Il Regno Unito è uno dei sostenitori più generosi e più convinti della resistenza ucraina contro Mosca.
Si sono impegnati sia finanziariamente che militarmente tutti e tre i primi ministri che si sono succeduti a Londra nel corso dell’ultimo anno e mezzo. Senza considerare il brevissimo interregno di Liz Truss, prima di lei Boris Johnson si era impegnato anche con un linguaggio aggressivo che aveva alzato i toni di sfida alla Russia (non si dimentica il suo “Slava Ukraini” gridato insieme ai soldati di Kiev addestrati su territorio inglese).
L’attuale premier Rishi Sunak aveva promesso aiuti e sforzi nella convinzione che sarebbero state ottenute presto vittorie importanti, persino decisive. E invece in queste settimane i giornali britannici hanno dovuto dedicarsi al penoso esercizio di rimangiarsi le frasi a effetto e le facili previsioni di trionfo che avevano sparso con tremenda superficialità nei mesi precedenti. E lo fanno perché è lo stesso capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny a parlare di stallo e di carenza di uomini, nel corso della sua intervista all’Economist.
Il Guardian a sua volta deve descrivere come “wishful thinking” il pensiero di chi crede che si possano ancora mandare al trionfo altri 300 o 500mila uomini e che l’Occidente mandi subito la quantità necessaria di carri armati e di aerei per ribaltare la situazione.
Il Telegraph si spinge a chiedere che tali aiuti vengano effettivamente mandati, perché nonostante la sostanziale sconfitta bisogna insistere e alzare addirittura il livello dello scontro con la Russia.