La fine dei lavori della COP 25 era stata rimandata per cercare di ottenere un documento che si potesse definire "ambizioso" in relazione al problema del cambiamento climatico.

Così non è stato. Alla chiusura dei lavori di questa domenica,  i rappresentanti dei vari Paesi possono solo dire di aver trovato un compromesso sulla questione chiave, cioè quella all'uso dei combustibili fossili: aumentare il loro impegno nel dare una risposta globale al contenimento del carbonio .

Tutti e 196 i Paesi partecipanti dovranno indicare (non è un'opzione, ma un obbligo) come e quanto taglieranno le emissioni inquinanti con impegni precisi e vincolanti che saranno presentati alla COP 26 del prossimo anno che si svolgerà a Glasgow.

Il piano della riduzione delle emissioni inquinanti, presentato da Unione Europea e piccoli Stati (soprattutto quelli insulari che rischiano di scomparire per l'innalzamento del livello delle acque), è stato avversato dai grandi Paesi "inquinatori" come Brasile, India, Cina, Australia...

L'esito della COP 25 è stato definito deludente anche dallo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha dichiarato: "La comunità internazionale ha perso un'importante opportunità per mostrare una maggiore ambizione in termini di mitigazione, adattamento e finanziamento per affrontare la crisi climatica".

Anche se il compromesso faticosamente raggiunto può essere visto, dal punto di vista politico, come un passo in avanti comunque non disprezzabile, diventa invece poco incoraggiante dal punto di vista scientifico, con i climatologi che ricordano l'urgenza di prendere provvedimenti contro il surriscaldamento del globo come una cosa seria e non rinviabile, auspicando che l'ulteriore ritardo accumulato sia mitigato da impegni più stringenti che verranno presentati nel 2020.

Secondo l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) (in inglese World Meteorological Organization, WMO) il clima sulla Terra è aumentato di 1 grado Celsius rispetto a prima dell'industrializzazione globale e i 20 anni (in media) più caldi di sempre sono stati registrati negli ultimi 22 anni.

Quali sono gli impatti del surriscaldamento? Una diminuzione della disponibilità di acqua dolce, più difficoltà nella produzione di cibo, un aumento del numero di morti dovuti a disastri naturali quali alluvioni, tempeste, ondate di calore e siccità.

Infine, non bisogna dimenticare che anche dopo aver iniziato ad intraprendere politiche virtuose, ci vorranno poi decenni perché queste possano cominciare a dare i loro frutti.