Nel Consiglio dei Ministri n. 15 che si è riunito martedì 10 gennaio, si è discusso di un tema che non era all'ordine del giorno: il prezzo dei carburanti.
Com'è noto ormai a tutti, eccetto ad alcuni organi di informazione che supportano l'attuale maggioranza, il governo Meloni ha "raschiato il barile" e ha indirizzato quasi tutte le risorse della manovra finanziaria per calmierare i costi delle bollette di gas e luce.
A fare le spese di tale scelta, tra gli altri, anche il provvedimento accise sui carburanti che il governo Draghi aveva in parte eliminato per contenere i prezzi di benzina e gasolio. Il provvedimento non è stato rinnovato e, di conseguenza, il prezzo dei carburanti è aumentato. Non poteva essere altrimenti.
Per evitare che l'opinione pubblica criticasse la scelta, Meloni e i suoi ministri si sono inventati che l'aumento dei prezzi alla pompa sia dovuto ad una non meglio precisata speculazione!
E, senza vergogna, al primo CdM disponibile hanno licenziato un decreto ad hoc, riassunto così:
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni, del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti e del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del Garante prezzi.In particolare:nel periodo gennaio-marzo 2023, il valore dei buoni benzina ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, nel limite di euro 200 per lavoratore, non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente;si rende giornaliero l’obbligo per gli esercenti l’attività di vendita al pubblico di carburante per autotrazione per uso civile di comunicare il prezzo di vendita praticato. Il Ministero delle imprese calcola e pubblica il prezzo medio giornaliero nazionale. Tale prezzo deve essere esposto, con specifica evidenza, da parte degli esercenti insieme al prezzo da essi praticato;si rafforzano le sanzioni amministrative in caso di violazione, da parte degli esercenti, degli obblighi di comunicazione e pubblicità dei prezzi. In caso di recidiva, la sanzione può giungere alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta giorni;si rafforzano i collegamenti tra il Garante prezzi e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative. Allo stesso fine, si irrobustisce la collaborazione tra Garante e Guardia di Finanza;viene istituita una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi finalizzata ad analizzare – nel confronto con le parti – le ragioni dei turbamenti e definire le iniziative di intervento urgenti.
Questo provvedimento potrà calmierare i prezzi dei carburanti? Ovviamente no. Se il costo del barile continuerà ad oscillare come adesso sugli 80 dollari, i prezzi attuali rimarranno inalterati.
Inoltre, la scelta di far mostrare il prezzo medio giornaliero, oltre che ridicola, tra pochi giorni avrà come risultato quello di favorire la creazione di cartelli, a discapito della concorrenza... e dei prezzi.
Morale. L'aumento dei prezzi di benzina e gasolio non solo si mangerà i pochi euro in più nelle buste paga dell'altretttanto ridicolo intervento sul cuneo fiscale, ma aumenterà anche i costi di trasporto per le merci, con un conseguente riflesso, ovviamente negativo, sull'inflazione.
Crediti immagine: account social di Palazzo Chigi