In un’intervista per “Strumenti Politici”, il generale di Corpo d’armata Marco Bertolini, parlando della situazione sul campo in Ucraina e spiegando il ruolo della NATO (e dell’Italia nella NATO) fa affermazioni illuminanti e di un certo peso.

Il conflitto attuale è di tipo classico, simmetrico, con due eserciti dalle caratteristiche simili pur essendo uno più forte dell’altro, ma al tempo stesso è assolutamente nuovo perché nessuno dei generali NATO hanno potuto sperimentare concretamente una guerra simile durante la loro carriera, ma la hanno solo studiata sui libri dell’accademia. I russi la stanno vincendo e dovrebbero riuscire a portare a termine con successo la loro operazione, salvo cambiamenti imprevedibili.

Il problema per loro è che servirà concludere un accordo politico per ottenere effettivamente i vantaggi della vittoria. Né in Occidente né in Ucraina, però, sembrano disposti a riconoscere le conquiste dei russi sedendosi a un tavolo con loro.

L’esito di un rifiuto a negoziare per terminare le ostilità sarebbe solo la continuazione della guerra e quindi delle sofferenze di tutte le parti in causa. Si avrebbe così un “Afghanistan europeo” con prospettive a lungo termine.

E la NATO, che negli affari esteri ha preso il posto dell’Unione Europea, trae linfa dal conflitto perché esso ne giustifica l’esistenza, messa in dubbio negli anni dalle circostanze e da alcuni leader.

Ma la NATO è composta da membri molto rilevanti che però non sono parte della UE, e i cui interessi anzi spesso contraddicono quelli continentali.