"Oggi non su uno, ma su quasi ogni giornale c'è scritto che la Lega vuole staccare la spina al governo e ha pianificato di far saltare tutto dopo il voto. E tutto questo per cosa? Per una poltrona? Per non mollare un loro indagato per corruzione (che ha il diritto di difendersi ma lontano dall'esecutivo)? Lupi, e dico l'ex ministro Maurizio Lupi di Ncd, si dimise per molto meno...

Qui si tratta semplicemente di smettere di fare le vittime e rimettersi a lavorare. Il MoVimento 5 Stelle vuole che il governo vada avanti per altri 4 anni, rispettando i punti di un contratto che può cambiare davvero il Paese. Si chiama responsabilità. Quando ci prendiamo un impegno lo portiamo avanti. Quando diamo la parola, è quella!

Berlusconi e Renzi sono il passato! Il presente invece siamo noi e ci porterà al salario minimo garantito per ogni lavoratore e a 1 miliardo di euro alle famiglie. Due proposte chiare e concrete del MoVimento.

Preferiamo pensare a questo piuttosto che stare a parlare tutto il giorno di un indagato per corruzione e della sua poltrona. Dobbiamo aiutare le famiglie, chi ha un bambino, chi lo desidera. Le giovani coppie vanno messe in condizione di poter tornare a fare figli. Questo è prioritario per noi."

Quello sopra riportato è il "disperato" appello che questo sabato Luigi Di Maio ha lanciato alla Lega, perché dopo le europee - se non già dalla prossima settimana - non ufficializzi la crisi di Governo che, immancabilmente, condurrebbe a nuove elezioni, di cui è inutile adesso ipotizzare scenari, ma che, quasi per certo, non vedrebbero favorito il Movimento 5 Stelle.


Ieri, invece, lo stesso Di Maio intervistato da Maria Latella per Sky Tg24 aveva usato tutt'altri toni: "La questione Siri è chiusa, se non si dimette lui si andrà in Consiglio dei ministri e si voterà il decreto del presidente del Consiglio. Conti alla mano il M5s ha la maggioranza assoluta in Consiglio, però spero non si arrivi ad un voto... non credo la Lega faccia cadere il governo per un caso di corruzione, sarebbe clamoroso!

Ora mettiamoci a lavoro, il caso Siri è chiuso e abbiamo da spendere un miliardo di euro che avanza dal reddito di cittadinanza per aiutare le famiglie con figli.

La scelta fatta dal presidente del Consiglio tutela i cittadini: stiamo parlando di imprese che non hanno il santo in paradiso che vengono battute da imprese che hanno i santi in paradiso, il tutto con i soldi degli italiani.

Io sono stato eletto con il M5s per tutelare le istituzioni da casi di interessi particolari".


Sull'altro versante del cambiamento, invece... Ai cronisti che ieri avevano incalzato Salvini tra un comizio e l'altro - ormai qualunque sia il giorno, la principale attività del ministro è fare campagna elettorale - sui rapporti tra Lega e 5 Stelle, così veniva risposto: "Non ho tempo per beghe e polemiche, chiedetelo a Conte. Il premier mi sfidi sulle tasse, non sulla fantasia. Io mi occupo di tasse, sicurezza e droga".

Sfidare e fantasia, due termini che sono stati interpretati dalla stampa come espressione della poca serenità di Salvini sull'argomento Siri. Serenità offuscata anche dal fatto che Conte, secondo la Lega, starebbe oramai parteggiando sfacciatamente per i grillini e sarebbe venuto meno al ruolo di arbitro, o mediatore se si preferisce questa definizione.


E adesso che cosa accadrà in vista del prossimo Consiglio dei Ministri? A questo punto, che Siri si dimetta prima di essere stato ascoltato dai magistrati appare poco probabile. Quella che era una via di fuga escogitata dalla Lega, è stata negata da Conte e dai 5 Stelle.

I ministri leghisti non andranno al prossimo CdM? Sarebbe come formalizzare nei fatti l'inizio di una crisi di Governo, con le opposizioni che chiederebbero conto in Parlamento di quanto avvenuto.

Qualunque cosa avvenga, i leghisti cercheranno in ogni caso di fare i "piacioni" fino al voto del 26 maggio. A partire dal giorno successivo, in base ai voti ricevuti, decideranno se, come e quando staccare la spina a questo Governo, rimarcando al tempo stesso il suicidio politico del Movimento 5 Stelle e di Luigi Di Maio.