L'immagine in alto, pubblicata dall'agenzia di stampa Ma'an, mostra il corpo di un bambino vittima del bombardamento odierno (uno dei tanti) con il quale Israele, nel pomeriggio, ha preso di mira una piazza nella città di Gaza in cui sono rimaste uccise 33 persone, mentre sarebbero un centinaio i feriti.

L'ultimo bilancio ufficiale del genocidio in corso, con quasi la metà degli edifici di Gaza andato distrutto, indica in 6.546 il numero dei morti causati dai raid dello Stato ebraico. Di questi, 2.704 erano minorenni, 1.584 donne. Il numero dei feriti, che con gli ospedali ormai privi di energia - insieme ai malati - non potranno avere assistenza è di 17.439, di cui 2.000 minori e 1.400 donne. Non bisogna poi dimenticare i 1.500 dispersi sotto le macerie, di cui oltre 800 sono minori.

Da ricordare anche che l'esercito israeliano, oltre che sterminare i palestinesi a Gaza, sta anche mietendo vittime e compiendo arresti indiscriminati in Cisgiordania, dove sono state uccise 103 persone, tra cui 30 minori e 1 donna, e altre 1.828 arrestate.

Nelle prigioni israeliane sono trattenuti, per lo più senza precisi motivi e senza condanna, oltre 5.200 palestinesi, di cui 4.000 sono residenti della Striscia di Gaza.

Anche una scuola delle Nazioni Unite a Rafah, che ospita 4.600 persone, ha subito gravi danni a causa di un attacco israeliano e dovrà essere sgombrata per il pericolo di cedimento strutturale. Inoltre, è salito a 38 il numero dei dipendenti dell'UNRWA uccisi nei raid israeliani.

E a proposito di Nazioni Unite, dopo che ieri Guterres ha denunciato l'apartheid messo in atto da Israele nei Territori occupati da 56 anni a questa parte, come ritorsione il  rappresentante di Israele all'Onu, Gilad Erdan, oggi ha dichiarato che il uo Paese rifiuterà i visti ai funzionari delle Nazioni Unite, ribadendo quanto sostenuto ieri dal suo ministro degli Esteri: la richiesta di dimissioni del segretario generale.

Ma Israele vede anche evaporare qualsiasi rapporto con la Turchia, non un Paese alleato, ma certo non un Paese ostile. Oggi il presidente turco Erdogan, sicuramente per lo più per ragioni legate al consenso nel proprio Paese che al supporto per la causa palestinese, ha dichiarato che Hamas non è un'organizzazione terroristica, ma un gruppo di liberazione che combatte per proteggere il territorio palestinese:

"Hamas non è un'organizzazione terroristica, è un gruppo di liberazione, 'mujaheddin', che conduce una battaglia per proteggere le sue terre e la sua gente", ha detto il presidente turco in una riunione dei parlamentari del suo partito".

Erdogan ha anche criticato le potenze occidentali per aver sostenuto il bombardamento israeliano di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato, l'ingresso senza condizioni nella Striscia degli aiuti umanitari e la collaborazione dei Paesi musulmani per fermare gli attacchi in atto.

"I responsabili del massacro e della distruzione in atto a Gaza sono anche coloro che forniscono sostegno illimitato a Israele", ha detto Erdogan. "Gli attacchi contro Gaza, da parte di Israele e da parte di coloro che sostengono lo Stato ebraico, equivalgono a omicidi".

In una dichiarazione televisiva, sempre questo mercoledì, Netanyahu ha ribadito che Israele sta preparando un'invasione di terra di Gaza, che prenderà il via in base alla decisione del gabinetto di guerra che adesso governa la nazione.

"Abbiamo già ucciso migliaia di terroristi e questo è solo l'inizio [confondendo pertanto la popolazione civile con i militanti di Hamas, ndr]", ha detto Netanyahu. "allo stesso tempo, ci stiamo preparando per un'invasione di terra. Non mi dilungherò su tempi, modi e numeri. Non mi dilungherò nemmeno sui vari calcoli che stiamo facendo, di cui la maggior parte del pubblico non è a conoscenza ed è così che deve essere".

Washington, intanto, continua a premere, tramite la mediazione del Qatar, perché prima dell'invasione sia liberato il maggior numero possibile di prigionieri in mano ad Hamas e per tale motivo Israele ha finora rimandato l'attacco via terra.

Oggi, il presidente Joe Biden è intervenuto in conferenza stampa, per dichiarare che tra israeliani e palestinesi "non si potrà tornare allo status quo com'era il 6 ottobre".

Parlando al fianco del primo ministro australiano Anthony Albanese, Biden ha affermato che Israele deve fare "tutto ciò che è in suo potere per proteggere i civili", aggiungendo di essere allarmato dalle notizie di "coloni estremisti" che attaccano i palestinesi in Cisgiordania. "Stanno attaccando i palestinesi nei luoghi in cui hanno il diritto di stare. Questa cosa deve finire".

Ha poi aggiunto che gli Stati Uniti sostengono la difesa di Israele contro Hamas e "garantiranno che Israele abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi da questi terroristi. Questo è sicuro".

Infine, Biden ha detto che Hamas non rappresenta "la stragrande maggioranza del popolo palestinese nella Striscia di Gaza o altrove".