamente di dire quanti morti è costata la pretesa di non fermare le produzioni nei primi mesi del Covid-19.Le rassicurazioni di Draghi sulla destinazione dei fondi del PNRR, la rivendicazione di una ripresa del PIL largamente superiore alle previsioni dello stesso Governo per l'anno in corso e per il prossimo, la rinnovata considerazione del ruolo e del peso di Confindustria, i continui ringraziamenti ad personam di Bonomi ai molti ministri presenti, hanno chiuso una giornata improntata a far capire a tutti che, come si diceva un volta, padroni e governo vanno a braccetto e che al banchetto sono invitati anche Cgil, Cisl e Uil, ma solo se si comporteranno bene".
E per chiudere, è giusto ricordare il titolo del manifesto che ha commentato in tal modo l'idillio tra Confindustria e Governo: Draghi-Bonomi, un patto per l’Italia: degli industriali.