I due vicepremier Salvini e Di Maio, nonostante abbiano ben cinque incarichi nel Governo del cambiamento, in questi giorni sono stabilmente impegnati nel promuovere i loro rispettivi candidati nelle elezioni regionali in Abruzzo.  E mentre "coprono" in lungo e in largo la regione con appuntamenti e comizi, tra una pausa e l'altra o nei loro discorsi non dimenticano però di trattare i temi "nazionali" che più stanno loro a cuore.

Oltre a quello relativo alla vicenda Diciotti, con il rinvio a giudizio che per Salvini è diventato importante perché è un caso di sopravvivenza politica (dopo che qualcuno gli ha ricordato le possibili more legate alle legge Severino), il tema che ripetutamente viene trattato dai due vicepremier è quello legato all'approvazione o meno della Tav in val di Susa.

Dopo il no definitivo all'opera da parte dei vertici dei 5 Stelle, anticipando il parere dei tecnici che avrebbero dovuto esprimersi sull'approvazione costi/benefici, Salvini è ritornato sull'argomento dichiarando, durante un comizio a Campli in provincia di Teramo, che «qualcuno ha scavato 25 chilometri di galleria è più utile finirla o lasciarla così? Per capirlo non serve una laurea al Politecnico...

Stiamo preparando un decreto per dimezzare i tempi dei cantieri: l’Italia ha bisogno di più opere, i soldi che ci sono vanno spesi per finire le opere cominciate non per tornare indietro.»

Salvini ha poi parlato di un progetto definito "piano Marshall" per le grandi opere e dunque "nessuno stop" per loro... neppure alla Tav. 

E mentre Salvini dice di credere che un accordo sulla Torino Lione sia sempre possibile raggiungerlo all'interno del Governo, Di Battista fa capire che la decisione di chiudere quel cantiere è già stata presa: «Vi diranno che siamo contro le infrastrutture. Che siamo quelli del NO, che vogliamo bloccare i lavori. La narrazione sarà questa ma sono tutte balle. Ci ha provato già Renzi a lanciare questo messaggio e l’abbiamo spedito nel sarcofago.

E chiedo a tutti gli attivisti, fondamentali sempre ma oggi come mai, di smontare questa balla con i dati e con la verità. Noi diciamo sì alle infrastrutture. Senza infrastrutture un paese non riparte!

Noi diciamo:
SÌ all’alta velocità Roma-Pescara,
SÌ all’alta velocità Roma-Matera,
SÌ all’alta velocità Palermo-Catania,
Sì ad una ferrovia Roma-Viterbo decente,
Sì ad investire nei porti di Genova e Trieste,
Sì all’Asti-Cuneo,
Sì ad una linea di metropolitana in più a Torino.

Poi diciamo NO ad un buco inutile per portare merci a Lione quando una linea da rinforzare già esiste. Questo perché abbiamo a cuore i cittadini, i pendolari, i soldi degli italiani, gli imprenditori. Questa è la linea. »

Adesso non rimane che vedere chi sarà il vincitore.