La presidenza BRICS quest’anno tocca al Sudafrica. L’ultimo dei Paesi ammessi nel gruppo, che nel 2010 all’acronimo “BRIC” ha quindi aggiunto la “S”, organizzerà il summit del 2023 secondo le priorità e l’orientamento stabilito.

Questi ultimi riguardano proprio il continente africano, che Johannesburg vorrebbe coinvolgere maggiormente nella cooperazione dei cinque Stati alternativi all’egemonia unipolare di Washington. Il titolo del vertice che si terrà presumibilmente ad agosto sarà infatti “BRICS and Africa: Partnership for Mutually Accelerated Growth, Sustainable Development and Inclusive Multilateralism”.

L’accento verrà posto sulla possibilità di far partecipare anche l’Unione Africana al dialogo e agli schemi dell’organizzazione, anche se non è ancora chiaro con quale modalità. La UA già oggi dialoga con il G20, ma il Sudafrica ritiene che maggiori opportunità di ascolto e di aiuto effettivo si possano avere invece dal BRICS. Un motivo in più è stato di recente dato dalle critiche ricevute per non aver rinunciato alle esercitazioni congiunte con Russia e Cina.

Il Sudafrica aveva in programma da almeno due anni le manovre navali “Mosi II” con le Marine di Mosca e di Pechino e non intendeva in nessun modo cancellarle, nemmeno se la data di svolgimento è venuta a coincidere con l’anniversario della cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina. Il Sudafrica ha rispedito al mittente le accuse e il biasimo dell’ambasciata americana e di quella ucraina e ha comunque svolto le manovre.

La volontà che ha espresso è quella di intrattenere relazioni e cooperazione con i Paesi che preferisce e nelle modalità che preferisce in quanto Stato sovrano, senza dover prima ricevere l’approvazione degli USA o delle ex potenze coloniali europee.