Anche gli ultimi capitani coraggiosi guidati da Ferrovie hanno alzato bandiera bianca. Così, la cordata per l'acquisto di Alitalia non c'è più.

A dire il vero, non che sia una grande perdita dato che la sua composizione non faceva prevedere un grande futuro, visto che Ferrovie è il principale concorrente di Alitalia sulla tratta Roma-Milano, mentre Delta e Lufthansa erano interessate più alle tratte che all'azienda in sé e Atlantia vedeva il suo coinvolgimento come leva da far valere in relazione al ritiro delle concessioni autostradali.

Il nodo Alitalia, che si trascina da anni, è figlio di uno dei tanti problemi infrastrutturali che affliggono il nostro Paese. In questo caso quello dei trasporti e, in particolare, quello legato al settore aereo che risente della scarsa competitività e inefficienza degli scali italiani.

Il motivo? Le tante diatribe locali a livello regionale e provinciale che hanno fatto sì che in Italia ci sia un numero di scali abnorme rispetto agli altri Paesi europei. Diluire su più scali il numero di passeggeri che arrivano nel nostro Paese ha fatto aumentare i costi di gestione degli aeroporti e, di conseguenza, anche gli oneri di chi ne fa uso. Quindi, le compagnie che hanno come base l'Italia sono le prime ad essere danneggiate.

Lo dicono i numeri: in Italia ci sono 34 scali, in Francia e Spagna 25, 18 in Germania e 20 in Gran Bretagna. La produttività media degli scali calcolata in rapporto al numero di passeggeri per anno in Italia è di 4,4 milioni, in Francia di 5,6 milioni, in Spagna di 7, in Germania di 10,8 e nel Regno Unito di 11,6.

E adesso, che cosa accadrà?

Al momento il Governo non è in grado di dare risposte al riguardo. Lo ha detto chiaramente il premier Conte e lo ha ribadito il ministro dello Sviluppo Patuanelli: «Al momento una soluzione di mercato non c'è... stiamo valutando diverse opzioni con attenzione. Quella che si è venuta a creare non è una proroga al consorzio che si stava costituendo, perché quella strada lì non c'è più!».

Patuanelli ha comunque aggiunto che si stanno valutando altre opzioni per risolvere la situazione, determinata, a suo dire, dal fatto che Alitalia è una compagnia troppo grande per essere piccola e troppo piccola per essere grande, ed ha pertanto una dimensione che in questo momento il mercato fa fatica ad accettare.

Tra le l'ipotesi concrete che il Governo potrebbe prendere in considerazione, secondo anticipazioni di stampa, è quella di dividere la compagnia tra servizi di terra e di volo, occuparsi del nodo esuberi e quindi procedere alla vendita.