Da alcuni giorni si racconta che sotto il governo Meloni sarebbe aumentata la povertà nel nostro paese. I dati dell'Istat avrebbero denotato un aumento della povertà anche tra chi lavora. Ma guardando bene i risultati senza fermarsi alle nude cifre e analizzando la questione in maniera diciamo più scientifica, si scopre che forse la situazione reale non sembrerebbe così negativa come appare.
Malgrado quello che si legge su molti giornali, in merito ad un aumento di poveri in Italia, in realtà forse addirittura potrebbe essere vero l’opposto: è cioè che proprio grazie al lavoro e alle politiche del Governo Meloni, in Italia si stia assistendo ad una diminuzione della povertà. E a certificarlo sono i dati Eurostat che riguardano tutto il continente e che stabiliscono come per quanto riguarda i giovani, Secondo i dati Eurostat, tra i 15 e i 29 anni, l'Italia dà più opportunità della media Ue. Meglio di Francia, Germania e Spagna. L'Unione Europea calcola il tasso di deprivazione materiale e sociale sulla base di tredici parametri, tra cui: la possibilità di consumare pasti sostanziosi almeno tre volte a settimana, avere accesso a una connessione internet o essere nelle condizioni materiali per concedersi del tempo libero. E a fine febbraio gli ultimi dati sono certamente confortanti per il nostro paese. Nel 2023 un totale di 17.4 milioni di giovani europei versava in condizioni di reddito e di vita considerate rischiose. Gli analisti attribuiscono le particolari difficoltà della Romania ai salari bassi e alle scarse politiche sociali del governo di Bucarest.
Sul podio dei peggiori, tra i 27 dell'Unione Europea più Norvegia e Svizzera, figurano la Bulgaria con il 18,6 per cento e la Grecia al 14,9 per cento. L'Italia con un tasso del 3,7 per cento si piazza al 17esimo posto ma davanti a Spagna (6,2), Francia (6,3) e Germania (6,5). Dodici nazioni virtuose vantano un tasso sotto il 3 per cento tra cui: Austria, Croazia, Lussemburgo e Polonia. Ma anche lo stesso istat quindici giorni in un suo report aveva mostrato come Nel complesso, le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso del 2023 aumentano in lieve misura l'equità della distribuzione dei redditi disponibili. "La diseguaglianza, valutata attraverso l'indice di Gini, scrive l'Istituto, passa dal 31,9% al 31,7%. Più marcato è l'effetto sul rischio di povertà che diminuisce di oltre un punto percentuale, dal 20% al 18,8%.
Ma non tutto chiaramente è oro quel che luccica. È chiaro che le difficoltà economiche stanno mettendo in difficoltà milioni di famiglie, non solo in Italia ( 95 milioni in tutta Europa). È evidente come causa dell’inflazione diminuisca il potere d’acquisto delle famiglie e questo colpisca prevalentemente i meno abbienti. È un fenomeno che colpisce l’Europa da diversi anni. Fenomeno che, nel biennio 2021-2022, con il precedente Governo, ha comportato un aumento della percentuale di famiglie in povertà assoluta dello 0,6%, passate dal 7,7% del totale delle famiglie residenti del 2021 all’8,3% del 2022. Tra il 2022 e il 2023, invece, grazie alle misure messe in campo dal governo Meloni, gli effetti dell’inflazione sono stati fortemente mitigati ed hanno colpito un numero di famiglie notevolmente inferiore. Si è passati, infatti, dal citato +0,6% di aumento dell’incidenza della povertà del biennio 2021/2022 al +0,2% registrato nel 2023 rispetto al 2022, ovvero un terzo del dato precedente. In altre parole, sempre in presenza di una vivace dinamica inflazionistica, la variazione 2023 è stata del 67% inferiore rispetto a quella registrata nel 2022.
Anche dal punto di vista del totale dei soggetti che risultano in situazione di povertà assoluta (corrispondenti al numero complessivo dei soggetti che compongono le famiglie che versano in tale condizione), c’è da evidenziare come, tra il 2021 e il 2022, siano aumentati di 357 mila unità (+0,7% sul 2021) rispetto al +78mila registrato nel 2023 sul 2022 (+0,1% sul 2022). La sostanziale stabilità, appunto, di cui parla l’Istat.