Salvini spera, ma Di Maio lo gela: niente accordi se di mezzo c'è Berlusconi
Giovedì, secondo giro di incontri a Palazzo Giustiniani per la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, per dar seguito al mandato esplorativo conferitole dal Capo dello Stato. Il calendario odierno prevedeva alle 14.30 l'incontro con la coalizione di centrodestra, mentre alle 17.30 quello con il Movimento 5 Stelle.
A differenza di quanto avvenuto ieri, il centrodestra si è presentato all'incontro con un'unica delegazione, guidata da Matteo Salvini, con Meloni e Berlusconi nel ruolo di comprimari. Stavolta, il presidente di Forza Italia non ha ripetuto lo show fatto al Quirinale... con la Meloni che, durante il resoconto di Salvini, girava spesso lo sguardo alla sua sinistra per vedere come Berlusconi si stesse comportando.
#Salvini: via i veti, e si parte! È questa la frase che la comunicazione leghista ha riportato per riassumere l'incontro tra centrodestra e Casellati. Quasi un appello affinché i 5 Stelle possano turarsi il naso e chiudersi gli occhi per accettare di governare insieme al "caimano", allo "psiconano", al "male assoluto"... Silvio Berlusconi.
Altri, invece, hanno interpretato le parole di Salvini, che ha parlato di segnali di novità da parte dei 5 Stelle confidando in quello che Di Maio avrebbe detto, come il prologo che anticipava una vera e propria svolta rispetto a quanto finora i pentastellati avevano dichiarato.
Un'ipotesi supportata anche dalle dichiarazioni di alcuni esponenti del centrodestra che parlavano di novità, spiragli e possibile svolta.
Le porte della sala della Costituzione al secondo piano di Palazzo Giustiniani, da cui le delegazioni escono per riferire del colloquio avuto con la presidente del Senato, si sono spalancate intorno alle 19.15, dopo un'ora e mezzo dall'inizio dell'incontro, iniziato con circa un quarto d'ora di ritardo.
Di Maio, accompagnato da Toninelli e Grillo, non ha detto niente di nuovo rispetto a quanto già aveva dichiarato finora. Con la Lega possiamo governare, ma non insieme a Berlusconi. Salvini ci deve far sapere se vuole o meno fare un governo con noi, oppure inizieremo a parlare solo con il Partito Democratico.
Il periodo prolungato dell'incontro aveva fatto ritenere che potesse esserci una qualche svolta... ma così non è stato.
Che cosa sia accaduto, lo ha raccontato lo stesso Di Maio ai giornalisi presenti, una volta uscito. Le sue parole possono essere riassunete in questi termini.
Con Salvini abbiamo condiviso alcune scelte per rendere operative le Camere, far partire le commissioni speciali... c'è sintonia su temi comuni e disponibilità a discutere di programmi. Anche stamattina i leader dei due partiti si sono sentiti per trovare un accordo, ma l'accordo non si è trovato.
Per i 5 Stelle, il massimo della disponibilità consiste nel trattare un contratto di governo - sul modello tedesco - con la Lega e, una volta firmato, iniziare a governare. Se poi anche Forza Italia e Fratelli d'Italia lo vorranno appoggiare... nessuno glielo vieterebbe. In pratica, una beffa.
Anche se Di Maio non ha specificato fino a quando, l'invito a Salvini - solo a Salvini - a firmare un contratto alla tedesca rimane aperto... "nulla per me è perduto - ha detto il capo politico pentastellato - ma non possiamo andare oltre determinati limiti, negarli sarebbe tradire il mandato.
Quindi, nessun colpo di scena come qualcuno - anche dal centrodestra - aveva fatto trapelare. E, d'altra parte, sarebbe stato impensabile, considerando le dichiarazioni su facebook del redivivo Dio Battista, che in questi giorni ha ripreso a girare per le piazze per supportare il candidato grillino alla presidenza della regione Molise.
Questo è quanto ha scritto: «Come può un uomo come Berlusconi dettare ancora legge? Che armi ha in mano per far tutto ciò oltre alle televisioni? Come può Salvini parlare di legalità e andare a braccetto con un uomo dalla “naturale capacità a delinquere” (parole del Tribunale di Milano) come Berlusconi? Di cosa hanno paura certi leghisti? Di qualche dossier in mano al “Tinto bass” di Arcore o della fine di qualche possibile finanziamento?
La situazione è complessa, sapevamo che questa legge elettorale era pessima, organizzammo manifestazioni di piazza contro l'ennesima legge elettorale scritta per nominare i parlamentari (e non per farli eleggere) per poi controllarli e quindi ricattarli politicamente.
Io considero da 25 anni Berlusconi e ancor di più il “berlusconismo” con tutte le sue manifestazioni successive (il renzismo ne è una delle tante) il male assoluto del nostro Paese. Perché fino a che lui, da una villa in Sardegna o da un palazzo romano, potrà porre veti o ricattare altre forza politiche quelle leggi che creerebbero giustizia sociale, lavoro e legalità non vedranno mai luce.
Io non tollero tutto questo e credo che oggi la condizione necessaria per tirare su il nostro Paese sia far fuori, definitivamente, il berlusconismo. Lo deve far fuori la Lega che ancora ne è permeata, lo deve far fuori il PD che si è lasciato contaminare irresponsabilmente. Lo dobbiamo far fuori un po' tutti noi quando pensiamo che esser furbi sia meglio che esser bravi.»
La Casellati domani andrà da Mattarella a riferirgli quello che il presidente della Repubblica già sa. A questo punto Mattarella dovrà decidere cosa fare: se dare un nuovo mandato esplorativo, stavolta al presidente della Camera Fico, perché valuti la possibilità di un accordo tra 5 Stelle e Pd - con qualche segnale già lanciato da Martina e non solo da lui in tale direzione - oppure un incarico "al buio", tirando a sorte tra Salvini e Di Maio, lasciando ad uno dei due la possibilità di far partire, in un modo o nell'altro, questa legislatura... anche con un governo di minoranza.