Giovedì, nuova giornata di protesta in Israele contro la riforma della giustizia del governo Netanyahu, con decine di migliaia di persone che hanno cercato di bloccare le attività nelle principali città del Paese. Dura la reazione della polizia che ha effettuato anche alcuni arresti.

I primi effetti della futura riforma già si vedono con un disegno di legge presentato alla Knesset che consentirà al leader di Shas, Aryeh Deri, di tornare ai suoi incarichi ministeriali, nonostante poche settimane fa la Corte Suprema avesse sentenziato che la recente condanna di un crimine per cui era stato riconosciuto colpevole lo rendesse inadatto a rivestirli, costringendolo alle dimissioni.

Non solo. Con 61 voti a favore e 47 contrari, giovedì la Knesset ha approvato il disegno di legge in base al quale un primo ministro può essere rimosso dal proprio incarico solo se lo decide lui o i tre quarti dei suoi ministri per motivi fisici o psicologici, togliendo alla Corte Suprema ogni decisione in tal senso, che finora costituiva una spada di Damocle sulla premiership di Netanyahu, per il processo in corso in cui è imputato in tre casi di corruzione. In caso di condanna l'Alta corte ne avrebbe preteso le dimissioni.

Una legge definita vergognosa dalle opposizioni che, senza dubbio, avrà come conseguenza quella di alimentare ulteriormente le proteste di piazza e non è detto che non alimenti anche un possibile corto circuito istituzionale con la Corte Suprema che potrebbe chiederne la cancellazione.