La "battaglia" innescata dal PD e da Renzi sulla nomina del governatore della Banca d'Italia in relazione alla riconferma dell'incarico per Ignazio Visco, vede ormai due fronti schierati in campo con il Partito Democratico da una parte contro il resto del mondo, che comprende anche le opposizioni opportunamente defilatesi sull'argomento... anche quelle che di Visco non vorrebbero più sentir parlare.

Ma a mettere in questa situazione il PD è stato lo stesso PD, o più semplicemente Matteo Renzi che ne dirige la strategia e ne governa le mosse, anche le più insignificanti. Pertanto come non credere che non ci sia lui dietro la decisione di votare, seppur in maniera velata, la sfiducia a Visco?

Il motivo è chiaro a tutti. Per togliere all'opposizione la crisi delle banche come uno degli argomenti principali per attaccare il PD e la sua politica durante la prossima campagna elettorale, Renzi ha bisogno di un capro espiatorio. L'occasione di far fuori il governatore di Bankitalia non rinnovandogli l'incarico è così stata colta al volo. Visco, per il PD, deve essere l'unico responsabile dei fallimenti di fatto delle banche venete, del Monte dei Paschi e dei fallimenti reali di 4 banche locali... per non parlare di Carige.

Ma, rispetto al solito, una semplice mozione parlamentare stavolta ha fatto rumore ed è deflagrata come una bomba. Così, da persona neppure informata del fatto, Renzi è diventato il principale mandante dell'esecuzione di Visco, coinvolgendo nel "complotto" pure il Governo che, sempre secondo Renzi, sarebbe stato reso partecipe del "piano".

Naturalmente le truppe renziane sono accorse tutte a supporto del capo e delle sue scelte, a dispetto dei danni di immagine al livello internazionale che queste potrebbero causare in campo economico al nostro Paese. Stavolta la responsabilità è andata a farsi benedire. E con la responsabilità ecco che Renzi, dopo anni di silenzio, si accorge pure "ad esempio di una banca comprata a 6 miliardi e venduta a 9 miliardi", come se il suo partito non ne sapesse nulla o l'ooperazione fosse stata fatta a sua insaputa.

Ma la strategia di Renzi stavolta cozza anche con l'establishment che Renzi pretende di rappresentare.

Stamani 46 economisti hanno firmato un appello su Il Sole, il giornale di Confindustria, in cui chiedono al Presidente della Repubblica e al Presidente del consiglio dei ministri di non assecondare l’irrituale mozione di alcuni gruppi parlamentari che aprirebbe "una nuova fase" in Banca d’Italia che si realizzerebbe negando la conferma del Governatore Visco". I 46 economisti "ritengono che siffatte irrituali richieste siano lesive dei poteri di proposta e di nomina che la legge riserva all’autonomia del Presidente Consiglio e del Presidente della Repubblica", aggiungendo che "valutano pericoloso il tentativo di politicizzare le nomine ai vertici di una istituzione la cui indipendenza tecnica e operativa, garantita anche dall’appartenenza al sistema delle banche centrali europee, è indispensabile all’esercizio della vigilanza sul sistema bancario italiano e alla partecipazione della Banca d’Italia alle decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea."

Non solo. Secondo la loro opinione "la mozione approvata dalla Camera" può produrre "un pericoloso, ingiustificato e inutile danno alla reputazione internazionale della Banca d’Italia e dell’intero paese" e "reputano quantomeno infondata, sul piano fattuale e di teoria economica, l’opinione di chi cerca di attribuire ogni responsabilità alla Banca d’Italia per la mala gestione e il fallimento di alcuni istituti di credito".

Per gli economisti che hanno firmato l'appello la mozione del Pd è un "pericoloso, ingiustificato e inutile danno alla reputazione internazionale della Banca d’Italia e dell’intero Paese".