I pazienti fragili e in particolare gli anziani in genere, da alcune ricerche effettuate, risultano "terrorizzati dal Covid". Molti di loro hanno interrotto la loro vita di relazione e sociale, vivono con serie paure e ritmi completamente stravolti.

Non solo hanno la non trascurabile paura di essere ricoverati in ospedale, e quindi di morire o di soffrire ed essere intubati senza poter vedere i propri cari, ma temono di poter infettare i propri cari.

Molti di loro, però, grazie alla necessità di restare a casa, hanno preso confidenza con i sistemi informatici  e con i social. Molti di loro usano Facebook e  WhatsApp e riescono a relazionarsi con i familiari e con il proprio medico, riescono a fare videochiamate e tanto altro. Ovvio che hanno avuto e continuano ad avere problemi per quanto riguarda le visite specialistiche, i controlli di routine e specialmente i follow up oncologici. 

La Senior Italia Federanziani ha condotto un interessante sondaggio su un campione ampio di 645 anziani over 65 anni per rilevare quale fossero le difficoltà e le paure comuni e la fiducia nelle varie decisioni da prendere.

Il 65,3% degli intervistati ha dichiarato di essere affetto da patologie croniche. Tra queste le più diffuse le patologie cardiovascolari (per il 43,7% del campione), seguite da quelle reumatologiche (19%), dalle patologie metaboliche (18,8%), dell’apparato respiratorio (15,7%) e urologiche (15,4%). A seguire le patologie oculistiche (che interessano il 15,1% del campione), quelle oncologiche (9,2%), quelle neurologiche (7%).

Il risultato è che , anche probabilmente per il continuo bombardamento mediatico giornaliero al quale l’anziano a casa è più soggetto, l’80% è terrorizzato dal virus, oltre il 20% ha paura di morire a causa di questo.

Quasi il 40% teme di infettare o essere infettato dai propri cari e di morire in ospedale intubato e senza vedere i propri cari.

Un over 65 su cinque vede il proprio futuro  incerto e abbandonato nella solitudine. La vita degli over 65 è drasticamente cambiata dall’inizio della pandemia: il 57% del campione ha finito col vivere questi mesi in un lockdown permanente, vedendo ridotta o addirittura completamente azzerata la propria vita sociale nella quotidianità, per il 47,4% una delle più pesanti limitazioni è rappresentata dal non poter più viaggiare, per il 36,3% ha pesato soprattutto la difficoltà a contattare i medici e specialisti. Il 28,4% lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari, il 19,7% ha sofferto per la mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro anziani, il 19,4% avuto difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici, mentre solo il 12,9% ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella propria vita quotidiana. Il 28,4% lamenta la difficoltà a incontrare i propri cari, il 19,7% ha sofferto per la mancanza di attività fisica, incluso il ballo all’interno del proprio centro anziani, il 19,4% avuto difficoltà a comunicare con gli uffici pubblici.

Solo il 12,9% ha dichiarato di non aver riscontrato grandi cambiamenti nella propria vita quotidiana.

Le difficoltà maggiori incontrate dagli over 65 sono comunque legate come detto sopra alla gestione della propria salute, problemi per comprare i farmaci e effettuare visite e controlli specialistici.

Sono tutti stati aiutati dal contatto con il proprio medico di base  attraverso il cellulare e con l’uso di WhatsApp e delle email. Solo il 19,5% del campione è riuscito ad effettuare le visite specialistiche e gli esami diagnostici che aveva programmato da quando è iniziata la pandemia, mentre il 35,2% è riuscito a effettuare le visite ma con difficoltà e gravi ritardi. Molti degli over 65 faranno la vaccinazione antinfluenzale e anche antipneumococcica in quanto sono perfettamente consapevoli della sua importanza durante questa epidemia.

Gli anziani over 65 sembrano essere ben informati, ascoltano le informazioni televisive, anche se spesso allarmanti ed eccessive. Tutto questo ha contribuito certamente ad aumentare le problematiche collegate all’ansia e alla paura, accentuando i comportamenti depressivi, l’insonnia e quindi aumentando l’uso di alcuni farmaci.

Il 43% ritiene che sarebbe utile poter parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta e un intervistato su quattro accoglierebbe con favore l’istituzione di un numero verde dedicato al supporto psicologico.

Sarebbe auspicabile un vero supporto a tutti i pazienti fragili e specialmente over 65 in genere, potenziare i servizi di assistenza domiciliare e di supporto domiciliare spesso davvero molto carenti di personale, di risorse e anche di organizzazione.