Intervista di “Strumenti Politici” al prof. Ciro Isidoro, professore ordinario di Patologia Generale e Patologia Clinica all’Università del Piemonte Orientale e ordinario di Medicina all’Università Bourgogne-France-Comté in Francia, nonché alla Siriraj Hospital-Faculty of Medicine di Bangkok.
Nell’intervista racconta le motivazioni dei medici che recentemente hanno protestato contro il loro stesso Ordine professionale. Lo scorso 11 aprile a Torino il fronte dei medici contrari ha fatto bocciare il bilancio annuale. Tuttavia il Ministero non ha commissariato l’Ordine, come da procedura prevista, ma ha lasciato che il Consiglio organizzasse una nuova assemblea il 14 giugno per riprovare a far passare il rendiconto consuntivo dell’esercizio finanziario 2021 e il bilancio di previsione.
Questa manovra è stata ritenuta illegittima da più di duecento medici, che in segno di protesta hanno abbandonato l’aula prima del voto. Questi medici avevano le deleghe di altri colleghi, quindi hanno protestato ufficialmente a nome di 600 professionisti, senza contare i moltissimi che non si sono espressi apertamente per paura di ritorsioni sul luogo di lavoro.
I dottori rifiuano l’etichetta di “no vax” appiccicatagli addosso, perché la loro lotta è per la difesa dell’indipendenza della loro categoria rispetto alla politica, la quale interferisce nell’esercizio della professione. Secondo il giuramento di Ippocrate, i dottori sono vincolati alla responsabilità di esercitare la medicina in scienza e coscienza e per il bene del paziente: dunque non di applicare terapie e protocolli che vengono di volta in volta decisi da un politico o un burocrate sulla base dei costi o di altri parametri.
I medici che stanno manifestando la loro contrarietà alle condizioni in cui versa la categoria, difendono il diritto di scelta e mostrano solidarietà ai colleghi che hanno subito la vessazione costituisca dalla perdita del lavoro e dello stipendio, avendo avuto la colpa di non essersi piegati a scelte che non sono strettamente scientifiche, ma politiche.