Esteri

La crisi tra Hezbollah e Israele si intreccia con la crisi politica in Libano mentre il presidente Berri dichiara che la risposta allo Stato ebraico sia inevitabile

Il quotidiano libanese Al Joumhouria ha intervistato il presidente del parlamento libanese Nabih Berri in relazione alla possibile escalation del conflitto in atto tra Hezbollah e Israele.

Berri ha descritto i possibili scenari che prenderanno forma nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore.

Commentando il massacro commesso da Israele contro gli sfollati nella scuola al-Tabin a Gaza City, il presidente della Camera dei Rappresentanti ha detto che "il primo ministro del nemico, Benjamin Netanyahu, ha prima ucciso la sua famiglia e poi ha ucciso il negoziatore [Ismail Haniyeh, ndr]. È questo il comportamento di qualcuno che vuole raggiungere un cessate il fuoco? Di quali negoziati stanno parlando in mezzo al sangue che scorre nella Striscia di Gaza? Sembra che questo orribile massacro sia la risposta di Netanyahu alla dichiarazione americano-qatariota-egiziana, che dimostra ancora una volta che egli rifiuti di rispondere a tutti gli sforzi compiuti per porre fine all'aggressione".

Berri sottolinea che la possibilità di scivolare verso una guerra su vasta scala rimane concreta con la presenza di Netanyahu, che vuole una guerra del genere e cerca di spingervi dentro tutti, "mentre sul versante opposto, quello dell'asse della resistenza, si continua a gestire la battaglia in modo ponderato e saggio",rimarcando che Hezbollah sta limitando i suoi attacchi agli obiettivi militari israeliani fino a quando... il numero dei morti non inizierà a salire tra le fila dei civili. Berri ritiene che"la risposta che Israele attende da giorni con i nervi tesi è inevitabile", ma sottolinea che "la risposta o la vendetta sono un piatto da mangiare freddo".

Sebbene l'escalation militare sul fronte del Sud e di Gaza sia in questa fase in cima a qualsiasi priorità, Berri conferma che sta separando la questione delle elezioni presidenziali dalla guerra, esprimendo la sua piena disponibilità a chiedere immediatamente il dialogo e la consultazione in preparazione all'elezione del Presidente della Repubblica, se gli interessati sono pronti a rispondere all'appello.

Berri sottolinea che la guerra sullo sfondo causata dalla crescente aggressione israeliana non dovrebbe mettere in secondo piano il dossier presidenziale: "Si tratta piuttosto di un ulteriore incentivo per noi ad accelerare lo svolgimento del dialogo e della consultazione per eleggere il presidente, perché il dialogo e l'elezione contribuiscono a fortificare il nostro fronte interno e rafforzare l'integrità nazionale di fronte alle sfide. Sulla base di questo approccio, non collego le elezioni presidenziali alla guerra. Piuttosto, quello che temo è che ci sia chi nutre tale legame e si rifiuti di rispondere alla mia iniziativa, in attesa di vedere come finirà la guerra, e se ciò possa portare a un indebolimento dell'altra parte politica. Alcuni prendono tempo, e quel che è peggio, sprecano opportunità per il Paese, se contano sulla battaglia in corso per indebolire Hezbollah e Amal [partito sciita di cui Berri è il leader, ndr] in modo che possano aggiustare gli equilibri di potere interni e ottenere vantaggi politici".

Fonte: Al Joumhouria

Autore Ugo Longhi
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